Paul A. Boghossian
Paura di conoscere.
Contro il relativismo e il costruttivismo
Carocci – Roma 2006
Pagine 168 – €19,00
L’autore analizza i presupposti teorici ed epistemologici del relativismo e del costruttivismo con l’obiettivo di dimostrarne la contraddittorietà sul piano logico. Il testo è diviso in nove capitoli.
Nei primi due (Introduzione e Costruzione sociale della conoscenza) dopo aver introdotto la tesi costruttivista secondo cui esistono modi diversi di conoscere, ma tutti ugualmente veritativi, l’autore osserva che la sostanza della tesi deriva dal ritenere che la conoscenza sia una costruzione sociale, motivo per cui i fatti perdono la loro consistenza.
Nei due capitoli successivi vengono esposti due argomenti tipici di matrice costruttivista. Secondo il primo non esistono fatti indipendenti dal nostro modo di descriverli. Boghossian critica questa posizione in quanto non si può negare l’esistenza di un sostrato ultimo che è oggettivo, indipendente dalla nostra mente; inoltre se si portasse alle estreme conseguenze questa tesi, si dovrebbe supporre che ogni tipo di nesso causale tra i fatti osservati si sbriciolerebbe. Secondo l’altro argomento, presentato nel quarto capitolo, possiamo parlare del mondo e di qualunque questione sempre e solo relativamente a qualche teoria. In tal caso per accertare che il fatto sia vero, si incorrerebbe in una tautologia trovandoci costretti a reiterare più volte fino all’infinito una frase del tipo «secondo la teoria T che accetto».
I capitoli cinque, sei e sette trattano le tesi costruttiviste epistemiche in riferimento alla loro giustificazione e spiegazione razionale. In particolare il capitolo sei riguarda la falsità e incompletezza dei principi generali delle teorie.
L’autore di nuovo ribadisce che non possono essere egualmente corretti due sistemi epistemici. Infatti alla relativizzazione della verità egli obietta che tutte le proprietà generali, in quanto relative, sarebbero false e non si capirebbe in che senso sarebbero tutte legittime, in quanto una delle conseguenze più aberranti sarebbe l’impossibilità di stabilire dei principi morali di base validi per tutti.
Nel capitolo otto l’autore critica l’ultimo argomento epistemico in base al quale il passaggio da un sistema teorico a un altro non avverrebbe per vie razionali, anche perché non sarebbe possibile tradurre le proposizioni di un sistema in quelle di un altro (principio di incommensurabilità) come afferma per esempio Kuhn.
Nell’ultimo capitolo Boghossian snida il punto debole della mentalità relativista in cui siamo immersi a partire dalle seguenti riflessioni: «perché questa paura della conoscenza?» Per difendere il multiculturalismo, questa è la prima risposta. Peccato però che per essere realmente imparziali occorre che «sia concesso criticare un’idea discutibile» anche quando «è sostenuta da coloro che sono oppressi dai potenti». Perciò quello che apparentemente sembra essere l’approccio migliore per rispettare tutte le posizioni, diventa un pericolo che si ritorce contro i più deboli se si perde il valore di ciò che conta davvero, ossia la conoscenza della verità.
Certi passaggi del libro, rigorosi dal punto di vista logico, potrebbero risultare piuttosto ostici per un lettore non di formazione filosofica.
Ciononostante nel complesso il testo si presenta scorrevole oltre che istruttivo e ricco di spunti di riflessione per un vasto pubblico, in particolare per docenti di scuola superiore.
A cura di Nadia Correale
(Docente di Matematica e Scienze alla Scuola Secondaria di primo grado, frequenta l’ultimo anno del dottorato in Formazione della Persona e Mercato del Lavoro presso l’Università degli Studi di Bergamo)
© Pubblicato sul n° 44 di Emmeciquadro