L’anno scolastico appena concluso ha visto svolgersi l’undicesima edizione del convegno ScienzAfirenze.
Dopo un lavoro che li ha coinvolti fin dai primi mesi di scuola, il 16 e 17 aprile scorsi a Firenze sono convenuti 350 studenti e più di 50 insegnanti di 37 scuole secondarie di secondo grado, provenienti da 28 città di 12 regioni di tutta Italia, per confrontarsi sul tema: Micro & Macro: due approcci alla varietà dei fenomeni naturali. La dimensione sperimentale nello studio delle scienze.
Sono infatti sempre più numerosi gli insegnanti che rinnovano di anno in anno la loro adesione a questo convegno, a partire dalla condivisione dello stesso interesse e della stessa passione per l’insegnamento delle discipline scientifiche e per la crescita dei propri studenti. Da un incontro tra alcuni di loro è emersa una riflessione sull’esperienza vissuta e sull’incidenza che la partecipazione a tale convegno ha avuto riguardo alla modalità di affrontare l’insegnamento delle materie scientifiche.
Per partecipare al convegno insegnanti e studenti sono invitati a svolgere un percorso sperimentale per l’elaborazione di una tesina di ricerca. Questo impegno favorisce un continuo confronto tra studente, insegnante e fenomeno indagato, rendendo i primi due protagonisti del proprio lavoro.
Per questo ScienzAfirenze oltre ad essere un convegno scientifico nazionale è anche un’esperienza di crescita professionale e umana. Infatti, nelle testimonianze raccolte dopo il convegno tra studenti e docenti, come anche tra i relatori che provengono dal mondo della ricerca, emergono spesso le parole sorpresa, esperienza di un avvenimento di bellezza, nascita di un rapporto vero con i propri studenti: frasi che nell’esperienza quotidiana dell’insegnante risuonano raramente tra i banchi di scuola.
Cosa rende così umanamente interessante lo svolgere una attività di chimica o fisica, o altra disciplina scientifica?
[A sinistra: la locandina 2014]
Normalmente, infatti, un esperimento non «riesce» alla sua prima esecuzione e questo per diverse ragioni, non ultimo il fatto che il numero, la ricchezza, dei fattori che concorrono all’avvenimento di un fenomeno li rende non sempre facilmente isolabili, e spesso è molto complesso tenerli tutti in considerazione.
A partire da questa circostanza, si innesca un «dialogo» con il fenomeno studiato, costituito da osservazione, domanda, studio e verifica, teso a conoscere che cosa realmente accada. Talvolta la soluzione di un problema si raggiunge dopo momenti di «sospensione» in cui sembra esserci il vuoto. Inoltre l’interesse per conoscere un dato fenomeno pone quest’ultimo in una prospettiva organica.
Purtroppo niente è più lontano da tale dinamica della modalità, presente in molti libri di testo e largamente diffusa nella pratica, che riduce l’insegnamento della disciplina scientifica a una mera comunicazione di formule di cui si chiede allo studente la conoscenza e l’applicazione.
Comunque questa dinamica, interiorizzata, nel tempo cambia la forma dell’insegnamento della disciplina.
Un altro aspetto di cambiamento interessante riguarda la natura del rapporto con i propri studenti. Infatti se ciò che è a tema è conoscere, anche se si tratta di un frammento della realtà, affrontato con un metodo particolare, accade che docente e discente diventano partecipi entrambi di un’avventura di conoscenza: questo comporta, da una parte che la maggiore esperienza dell’insegnante sul campo diventa sorgente di autorevolezza, e dall’altra che le peculiarità dei componenti del gruppo di lavoro (creatività, capacità, conoscenze…) sono più facilmente riconosciute e valorizzate.
Spesso i lavori di preparazione al convegno vengono svolti in orario pomeridiano, pertanto l’impegno chiesto agli studenti coinvolge il loro tempo libero e questo richiede chiarezza nella proposta e rispetto della loro libertà. A volte si incontrano studenti che, mossi da curiosità, aderiscono a molteplici iniziative proposte in ambito scolastico, di cui poi non riescono a sostenere l’impegno con la serietà dovuta, perché non ne hanno le forze, e che quindi cercano di barcamenarsi a spese del gruppo di lavoro. Affrontare queste situazioni ha costretto gli insegnanti ad approfondire il valore e il significato del lavoro svolto, così da rendere ragionevole la richiesta di una scelta responsabile e di una adesione leale.
L’aspetto interessante di quanto descritto è che questi cambiamenti che potremmo descrivere come percorsi di avveramento di sé e del rapporto personale con il proprio lavoro non nascono a tavolino, seguendo un’immagine cristallina di perfezione, ma sono frutto dell’emergere di un rapporto autentico, che siamo invitati ad assecondare, con la disciplina, con noi stessi e con gli studenti. Ciò che interessa agli studenti e agli insegnanti infatti è conoscere ciò che è reale, non sono gli obiettivi, le competenze, eccetera che non hanno normalmente alcun nesso con la realtà.
Una esperienza come quella proposta da ScienzAfirenze è un ottimo antidoto per non cadere nell’astrattezza e per imparare ad avere dei criteri per creare percorsi significativi e delle finalità adeguate alla disciplina, a se stessi e agli studenti.
Per coloro che si sono coinvolti in questa avventura, le edizioni di questi anni di ScienzAfirenze hanno gradualmente portato a comprendere che conoscere è un avvenimento, come afferma Alain Finkielkraut: «Un avvenimento è qualcosa che irrompe dall’esterno. Un qualcosa di imprevisto. Ed è questo il metodo supremo della conoscenza. È una irruzione del nuovo che rompe gli ingranaggi, che mette in moto un processo.»
Non è utile insegnare senza educare e senza essere pronti a farsi cambiare da ciò che si insegna, ed è veramente possibile educare attraverso la scienza.
Per questo gli insegnanti dell’Associazione Diesse propongono per il mese di Aprile 2015 la XII Edizione di ScienzAfirenze, che avrà come titolo: «La luce: mezzo di studio e oggetto di indagine. La dimensione sperimentale nello studio delle scienze».
Giuseppe Tassinari
(Docente di Scuola Secondaria di II grado, responsabile della Direzione del Premio-Convegno ScienzAfirenze)
(in collaborazione con il Comitato Didattico di ScienzAfirenze)
© Pubblicato sul n° 53 di Emmeciquadro