L’insegnamento delle scienze nella Scuola Primaria è spesso lasciato all’improvvisazione episodica, fraintendendo il giusto criterio che occorre partire dalla percezione che il bambino ha dei fenomeni naturali e dalle domande che via via emergono nella vita scolastica quotidiana.
L’autore presenta un’attività relativa al fenomeno del galleggiamento, rigorosamente strutturata sul piano concettuale e metodologico. Il percorso si articola in moduli, ciascuno con un obiettivo particolare, che rappresenta una tappa intermedia di contenuto e metodo in vista della meta finale.
Un percorso guidato di scoperta per fare esperienza in modo elementare ma corretto del metodo sperimentale e del linguaggio scientifico.
Sul piano didattico fondamentale è la categoria del «raccontare»: ogni modulo è ripercorso nelle sue fasi essenziali, messe a fuoco e registrate sul quaderno dai bambini.
Ineluttabile è la funzione del maestro, coinvolto nell’enucleare gli aspetti concettuali, chiarendoli in primo luogo a sé e nel progettare e realizzare gli esperimenti per valutarne la fattibilità e la effettiva elementarità. Il contributo conserva la forma del racconto in prima persona.
Leggo con grande curiosità Il principio di Archimede, un percorso di Fisica alla scuola primaria, in Emmeciquadro n° 24 – Agosto 2005 di Paolo Di Trapani, professore di ottica quantistica, e Domenico Salerno, fisico ricercatore, entrambi presso l’Università dell’Insubria a Como, e rimango colpito da questa proposta didattica così precisa e adeguata agli alunni di una scuola primaria, che parla con un linguaggio scientificamente corretto e nel contempo capace di colpire la fantasia.
Decido di ripercorrere questa esperienza nelle due classi quarte dove insegno: all’interno del percorso vengono messi in gioco quelli che mi appaiono come punti basilari per la formazione di una conoscenza scientifica, sia metodologici che di contenuto.
Devo subito affrontare alcuni problemi: come introdurre l’argomento in modo non arbitrario? Come superare la mancanza di una cultura speci!ca in campo scientifico? Devo ripetere integralmente il percorso proposto? Di quanto tempo avrò bisogno per svolgere il lavoro?
Ritrovo la domanda da cui partire: perché i corpi galleggiano? Nella «scatola dei perché», un contenitore che raccoglie le domande scritte dagli alunni e che periodicamente rileggo con loro in classe.1
Si tratta di un buon punto di partenza, frutto della curiosità e dell’osservazione dei bambini. Mi è chiaro che dovrò riprendere in mano qualche libro e studiare con attenzione gli argomenti che affronterò, sia pure con bambini della scuola primaria; mi sarà di fondamentale aiuto la traccia descritta nell’articolo citato: usando un sentiero attrezzato mi muoverò con la necessaria sicurezza. Decido di «tagliare» una parte che mi pone problemi organizzativi dovendo lavorare con classi di 27 alunni, taglio che mi sembra non compromettere il dipanarsi logico del percorso.
Il tempo dipende dalla struttura che intendo dare al lavoro; poiché desidero porre particolare attenzione alla trascrizione scritta degli esperimenti e agli aspetti di trasversalità concettuali e di metodo presenti, voglio articolare questa esperienza in un ampio spazio temporale: sarà l’unico argomento di scienze che tratterò nel primo quadrimestre.
Questo lavoro sarà adeguato alle mie aspettative se riuscirò ad attuare un ricorso continuo e cosciente al metodo sperimentale: osservazione e domanda, esperimento, precisazione della domanda, nuovo esperimento, e nel contempo misurazioni e calcoli matematici.
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Paolo Moraschini
(Scuola primaria “Don Milani”, Cernusco sul Naviglio (MI). L’attività descritta è stata svolta in due classi quarte nell’anno scolastico 2006-2007; il lavoro è stato discusso nel gruppo di ricerca Educare Insegnando, promosso dall’Associazione Culturale “Il rischio educativo”)
Note
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Si veda P. Moraschini, Viventi e non viventi. Scienze nella classe Prima della Scuola Primaria, in Emmeciquadro n° 30 – Agosto 2007.
© Pubblicato sul n° 33 di Emmeciquadro