Bella e piacevole da leggere la biografia di Sofia (o Sonia) Kovalevskaja, il secondo personaggio femminile nella storia della matematica che la collana Donne nella scienza lodevolmente propone ai ragazzi.
E che personaggio! L’autrice tratteggia vivacemente la figura di una giovane donna dell’alta società russa della seconda metà dell’Ottocento, che crebbe in un ambiente culturalmente elevato – conobbe e incontrò anche Dostoievskij – ma in cui il pregiudizio verso la presenza femminile in campo scientifico era radicale. A quell’epoca, le donne non potevano accedere alle scuole e tanto meno all’università.
Sofia studiò e rivelò le sue doti eccezionali in matematica perché il padre poté fornire ai suoi figli una buona istruzione privata in casa. Tuttavia, a diciotto anni, quando avrebbe potuto frequentare l’università, la strada per lei era sbarrata. La giovane allora, insieme alla sorella e ad altre giovani amiche desiderose di superare le barriere presenti nella società russa, trovò la strada per venire a studiare in Europa. Sofia si sposò formalmente con un giovane avvocato russo, Vladimir Kovalevskij, e da donna maritata andò via da casa, decidendo di vivere a Heidelberg, dove la raggiunsero la sorella e le amiche. Ella venne così in contatto con la migliore matematica europea dell’epoca, e il suo talento fu riconosciuto e apprezzato.
Ma è a Berlino che Sofia vuole recarsi, per incontrare il grande matematico Weierstrass, che diventa il suo maestro. Nasce un sodalizio speciale tra un grande maestro e un’allieva dotatissima: l’autorevolezza di Weierstrass, che riconosce e valorizza le capacità di Sofia, le consente nel tempo di superare gli impedimenti che anche il mondo accademico tedesco presenta per le donne: Sofia diventa la prima donna professore universitario di matematica, ma non in Germania, bensì in Svezia, dove era stata accolta dal matematico Mittag-Leffer.
A Stoccolma, a quarantun anni, muore per una polmonite, chiudendo giovanissima una brillante produzione scientifica: aveva anche ricevuto un importante premio dell’Accademia di Scienze di Francia per il suo lavoro Sulla rotazione di un corpo solido attorno a un punto fisso, appunto la trottola di Sofia.
È evidentemente impossibile far comprendere dettagliatamente l’importanza del contributo di pensiero di un grande matematico a chi non dispone di un sufficiente bagaglio di linguaggio e di nozioni: le equazioni differenziali alle derivate parziali sono materia universitaria, non fanno parte di ciò che di matematica tutti devono – o dovrebbero – sapere.
Perciò anche questa biografia ha soprattutto carattere narrativo, tratteggiando una figura di donna interessante. Non solo Sofia ebbe uno spirito libero, che rifiutò pregiudizi e preconcetti, ma non era solo dedita alla matematica: fu anche ricca di interessi diversi, per esempio, era una valente scrittrice, e fu sempre appassionata di letteratura. Inoltre, non visse isolata, ma si lasciò coinvolgere nelle vicende politiche dell’Europa dell’epoca, attraverso le sue forti amicizie.
Questo la rende interessante, perché non è frequente che l’originalità di pensiero si accompagni a un largo orizzonte umano nelle personalità della scienza, neppure oggi, in una società che pure ha superato molte barriere, ma non è ancora disposta a riconoscere facilmente l’importanza e il valore degli scienziati, in particolare delle donne.
Vichi de Marchi
La trottola di Sofia
Sofia Kovalevskaja si racconta
Editoriale Scienza – Firenze – Trieste 2014
Pagine 123 – Euro 12,90
Recensione di Raffaella Manara
(Docente di Matematica nelle Scuole Superiori – Redazione Emmeciquadro)
© Pubblicato sul n° 55 di Emmeciquadro