Decisamente controcorrente rispetto alla mentalità dominante, questo contributo analizza alcuni aspetti dell’opera più strettamente scientifica di Darwin, piuttosto che la sua teoria e le rivisitazioni che, nell’arco di due secoli, si sono sviluppate su di essa.
L’autore delinea così un personaggio che risulta più simile ad Haeckel che a Mendel o a Pasteur e che agli albori della biologia sperimentale, «caso forse unico nella storia della scienza, elaborò una teoria che incise profondamente non sulla prassi delle ricerche scientifiche, ma sul modo di interpretare i loro risultati in vista di una diversa concezione del mondo vivente».
Tuttavia, proprio questa capacità sintetica di collegare ed interpretare una molteplicità di fatti tende a spostare il focus di una ricerca analitica dall’osservazione all’interpretazione. Così anche Darwin, come hanno rilevato parecchi studiosi, suoi contemporanei e non, osservando i Cirripedi ed i Chetognati commise svariati errori che furono dimenticati a fronte delle sue teorie generali.
Negli ultimi anni si è a!ermata la consuetudine di commemorare la nascita di Charles R. Darwin (12 febbraio 1809) con il Darwin Day, ma quest’anno il programma di manifestazioni è particolarmente ricco perché si celebrano insieme il bicentenario della nascita di Darwin e i 150 anni dalla pubblicazione del suo celeberrimo libro On the Origin of Species by Means of Natural Selection (1859), dove è esposta quella che per molti è la teoria dell’evoluzione per antonomasia.
La nota comune di queste iniziative è l’esaltazione della figura di Darwin come scienziato di altissimo valore, paragonabile a Galileo e Newton per aver rivoluzionato le scienze naturali con la sua teoria che avrebbe posto le basi della biologia moderna.
Questa specie di glorificazione non rappresenta una novità, perché durante la sua vita Darwin coltivò di pari passo interessi scientifici e relazioni personali che gli procurarono il sostegno di amici, colleghi e divulgatori, tanto che alla sua morte (18 aprile 1882) un articolo apparso sul Times sostenne che la basilica di Westminster era diventata ancora più sacra grazie alla presenza del suo sepolcro eretto accanto a quello di Newton. Anche per via dell’attività di questa Darwin industry, negli ultimi 150 anni le voci a favore dell’opera e della teoria darwiniana hanno avuto maggior risonanza delle riserve e delle critiche. Tra queste ultime, alcune sono di genere filosofico-religioso, ma altre sono di carattere scientifico.
Come introduzione al tema del presente articolo, vorrei citarne una rivolta da Hiram Caton alla Darwin Exhibition, grandiosa mostra itinerante creata dall’American Museum of Natural History di New York per celebrare, appunto, il bicentenario della nascita di Darwin.
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Margherita Raineri
(Ricercatore confermato e docente di Bioetica presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Genova)
© Pubblicato sul n° 36 di Emmeciquadro