I Mendel Day sono giunti alla seconda edizione, che si è tenuta tra febbraio e marzo 2014. La squadra dei relatori coinvolti è di notevole riguardo, e comprende storici, filosofi, medici e scienziati che vogliono dare il loro contributo a una lettura del rapporto tra scienza e fede fondata e non ideologica.
In un articolo pubblicato su Il Timone di gennaio, si spiega così il senso dei Mendel Day: «Mendel Day, dunque, per ricordare che la genetica penetra l’intelligenza del Creatore posta nel creato; per rammentare che la vita non è cosa nostra, ma realtà che obbedisce a leggi e che nello stesso tempo sprofonda nel Mistero; per tornare a uno sguardo, sulla natura e sull’uomo, religioso, cioè stupito, amorevole, estraneo a ogni riduzionismo materialista. Dietro il genoma, infatti, c’è un mondo, e, soprattutto, una domanda: di Chi ci parla l’“intelligenza” della vita?».
Chiarisce il significato anche una intervista al promotore dell’iniziativa Francesco Agnoli sul settimanale Tempi del 16 Febbraio, di cui riportiamo uno stralcio.
«Ragione e fede. Un tabù metterli vicini. Ma non è sempre stato così. Lo è diventato solo nell’ultimo secolo, quando gli scienziati ateisti sono stati portati su un palmo di mano dai mezzi di informazione del laicismo moderno, per cui “l’idea di Dio è un effetto secondario dell’evoluzione di cui, insieme all’idea di anima, possiamo fare a meno”, spiega lo storico Francesco Agnoli. La storia della scienza, però, dice tutt’altro. Per questo “abbiamo deciso di promuovere i Mendel Day, giornate pensate per ricordare che la scienza sperimentale è uno dei tanti doni della grecità e del cristianesimo al mondo”».
Conferenze e tavole rotonde si sono svolte in oltre quindici città; le tematiche principali riguardavano l’intreccio fra il progresso scientifico della genetica e la fede di alcuni scienziati.
Esempi di alcuni titoli: Gregor Mendel: genetica, scienza e fede; Da Mendel a Lejeune: scienza, genetica e fede, per citare quelli che riguardavano esplicitamente Mendel; ma l’occasione è stata anche di trattare il tema più vasto del rapporto fede ragione, come nel caso dell’incontro dal titolo L’idea di ragione, che ha visto nell’Università Statale di Milano coinvolti il filosofo della scienza Paolo Musso e l’astrofisico Marco Bersanelli.
Per concludere, nel comunicato relativo al Mendel Day è contenuto un interessante estratto sulla vita di Gregor Mendel, riportato qui di seguito:
«… Benché sulla vita privata di Mendel si conosca poco, sappiamo che egli fu uomo semplice, amabile con i suoi studenti, riservato, talvolta estremamente timido. Riguardo ai suoi interessi naturalistici riteneva che “le forze della natura agiscono secondo una segreta armonia che è compito dell’uomo scoprire per il bene dell’uomo stesso e la gloria del Creatore”. Sulla stessa linea, proprio il suo maestro, sant’Agostino, in un passo che forse Mendel conosceva, aveva scritto: “La bellezza della terra è come una voce muta che si leva dalla terra. Tu l’osservi, vedi la sua bellezza, la sua fecondità, le sue risorse; vedi come si riproduca un seme facendo germogliare il più delle volte una cosa diversa da quella che era stata seminata. Osservi tutto questo e con la tua riflessione quasi ti metti ad interrogarla… Pieno di stupore continui la ricerca e scrutando a fondo scopri una grande potenza, una grande bellezza e uno stupefacente vigore. Non potendo avere in sé né da sé questo vigore, subito ti vien da pensare che, se non se l’è potuto dare da sé, gliel’ha dato lui, il Creatore. In tal modo ciò che hai scoperto nella creatura è la voce della sua confessione che ti porta a lodare Dio”.



Del resto la scoperta delle leggi della genetica, nota il biografo Alain Corcos, derivava a Mendel, “monaco Agostiniano e prete”, anche dalla sua stessa fede religiosa, per la quale in un mondo creato da un Dio Ragione, Legislatore universale, deve esistere una regolarità nella natura: “Dal momento che Dio ha creato l’intero universo, perché le leggi naturali dovrebbero esistere solamente nella fisica e nella chimica? Forse esse esistono anche in biologia, ma nessuno le ha cercate nel modo giusto”.
Inoltre Mendel era perfettamente integrato nella vita religiosa del suo monastero, che prevedeva tanta preghiera (attraverso cui l’uomo attinge da Dio la forza di amare ogni giorno la quotidianità ed il creato, e l’umano, incontrando il divino, si fa fecondare e diviene collaboratore dell’opera creatrice), una assidua vita liturgica (secondo l’antico rito latino, che allora unificava l’orbe cattolico) e l’importanza delle opere di carità. All’inizio del suo servizio in monastero Mendel infatti fu mandato a fare l’assistente spirituale in un ospedale vicino al monastero. Ma ben presto sembrò, sia lui che al suo abate, che non fosse quella la sua missione, per la sua “invincibile timidezza nei confronti dei malati e dei sofferenti”.
Ciononostante, alla sua morte il giornale locale Tagesbote scrisse che era morto un “prete esemplare” e un “benefattore dei poveri”. Non sappiamo bene cosa si nasconda dietro questa definizione, però è certo che l’attenzione ai poveri, come all’assistenza ai malati, era sempre stata, con le inevitabili e deplorevoli eccezioni, un dovere monastico cui Mendel non si sottrasse (per esempio pagando gli studi a dei ragazzi poveri, quando era abate; dando lezioni private gratuite; aiutando a studiare i figli della sorella più giovane, Teresa, due dei quali diverranno medici e uno astronomo).
Inoltre Mendel, come abate, svolse il ruolo di curatore dell’Istituto moravo per i sordomuti. Questo fatto può apparire strano, oggi, ma è opportuno ricordare che proprio sant’Agostino, cui l’ordine monastico di Mendel si rifaceva, è ricordato come uno dei primi santi ad occuparsi dei sordomuti, che nell’antichità pagana, prima dell’avvento del cristianesimo, erano invece, sovente, uccisi sin da piccoli o profondamente misconosciuti nella loro dignità umana. …» (da: Francesco Agnoli, Enzo Pennetta, Lazzaro Spallanzani e Gregor Mendel. Alle origini della biologia e della genetica, Edizioni Cantagalli, Siena 2012)



 

 

a cura di Lorenzo Mazzoni
(Già Docente di Matematica e Fisica, membro del Comitato di Redazione della Rivista Emmeciquadro e del Comitato Scientifico dell’Associazione Euresis)

 

 

 

 

© Pubblicato sul n° 52 di Emmeciquadro

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