Il testo è un romanzo, ambientato ad Alessandria nell’anno 642 dell’era cristiana e ventesimo dell’Egira; il generale Amrou attacca con le sue truppe la città per eseguire il compito affidatogli dal califfo Omar: dare alle fiamme i milioni di libri custoditi nella più grande e antica biblioteca del mondo, perché potenzialmente pericolosi per l’Islam.
Ma Amrou incontra tre addetti alla Biblioteca: l’anziano filosofo cristiano Giovanni Filopono, il medico ebreo Al-Razi e soprattutto la bella e sapiente Ipazia, matematica e musicista (personaggio immaginario ma ispirato alla celebre filosofa vissuta due secoli prima dell’epoca in cui è ambientata la storia); essi tenteranno di convincerlo a salvare il tempio del sapere universale raccontando la vita degli scienziati, poeti e filosofi che hanno vissuto in esso e per esso lavorato.
Con una serie di racconti il testo ripercorre pertanto la storia della Biblioteca attraverso le storie di coloro che, chiamati tra le sue mura, contribuirono a renderla celebre: matematici come Euclide e Diofanto, astronomi come Aristarco di Samo (il primo a scoprire che la terra gira intorno al sole) ed Eratostene (il primo ad aver misurato la circonferenza terrestre); ma anche poeti come Callimaco di Cirene e Apollonio Rodio, filosofi come Seneca e medici come Galeno.
Amrou ascolta e interloquisce, mostrandosi sensibile alle argomentazioni dei tre; quindi, con una lunga lettera, tenta di convincere il califfo della non pericolosità dei testi contenuti nella Biblioteca; ma tutto è inutile perché Omar, anche per ragioni politiche, ne ordina la distruzione.
A questo punto ci si può domandare: qual è il senso del titolo? Il bastone con cui Euclide, con grande maestria, tracciava figure sulla sabbia, davanti ai suoi allievi accovacciati, passa di mano in mano dei sapienti frequentatori della Biblioteca e forse scompare anch’esso nell’incendio; ma nell’epilogo, che ha come oggetto una discussione tra Niccolò Copernico e il suo amico Johann Faust nella quale si mette in dubbio la veridicità storica della distruzione della Biblioteca per volere del califfo Omar, ricompare una canna finemente cesellata che Faust regala a Copernico: sarà il bastone di Euclide?
L’autore nella postfazione precisa: «Avete letto un romanzo e non un saggio storico. Perciò non citerò le numerose fonti che ho consultato né stilerò una bibliografia»; ma ciò non gli impedisce di preoccuparsi di quei lettori curiosi che vogliono capire quale sia la proporzione tra la realtà storica e l’invenzione romanzesca.
Per essi, infatti, correda il testo di tre appendici: la prima riporta i dati essenziali degli scienziati ed eruditi citati nel libro; la seconda è la tavola sinottica dei re e dei sapienti, che spazia dalla fondazione di Alessandria (331 a. C. ) fino alla conquista della città da parte di Amrou nel 642 d. C.; la terza appendice, infine, destinata agli appassionati di geometria e di astronomia, illustra nel dettaglio alcune delle grandi scoperte realizzate dai sapienti alessandrini.




Jean-Pierre Luminet

Il bastone di Euclide Il romanzo della Biblioteca di Alessandria

La Lepre Edizioni – Roma 2013

Pagine 255 – Euro 22,00

Recensione di Doriana Fabiani
(Docente di Matematica a contratto presso la Facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Macerata)



© Pubblicato sul n° 54 di Emmeciquadro

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