L’autore descrive percorsi di affinamento progressivo di metodi e tecniche del lavoro «pratico». Nella prima parte del testo racconta degli apprendisti artigiani nelle botteghe della società medievale, dei vasai nella civiltà greca, dei fabbricanti di violini nella scuola di Stradivari e dei costruttori di mattoni a partire dalla società mesopotamica. Non sempre l’ordine di presentazione è di tipo cronologico né i lavori presi in considerazione sono esclusivamente quelli manuali, in quanto sono messi a confronto mestieri molto diversi e svolti in epoche distanti tra loro, come per esempio quello dei programmatori informatici di Linux e dei tessitori dell’antica grecia.
L’intento che si prefigge l’autore è infatti di estrapolare criteri e giudizi di tipo generale squisitamente attuali, primo fra tutti che attività intellettuale e pratiche concrete sono strettamente congiunte; prova ne è il fatto che la «mano» (come viene esplicitato soprattutto nella seconda parte) si evolve nelle sue abilità insieme alla «mente», in modo inscindibile e, potremmo dire, circolare, in quanto la mano «apprende» dalla mente e viceversa.
In questo senso Sennet condivide le vedute del pragmatista John Dewey (1859-1952), ma anche dell’illuminista Denis Diderot (autore di Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri, 1772 ) secondo cui lo sviluppo tecnologico apportato dalle macchine va accettato, utilizzando però con criterio e moderazione gli strumenti a disposizione, non potendo questi ultimi sostituire completamente osservazioni attinte dal «sapere incarnato».
Nella seconda parte emergono ulteriori considerazioni non meno pregnanti: l’importanza del linguaggio espressivo e dell’immaginazione per un fine pratico; l’utilità delle limitazioni, degli errori o delle difficoltà di realizzazione per stimolare l’immaginazione o riadattare il proprio comportamento allo scopo di riconfigurare un problema in termini diversi; Sennett sostiene, infatti, che la modifica di un attrezzo o lo sviluppo di una tecnica avvengono sempre attraverso salti intuitivi, nel momento in cui si rende necessario un «travaso» delle proprie conoscenze da una situazione a un’altra. Tale processo costringe a portare a coscienza il proprio sapere tacito, cioè il bagaglio di esperienze accumulato nel tempo e difficilmente formalizzabile ed esplicitabile data la sua ricchezza.
Numerose le esemplificazioni offerte. In ambito scientifico-tecnologico degni di nota sono i percorsi che riguardano strumenti quali per esempio il telescopio e il microscopio o la bottiglia di Leyda utilizzata da Galvani e Franklin per studiare i fenomeni elettrici, esempi che si prestano come ottimi spunti per costruire percorsi didattici nell’insegnamento scientifico
Nella terza parte si affrontano problemi più generali, relativi alla motivazione personale di chi lavora. Interessante la concezione che Sennet ha dell’«esercizio», inteso non come ripetizione meccanica di una procedura, né come accanimento ossessivo per la perfezione. Esso, al contrario, risulta efficace nella misura in cui rappresenta la possibilità di apprendere qualcosa di nuovo. La competenza infatti, secondo l’autore, non può essere intesa esclusivamente come esecuzione abile di una tecnica, bensì come capacità di cogliere la finalità e la coerenza complessiva di una realizzazione. Anche la sfera etica della persona entra in gioco nell’esecuzione di un lavoro pratico; infatti l’interesse non è soltanto che esso sia «ben fatto», ma anche che sia «fatto per il bene», cioè per uno scopo buono. Da questo punto di vista si evidenzia l’importanza di instaurare proficue relazioni umane, anche con il supporto di istituzioni non eccessivamente autoritarie e dirigistiche (il collettivismo sovietico ne è un esempio negativo emblematico). Questo permette lo stabilirsi di una sana competizione, uno scambio di conoscenze e una collaborazione a tutti i livelli. Viene inoltre suggerita una suddivisione non rigida delle mansioni, come invece suggerisce il modello fordista di organizzazione del lavoro. Messaggi estendibili, questi, a ogni tipologia di organizzazione sociale in cui si svolga un’attività non necessariamente manifatturiera: da quella scolastica a quella aziendale, a quella sanitaria.
Sennett, infine, sottolinea l’importanza del lavoro pratico a livello formativo per i giovani, in quanto fare con paziente cura, restituendo valore anche alla ripetitività, è condizione necessaria per acquisire nel tempo una capacità di lavoro che dia piena soddisfazione e produca risultati di qualità. Un valido antidoto questo al rischio molto diffuso oggi di lavorare in genere con scarsa concentrazione e conseguente trascuratezza, frutto di scarsa attenzione alla realtà.
Una lettura utile agli insegnanti per approfondire caratteri fondamentali della formazione dei giovani, spesso sottovalutati o addirittura ignorati nella scuola.




Richard Sennett

L’uomo artigiano

Feltrinelli – Milano 2008

Pagine 311 – € 25,00

Recensione di Nadia Correale
(Docente di Matematica e Scienze nella Scuola secondaria di primo grado, frequenta il secondo anno del dottorato in
Formazione della Persona e Mercato del Lavoro presso l’Università degli Studi di Bergamo)



© Pubblicato sul n° 43 di Emmeciquadro


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