«Il fatto è che la bioetica, come viene concepita oggigiorno, è priva di fondamenti degni di essere chiamati etici» (p. 55).
Lo storico e filosofo della scienza Stanley L. Jaki (1924-2009) denuncia apertamente questa situazione e motiva il suo parere con argomentazioni convincenti e molto ben documentate. Questo studioso ungherese, nel corso della sua attività di ricerca, non ha dedicato la maggior parte delle sue attenzioni alla bioetica, anche se tutte le sue opere contengono spunti molto significativi su questa disciplina. Basti pensare, infatti, che alcuni dei suoi lavori più importanti includono un capitolo che tratta di questioni etiche.
Questo libro, una raccolta di undici saggi già pubblicati su riviste o presenti in altri lavori, è la versione italiana dell’originale inglese The Ethical Foundations of Bioethics (Real View Books, 2007). I principali problemi di bioetica che l’umanità si trova ad affrontare, soprattutto in conseguenza dello sviluppo scientifico e tecnologico degli ultimi tempi, vengono analizzati dall’autore a partire dai principi essenziali del suo pensiero: la centralità della dimensione cristiana per l’esistenza, il ruolo fondamentale del cristianesimo per lo sviluppo delle scienze esatte, la specificità e i limiti delle discipline scientifiche.
Un’etica riferita alla vita non può prescindere da una chiara definizione dell’uomo. In questo caso la scienza e la filosofia vengono in aiuto a chiunque voglia affrontare il problema cercando di cogliere la verità insita in esso. L’evidenza scientifica attesta che l’embrione è un essere umano; le pratiche abortive, dunque, non sono eticamente accettabili. In questo senso la critica di Jaki non coinvolge solo coloro che hanno fatto dell’aborto una buona occasione per una campagna culturale anti-cristiana. Inaccettabile è anche la posizione di tutti quei cristiani che, per diverse ragioni, credono di poter ignorare o riformare il contenuto della Rivelazione adeguandosi al degrado morale della nostra era nei confronti della vita.
Negli ultimi tempi si tende a scambiare per norme etiche dei modelli statistici di comportamento. «Il risultato è una marcia verso i terreni paludosi del relativismo etico. È lì che la bioetica cessa di essere una scienza, ossia un discorso coerente che tratta di etica» (p. 49). Emblematico è stato il caso del filosofo Jean Paul Sartre (1905-1980), secondo cui l’inesistenza di Dio implica l’impossibile definizione di una natura umana in quanto tale. È evidente come tale posizione apra le porte al nichilismo e alle peggiori forme di utilitarismo. L’unico modo, invece, per poter parlare di una bioetica è quello di stabilire delle affermazioni assolutamente valide su di essa. Ciò comporta, inoltre, che una bioetica coerente può trovarsi solo all’interno della Chiesa Cattolica. Vi sono, infatti, diversi esempi, puntualmente riportati dall’autore, di teologi appartenenti ad altre confessioni cristiane, approdati a posizioni naturaliste o relativiste.
Il futuro della bioetica è legato a quello delle biotecnologie, con il rischio che «ogni cosa che la biotecnologia ritiene fattibile riceverà un avallo bioetico» (p. 85). Siamo di fronte a uno degli esiti negativi dello scientismo che tende ad annullare ogni valore in grado di ostacolare l’applicazione senza limiti della scienza. Il positivista logico A.J. Ayer (1910-1989) ha giustificato questa pericolosa tendenza al momento in cui ha affermato che gli argomenti morali non hanno alcuna validità assoluta, poiché non possono essere sottoposti a verifica scientifica. I danni provocati dall’applicazione acritica della scienza sono noti a tutti.
Jaki evidenzia anche un inganno dell’odierna società tecnologica: molte pratiche non etiche, infatti, sono gravemente dannose per la salute e questo è un fatto che la falsa propaganda volutamente ignora. «L’etica ha cominciato a trasformarsi in puro pragmatismo dal momento in cui, alla metà del XVIII secolo, una nozione di Dio puramente deista ha cominciato a prendere il posto della nozione cristiana di Dio» (p. 82). Solo invertendo questa deriva è possibile, dunque, che l’uomo e la bioetica recuperino la loro vera essenza.
Il merito dell’autore è quello di essere riuscito a condensare questi contenuti di portata universale in un libro di piacevole e agevole lettura.
I fondamenti etici della bioetica
Fede & Cultura – Verona 2012
Pagine 192 – Euro 15.00
Recensione di Alessandro Giostra
(Stanley Jaki Society)
© Pubblicato sul n° 46 di Emmeciquadro