A cura del Centro di Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede (DISF)

Conversazioni su Scienza e Fede 

Lindau – Torino 2012

Pagine 228 – Euro 18,50

Un libro che nasce, come questo, da un’esperienza viva di approfondimento, confronto e lavoro comune ha una serie di vantaggi, che diventano particolarmente efficaci nel caso di un tema come «scienza e fede».
Un primo vantaggio è che il dialogo che ha animato il seminario permanente del Centro di Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede () non poteva non tenere ben presente il contesto della scienza come si presenta oggi, con tutto il suo carico di novità che vanno a impattare in modo rilevante sul rapporto tra conoscenza scientifica ed esperienza religiosa.
Si pensi solo alla varietà di campi aperti da nuove discipline; e più ancora all’affronto di nuovi livelli della realtà naturale come il mesocosmo (a metà strada tra micro e macro), il sorprendente nanomondo, i meandri della mente. Campi dove i cambiamenti di scala non hanno solo conseguenze quantitative ma arrivano a implicare mutamenti dei paradigmi conoscitivi e, conseguentemente, a riformulare antiche domande. Si pensi poi ai potenti strumenti di indagine oggi disponibili (computer, simulazioni, web, eccetera) che spalancano sempre maggiori possibilità; ma portano grandi insidie, come un distacco dalla realtà per limitarsi alle simulazioni; o lo svanire del confine tra modelli e realtà.
Altro elemento dello sfondo è l’avanzare della tecnoscienza, che rende sempre più labile il confine tra scienza e tecnologia, aumentando l’ambiguità tra mezzi e fini e facendo prevalere la pressione applicativa sul desiderio di conoscenza. Fino alle inquietanti punte estreme del transumanesimo, della biologia post umana. Su tutti, lo scenario generale del pensiero debole, del relativismo e dello scetticismo che non è affatto un vantaggio per il pensiero scientifico, non lo rende «più critico», anzi lo indebolisce alla radice.
Tutti questi risvolti sono presenti nel volume curato dal che ha un primo merito nel riproporre con chiarezza e rigore i punti base, le categorie fondanti con le quali affrontare le sfide dell’attualità.
Una seconda valenza da sottolineare è il taglio storico secondo il quale tutti i temi vengono affrontati. Un approccio che porta lo sguardo sulle domande, più che sulle soluzioni, e sulla loro evoluzione, il riproporsi di domande antiche in forme nuove, o il nascere di nuovi interrogativi.
Un altro aspetto che affiora poco o tanto in tutti i contributi (che sono di Giuseppe Tanzella Nitti, Alberto Strumia, Giulio Maspero, Rafael Martinez, Alessandro Giuliani, Luigi Cuccurullo e Giorgio Israel) è il ruolo svolto nello sviluppo della scienza dalla particolare visione del mondo dei ricercatori e dal loro personale coinvolgimento nelle discipline studiate. «Senza passione non c’è scienza» dice Tanzella Nitti, che descrive la scienza come «un’attività personale, pienamente umana, perfino spirituale, perché interessata alla ricerca della verità».
Un punto chiave del dibattito condensato in queste «conversazioni» è esplicitato da Giulio Maspero richiamando un passaggio di Romano Guardini (e con l’orecchio teso a quanto ha detto Giovanni Paolo II nel 1980 agli scienziati a Colonia): «l’uomo di scienza dei nostri giorni sappia raccogliere la sfida del senso». È la condizione perché il dialogo sia fecondo, ma è anche un’esigenza interna alla scienza: «solo così il progresso sarà autenticamente tale, cioè autenticamente umano e autenticamente scientifico». In questo percorso l’esperienza cristiana può offrire la testimonianza di una potenzialità positiva, può dare il supporto di una certezza e di una fiducia indispensabili (dice Guardini) per compiere l’impresa della conoscenza.
Infine, tutti i contributi e l’intero impianto del volume esprimono una impostazione metodologica senz’altro utile per non rendere sterile il dialogo tra scienza e fede, ma il cui valore va al di là del dialogo stesso e può offrire suggerimenti preziosi in ambito educativo e didattico. È il metodo indicato da questa affermazione ancora di Maspero: «Si tratta di essere scienziati fino in fondo, di essere ricercatori ad ogni costo».
Quindi, da un lato è l’affermazione che non è necessario aggiungere dall’esterno qualcosa alla scienza per poter dialogare con gli altri saperi: l’incontro può (e deve) trovare le sue radici e le sue motivazioni dall’interno della stessa scienza, andando fino in fondo e percorrendo tutte le strade che via via essa apre.
Dall’altro lato è l’invito a ricercare la verità, senza stancarsi e senza temere, come diceva il grande Richard Feynman, che la scoperta possa deludere: tra persone sinceramente tese alla verità l’incontro è sempre possibile e fruttuoso.



Recensione di Mario Gargantini
(Direttore della Rivista Emmeciquadro)

© Pubblicato sul n° 45 di Emmeciquadro


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