Un libro complesso, ma un libro che vale la pena di leggere fino in fondo perché il tema della memoria è sviluppato sotto diversi e anche lontanissimi aspetti e si imparano molte cose nuove.
L’autore, giornalista americano che ha raccontato gli sviluppi tecnologici della Silicon Valley, insegna le tecniche di comunicazione sulla carta e sul digitale alla Santa Clara University, l’ateneo dei gesuiti situato proprio nella Silicon Valley.
Il «filo rosso» del libro è documentare che la storia sì è costruita grazie alla capacità del genere umano – e solo del genere umano – di «preservare e gestire la memoria».
Ognuno dei dieci capitoli ha titoli e sottotitoli fortemente evocativi, come se si volesse facilitare la «memoria» dei contenuti proposti. I diversi aspetti della memoria evidenziati proprio nei sottotitoli ci sembra descrivano anche l’itinerario compiuto dall’autore durante la stesura del libro: biografia (Introduzione), parola (capitolo 1), simbolo (2), strumento (3), metafora (4), classificazione (5), riferimento (6), istruzione (7), registrazione (8), libertà (9), esistenza (10). «Ho iniziato considerando la memoria un fenomeno discreto: una regione del nostro cervello e una caratteristica dei nostri computer […] L’ho concluso con la convinzione che […] i ricordi ci forniscono non solo un’identità ma l’esistenza stessa […].» (p. 10).
Il testo è più scientifico quando, come nel primo o nel decimo capitolo, fa riferimento alle conoscenze attuali sul cervello; è più storico nei capitoli centrali, quando elenca le strategie per ricordare utilizzate da Cicerone o dal mondo classico. Ma ritorna, in tutto il libro, questo «doppio canale»: la storia dell’uomo che ha saputo tenere viva la tradizione e i fondamenti scientifici delle invenzioni che lo hanno permesso.
Non è possibile elencare, nel breve spazio di una recensione, la quantità di informazioni fornite che giustificano il lungo tempo dedicato dall’autore alla preparazione e stesura del libro, perciò accenniamo – come esempi – solo alcuni tra i temi che più ci hanno «sorpreso» e interessato, a testimonianza che come affermava Cicerone, l’uomo è davvero «tesoro e custode di tutte le cose».
A conclusione del primo capitolo le considerazioni sull’evoluzione del linguaggio in Homo sapiens sapiens «instancabilmente alla ricerca di spiegazioni sul funzionamento delle cose», pieno di stupore guardando «la volta del cielo notturno e ammirando la Luna e le stelle» e forse desideroso di rendere duraturi quei ricordi e quelle esperienze.
Nel secondo capitolo, nel periodo che gli archeologi fanno risalire a circa 11000 anni fa, quando: «il passato improvvisamente diventa […] una raccolta di testimonianze, ricordi e storie affidata alla parola scritta.» (p. 56).
La storia continua: nel terzo capitolo si racconta l’evoluzione dei supporti su cui l’uomo ha imparato a scrivere: papiro, tavolette, pergamena per arrivare alla carta di riso e alla nascita delle biblioteche.
Poi (capitolo 7) i primi dispositivi automatici per la registrazione della voce, il fonografo, il telefono, che segnano, alla fine del XIX secolo: «l’acquisizione in tempo reale della memoria di eventi fisici distanti nell’esatto istante in cui accadevano.» (p. 223).
E ancora la memoria video che ha reso presente l’assassinio di Kennedy o il primo passo dell’uomo sulla Luna, per arrivare fino agli sviluppi della memoria magnetica e della memoria flash alla fine del nono capitolo.




Michael S. Malone

Storia della memoria. Tesoro e custode di tutte le cose

Edizioni Dedalo – Bari 2014

Pagine 360 – Euro 25,00

Recensione di Maria Cristina Speciani

© Pubblicato sul n° 56 di Emmeciquadro

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