Comunicare concetti difficili senza perdere il rigore della Scienza.
Una questione sempre attuale nel mondo scientifico è quella della comunicazione: deve essere chiara, comprensibile e completa, per rendere verificabili e ripetibili da tutti i risultati e le scoperte di ciascuno. Altrettanto importante, nel mondo della scuola, è lo sforzo di comunicare contenuti scientifici, spesso complessi, in modo che siano comprensibili agli studenti; perché solo in questo caso il patrimonio della tradizione scientifica può diventare patrimonio delle giovani generazioni. Allora come comunicare, pur semplificando, cioè esprimendo notizie e concetti a misura di studente, conservando tutto il rigore della ricerca e delle sue conquiste? L’autore fa riferimento a un’esperienza di comunicazione scientifica – un dialogo attivo, fatto di domande e risposte – realizzato in una classe liceale grazie alla collaborazione con il docente di scienze, su un tema piuttosto ostico, spesso tralasciato. Dimostrando anche che in ogni situazione scolastica è possibile costruire attività sperimentali che permettano di vivere in prima persona le dimensioni specifiche della ricerca. Ed esemplificando i modi di procedere del pensiero nella comprensione di concetti complessi.
Questa riflessione è essenzialmente basata su una lezione che ho te¬nuto tempo fa a una terza, nel liceo classico “M. D’Azeglio” di Torino, in collaborazione con la professoressa di Scienze, Gabriella Graziosi. Il testo riproduce abbastanza fedelmente gli «appunti» che vennero offerti agli studenti a memoria di due ore di lavoro in cui domande e risposte diedero vita a uno scambio non banale di esperienze reciproche.
Come emerge dalla lettura di queste poche pagine, l’aspetto osservazionale-sperimentale è ridotto all’essenziale e il linguaggio utilizzato è stato concordato tra noi docenti al fine di favorire l’assimilazione di concetti nuovi ed elementari, a cui lo studente può arrivare rispettando un metodo induttivo e rigoroso.
La lezione fu scelta non solo in quanto si inseriva naturalmente nel programma annuale dell’insegnamento della Mineralogia, ma anche perché il tema trattato poteva permettere di introdurre gli studenti a concetti più generali quali isotropia-anisotropia e disordine-ordine. In questo senso la conoscenza dello stato cristallino della materia non è solo «nozione», ma acquisizione di una nuova dimensione della realtà osservabile che altre discipline non posseggono.
La nostra aspirazione e l’augurio che esprimiamo al lettore consistono nel fatto che l’esperimento eseguito (la lettura attraverso al vetro e al cristallo di calcite) e i ragionamenti che se ne inducono aiutino a capire quale metodo viene seguito nella quotidianità della ricerca scientifica.
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Dino Aquilano
(Professore a contratto presso la Facoltà di Scienze MFN dell’Università di Torino per “Mineralogia applicata”)
© Pubblicato sul n° 40 di Emmeciquadro