Fra le tante mete museali degne di una visita di istruzione scolastica, vogliamo segnalarne una un po’ fuori dal comune, e forse ancora non molto nota perché di inaugurazione relativamente recente; si tratta del Parco e Museo del Volo – VOLANDIA, situato ai margini dell’area aeroportuale di Milano Malpensa, inaugurato appunto un paio di anni fa.
L’accostamento dei termini «parco» e «museo» per vari motivi appare opportuno e niente affatto casuale. In effetti il museo, che è allestito nei capannoni delle ex-officine aeronautiche della società Caproni di Vizzola Ticino, é dotato di vasti spazi interni a verde dove è possibile sostare, nel corso della visita, per un picnic o una merenda (lo stabilimento era dotato addirittura di una sua pista di volo, ora in parte tagliata dall’espansione dell’aerostazione di Malpensa).
Il nucleo originale delle costruzioni risale agli anni appena precedenti l’inizio della prima guerra mondiale, e ha tutto il fascino di un sito di «archeologia industriale», che varrebbe di per se stesso una visita, con le sue strutture murarie in mattoni non prive di sobrie decorazioni, i tetti sostenuti da bellissime capriate in legno a vista, e vari edifici ausiliari, fra i quali una cappella.
Tutta questa area industriale, che é ai margini della boscaglia di uno dei più importanti resti della «brughiera lombarda», rappresenta un interessante trait d’union fra l’area fortemente antropizzata dell’aeroporto e dei paesi circostanti, e il Parco stesso del Ticino, nel quale si può pensare di prolungare l’uscita scolastica, magari con le biciclette noleggiate allo stesso museo, visitando non solo luoghi di grande bellezza naturale, ma anche significativi per la storia della tecnologia (vecchie centrali idroelettriche, l’opera di presa del canale Villoresi, eccetera).
I termini «parco» e «museo» si accostano bene, anche perché l’allestimento museale non è per niente noioso, e mostra chiaramente la volontà degli organizzatori di coinvolgere e impressionare i visitatori, specie i più giovani, con allestimenti di impatto immediato e spettacolare, offrendo esperienze all’apparenza ludiche ma in realtà estremamente realistiche, come quelle che si possono fare nei vari simulatori di volo di aeroplani civili e militari, di elicotteri e di mongolfiere.
Non manca peraltro il contatto diretto e ravvicinato con i velivoli vecchi e moderni, su alcuni dei quali, come il mitico Douglas DC3 e il grande elicottero Boeing CH 47C – Chinook, è possibile salire a bordo. Oppure ci si può immaginare com’era l’ambiente tecnico e umano delle vecchie officine aeronautiche, piene di abilissimi operai-artigiani, ricostruito con macchinari e attrezzature originali, e anche tramite numerosi e interessantissimi filmati d’epoca; oppure si possono incontrare gli ex-dipendenti della Caproni, divenuti volontari del museo, mentre lavorano al restauro di un vecchio aviogetto russo da esporre prossimamente.
Ma non vogliamo dare l’impressione che sia in mostra solo la «vecchia» aeronautica: non mancano in effetti due ricche sezione dedicate al futuro dell’aeronautica e all’astronautica, quest’ultima dotata anche di un piccolo planetario.
Rispetto ad altri analoghi musei, quali quello dell’Aeronautica Militare a Vigna di Valle, sul Lago di Bracciano (per non parlare di altri ricchissimi musei esistenti all’estero), organizzati come collezioni il più possibile complete di velivoli d’epoca, VOLANDIA è, almeno per il momento, meno ricco e forse meno soddisfacente per gli appassionati adulti, «malati» di aeroplani, ma la forma espositiva scelta dagli organizzatori, ci sembra indovinata, e adatta a un pubblico non specializzato, in particolare ai giovani che vogliano avvicinarsi per la prima volta a questo mondo.
Peraltro la non grande abbondanza di velivoli esposti, viene in parte compensata dalla presenza nel museo di una ricchissima ed eccezionalmente curata collezione di riproduzioni in scala (Collezione Piazzai) che con oltre 1200 modelli di macchine volanti, sia note che rarissime, offre una panoramica completa di tutta la storia dell’aeronautica. Inoltre, come abbiamo già accennato, il museo ha il pregio, per il luogo in cui è ambientato, sia di mettere il visitatore a contatto con aeroplani finiti, sia di aiutarlo a comprendere come essi venivano costruiti, e non solo nei tempi pionieristici del legno e della tela.
In questo senso ci è parsa particolarmente interessante la fusoliera semi-finita di un aereo turboelica moderno, il Dornier 328, costruito su licenza dalla Aermacchi di Varese, esposta proprio all’inizio del museo: un ottimo esempio per far apprezzare dal vivo ai visitatori quale sia la complessità delle strutture metalliche aeronautiche, e quindi anche per dar ragione del loro elevato costo.
In sostanza ci sembra che VOLANDIA possa costituire per gli allievi delle scuole medie inferiori e superiori un facile approccio al mondo dell’aeronautica, mescolando in maniera ben proporzionata il contatto «tecnico» con i vari aspetti di una tecnologia di punta, che ha segnato, nel bene e nel male, lo sviluppo tecnologico del Novecento, e la componente di «meraviglia» dell’aeronautica, capace di dare risposte immediate al fascino che volo e velivoli in qualche modo sempre esercitano sui ragazzi (da segnalare a questo proposito, che vengono anche effettuate ascensioni in mongolfiera sopra il museo).
La visita da parte degli alunni delle ultime classi delle scuole primarie è forse un po’ più da guidare, vista anche la vastità degli ambienti da percorrere, ma è probabile possa costituire una di quelle esperienze forti che rimangono a lungo nella mente dei bambini.
Rimandiamo il lettore al sito del museo (www.volandia.it), per maggiori dettagli, anche di tipo tecnico organizzativo, dei quali è opportuno prender conoscenza, prima di una eventuale visita (specie in quanto alcuni servizi, come i simulatori di volo, o i voli in mongolfiera sono disponibili solo in alcuni giorni della settimana).
Ci pare per altro interessante sottolineare, in particolare per i visitatori provenienti dalla città di Milano, la possibilità di raggiungere il museo con il treno Malpensa Express (con un conveniente cumulo di biglietti), che ha la sua stazione d’arrivo nel terminal principale dell’aeroporto, dal quale il museo si raggiunge facilmente e rapidamente a piedi, lungo un apposito percorso.
Gianluca Lapini
(Ingegnere Aeronautico. Già ricercatore presso CISE e CESI Ricerca S.p.a.)
© Pubblicato sul n° 47 di Emmeciquadro