Si corre, a volte, il rischio di cercare di rinnovare il proprio modo di insegnare facendo ricorso a strumenti e/o a tecniche di comunicazione adeguati allo sviluppo tecnologico del mondo contemporaneo, ma spesso inadeguati alla potenzialità formativa dell’insegnamento scientifico. Invece, propone l’autore, si può e si «deve» insegnare le scienze, in particolare la scienza della vita, senza dimenticare i contenuti che si trasmettono, senza accantonare la storia degli scienziati e delle loro scoperte, senza rinunciare a leggere articoli, saggi e romanzi di argomento scientifico. E utilizzando in modo intelligente tutti gli strumenti che il «progresso» ci ha messo a disposizione, dall’utilizzo della rete per ricavare informazioni ai fondamenti della nuova scienza bioinformatica.



Nell’anno europeo della Creatività anche la scuola superiore dovrebbe riflettere sulla necessità di promuovere innovazione con rigore e metodo. Ed è questo l’obiettivo perseguito nell’ideare e continuare l’approccio metodologico della mia didattica della biologia con il Progetto Biolab Tigullio 2008, primo premio nazionale Didattica della Scienza Miur-Confindustria.
Percorsi formativi più che progetti, nel senso di rigide procedure con tempi e modalità prestabilite, che poco si adattano alle modalità di apprendimento specifiche dell’essere persona motivata a conoscere, prima che studente. In una fase storica che viene percorsa da proposte spesso eccessive di una didattica rinnovata, è sicuramente utile potere identificare nuove modalità di lavoro in classe che appassionino gli studenti coinvolgendoli direttamente nell’utilizzo delle nuove tecnologie informatiche .
Tutto ciò senza però trascurare la fondamentale importanza del ruolo del docente che non può essere considerato uno tra pari, ma dovrebbe invece essere un modello credibile per interesse e passione per le proprie discipline. Tramite le discipline il docente trasmette infatti esempi, testimonianze, modalità operative che nessuna rete informatica potrà mai sostituire in modo adeguato.
L’utilizzo della rete, delle informazioni presenti in essa e delle moderne modalità di comunicazione, dovrebbe sempre richiedere un «guida etica» alla scelta, consultazione, lettura, rielaborazione con utilizzo critico di questo potente mezzo di conoscenza. È sempre più facile per i nostri studenti trovare informazioni scientifiche, ma può essere sempre più confuso il suo utilizzo senza un’educazione al pensiero critico che educhi al confronto, alla scelta e all’integrazione.
Il docente, soprattutto nelle discipline come la biologia e la chimica, è sempre più coinvolto, anche dai propri studenti, a valutare, scegliere, proporre, guidare all’utilizzo di specifiche informazioni presenti in siti della rete informatica che possono integrare in modo efficace e moderno la didattica tradizionale. In tutto ciò è sempre più richiesta una valida risorsa umana che sia motivata a realizzare in modo attuale la didattica scientifica, ma che non debba mai rinunciare al ruolo di formatore ed educatore tramite le proprie discipline in continua evoluzione.
È quindi necessario coltivare la capacità di «fare scuola» anche senza la rete informatica, utile integrante ausilio, ma che non potrà mai sostituire il ruolo dell’essere docente con un patrimonio umano e di esperienza. Si rivela fondamentale trasmettere valori anche tramite il «fare scienza» a una popolazione giovanile sempre più in emergenza educativa per mancanza di riferimenti umani significativi.



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Marina Minoli
(Biologa dell’Ordine Nazionale, si è specializzata in Didattica delle Scienze presso l’Università Cattolica di Brescia e in Comuni­cazione scientifica presso l’Uni­versità degli Studi di Milano)

© Pubblicato sul n° 37 di Emmeciquadro

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