Quando si lavora fianco a fianco con diversi colleghi, senza timore di mettere in comune le proprie scelte didattiche, il confronto sul metodo e sui contenuti diventa occasione di arricchimento e di sostegno nel realizzare innovazione. E può diventare una proposta esplicita per tutta la scuola. Così, alla maestra Mara è stato chiesto dalla dirigente di presentare, al collegio docenti, i criteri con cui imposta il lavoro di scienze, anche come punto di partenza per rinnovare la didattica in altri ambiti. Questo coinvolgimento dei colleghi è cominciato alla fine dell’anno scolastico 2009-2010 con il racconto del percorso di scienze svolto in una classe prima. Un racconto che riportiamo fedelmente, perché testimonia che si può ricominciare un ciclo di scuola primaria per l’ennesima volta e avere sui bambini, sulle materie, sull’attività scolastica in genere, uno sguardo che permette di imparare ogni giorno cose nuove e perciò di lavorare con gusto. Un racconto ricco di immagini suggestive, ma soprattutto di motivazioni e di suggerimenti per riscoprire la possibilità di creare situazioni educative significative nelle realtà locali in cui si opera.
Da parecchi anni ormai seguo i lavori del gruppo di ricerca Educare insegnando, sull’insegnamento delle scienze alla scuola primaria. Il motivo per cui partecipo fedelmente è che imparo. Semplicemente ho fatto l’esperienza, e la continuo a fare, di come in un confronto ci si guadagna, sempre. Anche quando ti può sembrare, anzi sei convinto, che non ti serva.
Faccio un esempio. L’anno passato, nella classe quinta, ho deciso di fare un percorso sul suono. È un argomento che domino bene, che ho approfondito non solo dal punto di vista artistico, essendo musicista, ma anche dal punto di vista fisico, per gusto personale e desiderio di conoscenza. Insomma «ne sapevo».
Dopo aver steso la mia unità didattica in modo dettagliato, l’ho inviata ai coordinatori del gruppo di ricerca per… abitudine, ma sarebbe meglio dire per obbedienza. Questa volta ero certa che mi sarebbe tornata senza correzioni. Invece dopo pochi giorni mi arriva la mail con alcune «precisazioni» sull’uso di certi termini e una correzione di contenuto!
Chiamo subito e cerco di capire cosa mi si vuole insegnare. Maria Elisa mi segnala la necessità di correggere l’immagine di onda sonora (immagine che peraltro c’è in tutti i libri) e mi suggerisce di non usarla, ma di giocare la mia esperienza di insegnante di musica. Che bellezza!
Lavoro sui suoi suggerimenti e ne nasce un percorso bellissimo che né io né i bambini scorderemo.
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Mara Durigo
(Docente alla Scuola Primaria “Il pellicano” di Bologna)
© Pubblicato sul n° 40 di Emmeciquadro