SCOPERTA

Mettendo a tema la semplice parola «scoperta», chiudiamo un anno dedicato alla dimensione storica nella scienza – e nel suo insegnamento – sull’onda di alcuni anniversari e del fascino di alcuni protagonisti del lontano e recente passato, da Galileo, a Darwin, a Marconi.
Il richiamo alla scoperta apre anche un nuovo anno che, preparato dagli avvenimenti del precedente, potrebbe riservare grandi novità nella nostra comprensione della natura. Il 2009 è stato infatti l’anno della ripartenza del supercollisionatore LHC al Cern di Ginevra ed è stato anche l’anno della messa in orbita di Planck, il satellite dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) incaricato di recuperare i più sottili segnali dal fondo cosmico a microonde Cosmic Microwave Background (CMB), per consentire ai cosmologi di costruire una mappa molto precisa dell’universo neonato.
I due megaesperimenti sono già in piena attività e hanno iniziato a produrre dati: quelli delle collisioni tra particelle pesanti, gli adroni, in LHC; quelli delle misure accurate delle fluttuazioni di temperatura della CMB eseguite dal satellite dell’ESA. Dati che rimbalzano sui computer delle varie sale controllo dei quattro esperimenti dislocati lungo i 27 km del tunnel sotterraneo di LHC; e che vengono trasmessi a Terra dal punto lagrangiano L2 (a 1,5 milioni di Km da noi) dove orbita Planck. Dati che vengono subito «processati» cioè sottoposti all’analisi dei ricercatori per scoprire se da quel fiume di bit possa emergere qualche novità sulla storia e sul futuro del nostro universo.
Stupisce comunque il fatto che i fenomeni indagati dai ricercatori di entrambi i programmi siano strettamente collegati e che le scoperte che avverranno in uno degli esperimenti del microcosmo studiato da LHC si trasformeranno subito in indizi preziosi per il macrocosmo esplorato da Planck; e viceversa. Ma non è un caso isolato.
Sempre più le scoperte nella scienza del terzo millennio saranno scoperte «incrociate», con una forte interconnessione tra ambiti e livelli diversi della complessa struttura e dinamica della realtà naturale; e in questo numero della rivista si possono già trovare assaggi di tale situazione.
Diventa allora ancor più acuto il problema della preparazione dei giovani ad affrontare uno scenario di questo tipo e si ripropone con urgenza una valutazione seria delle modalità con le quali viene proposta la scienza nella nostre scuole.
Non si può evitare di domandarsi: quale scienza incontrano i nostri studenti? Sono educati a scoprire? Sono adeguatamente equipaggiati per un’impresa conoscitiva? Hanno l’opportunità di vivere (e di riflettere su) quelle continue microscoperte quotidiane che si possono fare durante una lezione, operando in laboratorio, svolgendo un esercizio, eccetera? Sono quelle microscoperte, possibili a tutti, che alimentano il gusto dell’apprendimento e segnano le tappe di un cammino personale di conoscenza e quindi di crescita.
Considerando le soluzioni proposte per il riordino dei programmi delle scuole superiori non si può non essere preoccupati: quello che si profila è un probabile imporsi di una tendenza, purtroppo in atto da qualche tempo, alla sottovalutazione della portata conoscitiva e formativa delle discipline scientifiche; una tendenza che va di pari passo con un’enfasi degli aspetti puramente operativi e su una comunicazione ridotta alla sua dimensione formale e tutta sbilanciata sul versante della scienza-spettacolo.
Ma questo potrà essere argomento di riflessione per i prossimi numeri.



Mario Gargantini
(Direttore della Rivista Emmeciquadro)

© Pubblicato sul n° 37 di Emmeciquadro

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