Lo scienziato ungherese Edward Teller, padre della bomba H americana, non ha mai voluto essere indicato come il dottor Stranamore del famoso film di Stanley Kubrick, la cui genesi è connessa a uno dei momenti più critici della Guerra Fredda tra America e Russia, che culminò con la crisi dei missili di Cuba nel 1963. Nessuna personalità nota all’epoca corrispondeva esattamente alle caratteristiche del dottor Stranamore e lo stesso regista non ha mai indicato alcuna corrispondenza precisa, ma buona parte dell’opinione pubblica lo identificò immediatamente in Teller, uno dei tanti scienziati ebrei mitteleuropei emigrati negli Stati Uniti dopo aver trascorso anni nelle università tedesche, divenuto l’anima della strategia di deterrenza nucleare.
Il libro è una ricchissima e fin troppo dettagliata biografia, non autorizzata. L’autore, nel suo monumentale lavoro, si è basato sulle memorie pubblicate dello scienziato e sulle lettere, venute alla luce di recente, che lo stesso scrisse alla sua grande amica, la fisica Maria Goeppert-Mayer.
Queste lettere rappresentano un epistolario intimo e ricco di spunti che getta una nuova luce sugli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, due decenni molto turbolenti nei quali Teller era all’apice della carriera.
La vita del brillante studioso è narrata quasi come un diario. Si racconta delle sue esperienze familiari da bambino, dei primi studi all’Università di Budapest, delle mille difficoltà per avvicinare i migliori scienziati tedeschi e per poter intraprendere una giusta carriera universitaria. Ma le nuvole che si addensavano in Europa gli fecero capire che solo in America poteva essere finalmente libero di studiare, di far parte di importanti gruppi di ricerca e di realizzare appieno le sue idee.
Il suo valore viene finalmente riconosciuto allorché é chiamato a collaborare con gli scienziati del progetto Manhattan a Los Alamos, per la costruzione della prima bomba atomica.
Alla fine della guerra lo scioglimento del forte gruppo di scienziati porta alla ribalta una nuova problematica di natura etica sul ruolo della scienza in campo militare. I dubbi di molti scienziati non erano condivisi da Teller, che invece rimase sempre più convinto che solo una superiorità militare avrebbe garantito la sicurezza dell’America e del mondo. Inoltre, il suo spirito libertario e le notizie riguardo alle tristi vicende di colleghi europei rimasti al di là della cortina di ferro, lo avevano persuaso della necessità di una lotta senza quartiere al comunismo.
Perseguendo con costanza questi profondi convincimenti, entrò nei gangli del potere politico diventando consigliere dei presidenti americani. Fu ideatore e animatore di una quantità di progetti della strategia nucleare durante tutto il dopoguerra, fino alle proposte degli anni Ottanta, note come Guerre Stellari. Il tutto senza mai abbandonare l’interesse per la fisica moderna, alla quale diede notevoli contributi in tutto l’arco dei novant’anni della sua lunga vita.
Tutte queste complesse vicende personali e pubbliche sono dall’autore analizzate e storicamente ben contestualizzate. Il libro però non risulta di facile lettura, perché scorrendo le cinquecento pagine ci si perde facilmente nei meandri delle informazioni e degli infiniti dettagli, cosa che non aiuta il lettore ad appassionarsi all’interessante racconto della vita di Teller.
Un testo molto erudito, ma carente dal punto di vista di una divulgazione semplice e immediata.




Peter Goodchild

Il vero dottor Stranamore. Edward Teller e la guerra nucleare

Raffaello Cortina Editore – Milano 2009

Pagine 570 –  Euro 36,00

Recensione di Maria Basso Ricci
(Insegnante di Matematica e Fisica presso il Civico Liceo Linguistico Paritario “Teatro alla Scala” di Milano)

© Pubblicato sul n° 48 di Emmeciquadro



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