L’autore affronta le difficoltà legate all’uso dei simboli in matematica. Gli esempi riguardano la scuola secondaria di primo grado, ma l’articolo offre a tutti gli insegnanti l’occasione di comprendere le difficoltà legate al simbolo e di elaborare un metodo di insegnamento che ne tenga conto.
I simboli sono essenziali, ma per imparare a gestirli occorre una lunga formazione, perché la natura del simbolo è unità fra segno e significato. La frattura tra questi due livelli genera formalismi vuoti, percepiti dagli alunni come un inutile peso. Nasce un ostacolo al «pensare bene»: invece dei concetti vengono imparati solo i segni che li rappresentano.
Si rivelano controproducenti tutti i metodi che tendono a separare i momenti del ragionamento e della formalizzazione, soprattutto con gli alunni che presentano una qualche difficoltà di apprendimento.
Simbolizzare è un’azione tipica di chi «pensa matematico». I simboli matematici, le espressioni simboliche, più o meno complesse, che utilizziamo quando operiamo o quando, per esempio in classe durante una lezione, argomentiamo in un contesto aritmetico o geometrico, vanno ad aggiungersi alle parole del linguaggio comune o specifico, alle rappresentazioni mentali e a quelle grafiche.
D’altra parte i simboli non costituiscono semplicemente un’aggiunta al vocabolario del lessico matematico e neppure un codice segreto e criptato di scrittura, in quanto tali simboli potrebbero essere considerati una inutile zavorra e quindi buttati a mare.
Essi sono i gradini necessari per passare da un livello di astrazione a un altro più elevato, per incrementare la propria capacità di leggere dentro le cose e di scoprirne il senso. È questo il motivo fondamentale per cui ci interessa esplorare e comprendere i vari aspetti dell’azione del simbolizzare.
La funzione simbolica è connessa con l’apprendimento della matematica, già dall’acquisizione elementare dell’aritmetica, e pervade in modo significativo l’esperienza di lavoro in tutta la Scuola Secondaria di Primo Grado.
Qui facciamo riferimento a un momento fondamentale, anche critico e in un certo senso di rottura, del cammino concettuale di un ragazzo, quello del passaggio dall’ambito numerico all’ambito algebrico attraverso l’introduzione esplicita e l’uso sistematico dei simboli letterali.
Vai al PDF dell’intero articolo
Anna Marazzini
(Docente di Matematica e Scienze nella Scuola Secondaria di Primo Grado “San Tommaso Moro” di Milano)
© Pubblicato sul n° 38 di Emmeciquadro