Questo agile volumetto mantiene quanto promesso nel titolo: arrivano finalmente le buone notizie! Da tempo non mi capitava di sfogliare un testo per ragazzi così ricco di informazioni condensate in solo 63 pagine e con una quantità di illustrazioni da renderlo fruibile anche a chi si trova in difficoltà con il classico manuale scolastico.
Elin Kelsey – docente di Sostenibilità ambientale presso l’Università di Victoria in Canada – mette subito in evidenza la sua prima preoccupazione: avvisare il giovane lettore che non si tratta del «solito libro sull’ambiente» e cioè non spaventare con «messaggi catastrofici sullo stato del pianeta», viceversa dare motivi di speranza attraverso un percorso esplorativo in sei itinerari. Riccamente illustrato raccoglie tantissime soluzioni alla portata di tutti per impedire lo sfruttamento del nostro pianeta in modo indiscriminato, nonché fornire scelte di comportamento ai lettori.
Elin si presenta nel primo capitolo come una simpatica giovane scrittrice che vuole mostrare «a chiunque ami le infinite meraviglie che ci regala la vita sulla Terra» quante speranze ci possono rendere felici a patto di conoscerle, anche se – come spesso accade – tutto dipende da come riusciamo a immaginare il mondo a partire dall’uso dell’abbigliamento nella quotidianità, oppure con il seguire un’alimentazione che faccia un uso saggio delle risorse offerte dalla tecnologia.
Seguendo Elin nella sua suggestiva panoramica impariamo aprendo i cassetti e gli armadi di casa a scoprire quanti tessuti sintetici ci sono nei nostri indumenti ricordandoci che la loro fabbricazione necessita consumo di petrolio. Esiste un’alternativa? Certo! Si possono avere T-Shirt che derivano da altre sostanze come il bambù, la canapa, il cotone che possono garantire ecologia e pulizia al tempo stesso, senza consumare una risorsa fondamentale come, appunto, il petrolio. Sapevate che già oggi alcune marche di indumenti come Versace, Diesel e Stella utilizzano un materiale a nome Lyocell che deriva da cellulosa proveniente da carta riciclata?
Ho trovato molto belli nella loro sinteticità e chiarezza i fumetti illustrati da Clayton Hanmer come quello che spiega come una pesca intensiva di naselli – che andranno a finire inscatolati e venduti come bastoncini di pesce – significa meno cibo per leoni marini e foche, il che implica – in un contesto di rete alimentare – che le orche, invece di cibarsi di questi animali, andranno a caccia delle lontre marine. Ecco un ecosistema marino che si modifica a danno di organismi che hanno il controllo della rete alimentare.
Un modo per evitare di fare danni ci sarebbe ed Elin ci suggerisce di imitare la natura, come hanno fatto David Knight e Fritz Vollrath della Oxford Biomaterials, imitando l’abilità del ragno e producendo un materiale talmente robusto a nome Sidrex da essere utilizzato per le suture in medicina o per le tute protettive delle squadre di soccorso. Ed è con il moltiplicarsi delle iniziative su come riuscire a nutrire 7 miliardi di persone della Terra in modo ecosostenibile, che cominciamo a guardare bene nel nostro piatto e chiederci come ci è arrivato lì il cibo che ci prepariamo a consumare. Senza per forza introdurci nei massimi sistemi che fanno riferimento a vere o presunte battaglie sulla produzione di cibo attraverso un’agricoltura industriale o un’agricoltura super sostenibile, credo sia opportuno evitare «falsi allarmi» e usare il buon senso che ci indica come in entrambi i metodi di coltivazione troviamo vantaggi che non devono essere utilizzati per operare delle scelte radicali.



È altresì utile seguire i consigli dello chef Luke che ci invita a consumare prodotti locali, l’ormai famoso km zero nell’alimentazione, che ha avuto origine proprio grazie all’iniziativa di Luke Hayes-Alexander che, a partire dagli anni novanta del secolo scorso, ha intrapreso a utilizzare prodotti locali e a cucinarli nel suo ristorante in Ontario, valorizzando ricette che rischiavano di scomparire e diminuendo fortemente le spese per i trasporti.
Habitat ed ecosistemi si possono modificare nel tempo per cui è importante studiare come i cambiamenti climatici possono danneggiare la vita degli organismi sulla Terra. Oggi abbiamo molti strumenti non solo per riempire enormi banche dati, ma per conoscere i luoghi della Terra più ricchi di biodiversità. Dobbiamo ricordarci che queste «nursery della vita» marina possono modificare la loro posizione in funzione dei venti, della temperatura dell’acqua e delle correnti marine superficiali. La loro salvaguardia è fondamentale e per questo sono impegnati migliaia di scienziati che seguono questi importanti ambienti.
Nel nostro piccolo anche noi possiamo lasciare la nostra «impronta ecologica» seguendo un metodo inventato da Matthis Wackernagel e William Rees che consiste nel riconoscere quante sono le risorse energetiche disponibili in ogni paese e quante di esse sono utilizzabili: un bilancio che ci consente di capire di quanto abbiamo realmente bisogno e quindi conoscere il budget che la natura ci offre. Possiamo pensarci come un nuovo popolo di raccoglitori e agricoltori di «energia umana» che progetta con metodi, talvolta inediti, di sfruttare in modo sostenibile il bene prezioso dell’energia.
Al termine di questa lunga carrellata di scoperte davvero interessanti, Catherine O’Brien, dell’Università di Cape Breton in Canada, cerca di consapevolizzarci che «la felicità che contribuisce al benessere globale o individuale di una comunità» deriva dalla consapevolezza di non intaccare le risorse delle generazioni future, cioè riconoscere che i nostri figli e le future generazioni potranno continuare a sviluppare – utilizzandole al meglio – le nuove tecnologie per costruire risultati che possano guidare l’economia ecologica.
La conoscenza che abbiamo infinite possibilità di avere una vita più felice per noi e per migliaia di altre specie è quanto ci viene raccontato dall’autore e se ne avete a sufficienza di cattive notizie e volete conoscerne di buone dal pianeta Terra leggete questo libro che raccomando soprattutto ai ragazzi a partire dalla scuola secondaria di primo grado. Insieme ai loro docenti potranno apprendere e approfondire nuove sorprendenti idee su come regolare la nostra vita e quella del nostro pianeta.



 


Elin Kelsey

Buone notizie dal pianeta Terra

Editoriale Scienza – Trieste/Firenze 2013

Pagine 64 – Euro 12,90

 

 

 

 

 

 

Recensione di GianLuca Visconti
(Docente di Scienze Naturali, Chimica e Geografia presso il Centro Scolastico Argonne Faes, Milano)

 

 

 

 

© Pubblicato sul n° 53 di Emmeciquadro

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