È possibile sviluppare il «programma» di scienze in modo che sia un’avventura di conoscenza, anche nelle prime classi della scuola primaria?
Si può, perché si tratta di incontrare il mondo della natura con grande rispetto e attenzione.
Occorre allora, come primo passo, guardare gli «oggetti» che ci circondano utilizzando la curiosità, la capacità di osservare, di confrontare e di classificare che permettono allo scienziato di compiere il suo lavoro.
In termini didattici: si possono costruire percorsi di apprendimento – prevalentemente osservativi all’inizio, più di riflessione alla fine di un ciclo – che, come dimostra il contributo presentato, favoriscono un approccio alla realtà nel modo con cui essa si presenta e non secondo gli schemi precostituiti, abitualmente riportati nei testi.



Ricominciando un ciclo della scuola primaria, per sviluppare nel¬la classe prima un percorso di scienze che portasse il bambino a identificare le caratteristiche degli esseri viventi che popolano il suo mondo, ho scelto di partire dai vegetali perché comprendono una grande varietà di organismi, – dalle piccolissime alghe alle pianticelle di insalata, ai grandi alberi che costeggiano i viali in molte città – che facilmente entrano a far parte dell’esperienza di contatto tra il bambino e il mondo in cui vive.
All’inizio del primo anno, in modo molto «classico» abbiamo raccolto delle foglie cadute dagli alberi in autunno e, in attesa di rispondere, negli anni successivi, alla domanda «perché le foglie cadono in autunno?», ne abbiamo osservato e identificato con cura le caratteristiche confrontando una foglia gialla, ma ancora fresca e una foglia marrone e secca.
Nel corso delle stagioni abbiamo notato diversi cambiamenti nelle piante e ne abbiamo identificato le parti fondamentali: fusto, rami, foglie, fiori, eccetera. Abbiamo capito che in natura i cambiamenti possono avvenire molto lentamente, ma anche in modo molto evidente.
Nella classe seconda abbiamo proseguito il lavoro per conoscere meglio le «piante», in particolare osservando con continuità gli alberi che ogni giorno «incontriamo», in cortile o ai lati della strada che percorriamo per recarci a mensa. Un’osservazione puntuale e scandita nel tempo si è rivelata molto utile per «vedere» particolari e cambiamenti che rischiavamo di ignorare; inoltre, ho risposto alle domande dei bambini eseguendo semplici esperimenti aprendo una finestra sullo stretto rapporto esistente tra forma e funzione.
Infine, nella classe terza, abbiamo svolto un percorso più specifico sulla funzione della foglia e dei semi, in particolare per rispondere alla domanda su come si nutrono le piante arrivando fino a parlare anche della fotosintesi.
Su questo particolare e complesso argomento le mie preoccupazioni investivano due livelli: uno riguardava il fatto che i bambini cogliessero, sia pure in termini elementari, la complessità dei fattori coinvolti nella fotosintesi, l’altro riguardava la necessità di non dar spazio alla «tendenza» dei bambini a guardare le «trasformazioni» come frutto di magia.



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Mara Durigo
(Scuola Primaria “Il pellicano”, Bologna; l’attività descritta è stata svolta nella classe terza elementare nell’anno scolastico 2006-2007; il lavoro è stato discusso al gruppo di ricerca Educare Insegnando, promosso dall’Associazione Culturale “Il rischio educativo)

© Pubblicato sul n° 32 di Emmeciquadro

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