Ricco e interessante questo nono volume della Edizione nazionale delle opere di Antonio Vallisneri, in cui si trovano informazioni difficilmente reperibili altrove e riflessioni importanti per capire come, agli albori del Settecento, si fonda scientificamente la «geologia». Un testo «moderno» perché porta in superficie tematiche di grande attualità.
Francesco Luzzini, naturalista e storico della scienza, descrive i «nuovi scoprimenti» e le teorie geologiche di Antonio Vallisneri (1661-1730) mettendone in luce la portata culturale rivoluzionaria. Infatti, i contributi sperimentali dello scienziato «patavino» sulle sorgenti, sui monti, sui fossili, hanno anche innescato il dibattito filosofico-teologico sull’età della Terra e sul Diluvio universale.
L’autore spiega il titolo nella Introduzione: «[Vallisneri] integrò le sue teorie in un sistema interpretativo […] in cui nulla era lasciato al caso ed ogni fenomeno, per quanto apparentemente incomprensibile, rispondeva ad un disegno preciso. Ma in questa natura ordinata e previdente, i dati raccolti sul campo suggerirono con sempre maggior insistenza che l’enormità del tempo necessario ai lentissimi processi geologici per agire richiedeva una geocronologia immensamente più estesa di quella dedotta dal racconto biblico; e Antonio trovò sempre più difficile riconoscere non tanto la possibilità, quanto la necessità dell’intervento miracoloso di Dio sulle leggi da lui stesso create.» (p. XX).
Il sottotitolo, Antonio Vallisneri e le scienze della Terra in Europa tra XVII e XVIII secolo, dichiara i contenuti: aspetti sperimentali e sviluppi storici della geologia che si declinano in tre ampi capitoli.
Il primo capitolo, Del tempo e delle pietre, ricostruisce, a partire dal Cinquecento, il dibattito europeo sull’origine dei fossili e la storia della Terra. Sono protagonisti i primi «naturalisti sperimentali»: ricordati magari per scoperte in altri campi, hanno partecipato attivamente al dibattito geologico. Per citarne alcuni: Andrea Vesalio (noto per il trattato di anatomia del corpo umano), Nicolò Stenone (ricordato per il «dotto» che porta il suo nome), Robert Hooke (famoso per aver visto al microscopio le «cellule» del sughero), Athanasius Kircher, Martin Lister eccetera.
[A destra: Dalle pagine interne: mappa della prima parte del viaggio di Vallisneri, da Scandiano alla Garfagnana]
Il secondo capitolo, Da Scandiano alle Panie, e più oltre, analizza le ricerche di Vallisneri sul campo: «Dai gessi di Scandiano alle enigmatiche salse bituminose dell’Emilia, dalle caverne dell’Appennino alle miniere di ferro garfagnine, Antonio s’addentra nel gran corpo della natura, né ebbe timore toccarne il cuore.» (p. XX).
Il terzo capitolo, Del diluvio e d’altre faccende, sviluppa il tema dei fossili: Vallisneri sostiene la teoria organica dei fossili ed è convinto che nel tempo stia la chiave per comprendere le dinamiche dei processi geologici, altrimenti inspiegabili senza il ricorso ai miracoli.
Il volume è arricchito da sedici tavole fuori testo a colori, da immagini originali dei reperti o dai frontespizi delle opere di cui si parla e da un’amplissima bibliografia.
Sicuramente è un libro per amatori, ma come si fa a non appassionarsi alle vicende che hanno portato a studiare il mondo con lo sguardo e il metodo rigoroso della ricerca scientifica autentica?
Francesco Luzzini
Il miracolo inutile.
Antonio Vallisneri e le scienze della Terra in Europa tra XVII e XVIII secolo
Leo S. Olschki – Firenze 2013
Pagine 278 – Euro 32,00
Recensione di Maria Cristina Speciani
(Membro della Redazione di Emmeciquadro)
© Pubblicato sul n° 53 di Emmeciquadro