Universitas University, come si legge nel suo sito «è una libera associazione che ha lo scopo di fornire un aiuto a docenti e ricercatori di ogni Paese che desiderano confrontarsi sulla natura e le modalità del proprio lavoro e più in generale sulla concezione di Università».
Dal 26 al 28 febbraio si è svolto presso il di Ginevra il suo convegno annuale dal tema: «Nella nostra ricerca, cos’è la verità? Come possiamo esserne certi? Ci può essere vera conoscenza senza affezione?».
I convegnisti (una settantina tra docenti e ricercatori universitari) sono stati ospitati negli edifici che sorgono in corrispondenza del lungo anello sotterraneo (27 chilometri) dell’LHC (Large Hadron Collider). In questo anello è stato condotto l’esperimento denominato ATLAS, grazie al quale tre anni fa è stata confermata l’esistenza del bosone di Higgs, particella fondamentale nel cosiddetto Modello Standard delle particelle elementari.
A fare gli onori di casa Lucio Rossi, che è a capo del gruppo che progetta, costruisce e ottimizza la macchina dell’acceleratore di particelle .
Il convegno si è svolto con relazioni e vivaci dibattiti e ha incluso l’incontro con alcuni protagonisti delle ricerche del , e una visita agli impianti dell’esperimento . A testimoniare la sensibilità didattica dell’associazione, una delle relazioni era dedicata all’educazione attraverso la scienza, ed erano stati invitati alcuni docenti di scuola secondaria superiore tra i quali alcuni membri della redazione della nostra rivista Emmeciquadro.



Giovedì sera
Nella serata di giovedì 26 ha tenuto un intervento introduttivo sui temi del convegno, Marco Bersanelli, dell’Università degli Studi di Milano, cosmologo che ha svolto un ruolo di leader nel progetto “Planck” che, tramite l’omonimo satellite, ha permesso di ricavare con estrema precisione la mappa integrale della radiazione cosmica di fondo, essenziale per lo studio dell’Universo iniziale.
Il relatore ha evidenziando un contesto di tematiche nel quale si sono inseriti gli interventi più specifici del giorno successivo. Ha iniziato affermando che compito dello scienziato è la ricerca dell’ordine nascosto nella realtà fisica. Commentando poi il titolo del convegno ha posto la questione di quale sia la natura della verità scientifica: si tratta di una verità parziale che riguarda la realtà materiale nei suoi aspetti quantitativi. Non toccando domande ultime l’oggetto è, in un certo senso,  ridotto ma questo ci permette di fare dei passi di vera conoscenza. È possibile per noi indagare la realtà fino a livelli molto lontani da quelli che possiamo raggiungere concretamente e, utilizzando come linguaggio la matematica, possiamo allontanarci in modo straordinario dalle distanze alla nostra portata.
In questo intervento sono stati sottolineati due passaggi essenziali: riconoscere l’evidenza del dato e riconoscerne la significatività, che la vicenda della scoperta della radiazione di fondo ben esemplifica. Ma, e questo vale anche per il riconoscimento di un’evidenza oltre l’ambito scientifico, occorre un’educazione alla capacità di riconoscerla; e per questo non basta il singolo, occorre un ambiente umano, una «dimora».



Venerdì mattina
Il tema: «Come gli interrogativi posti interpellano le scienze naturali ».
Il primo relatore, Francesco Salamini genetista agrario, ha trattato di diversi aspetti delle ricerche nell’ambito della genetica, affermando in particolare che nello sviluppo dell’individuo una serie di fenomeni a livello epigenetico rende ogni persona irripetibile.

Il secondo relatore, Giorgio Dieci, docente dell’Università degli Studi di Parma, ha svolto un intervento particolarmente ricco e complesso, anche per le numerose citazioni (Hegel, Leopardi, Benedetto XVI, articoli di Nature…).
In particolare, sulla pretesa di descrivere «scientificamente» l’uomo, ha affermato che la scienza coglie i fattori che permettono l’unità della persona: rivelando la stupefacente concomitanza dei fattori che rendono possibile la vita di ciascuno di noi, dai quali però non si può dedurre la nostra personale identità.
Questo richiede un allargamento della ragione, mentre c’è tutta una epistemologia, che ha portato a una riduzione della realtà, con l’incapacità di porre domande che non siano situate all’interno del sistema scienza.



 

Venerdì pomeriggio
Il tema: «Come gli interrogativi posti interpellano le scienze umanistiche».
Il primo relatore, Luciano Violante, magistrato e già Presidente della Camera dei Deputati, ha svolto una lucida e talora «spietata» analisi della civiltà occidentale attuale, segnata dalla prevalenza dell’apparenza sulla verità. Ha affermato che esiste un eccesso di informazione, banalizzazione e spettacolarizzazione che svuota di significato il cuore della nostra vita di persone private e pubbliche. Di fronte al maltrattamento che subisce l’idea stessa di verità non occorre tanto un dibattito teorico, quanto ripristinare il «principio di comunità». Non tanto nel senso di comunità etniche o di territorio, quanto di «comunità di significato».
Il secondo relatore, Giambattista Formica, docente della Pontificia Università Urbaniana di Roma, ha condotto un’analisi, dal punto di vista filosofico, del concetto di dato empirico, mostrando come non ne sia immediata l’interpretazione e come esso presenti spesso una problematicità da non trascurare.
Nell’ultima parte del pomeriggio è stata tenuta una relazione che forse chi è abituato a una netta separazione dell’ambito universitario da quello della scuola secondaria non si sarebbe aspettato: un argomento di didattica: «Educare al vero attraverso la scienza»; il relatore, Mario Gargantini, giornalista scientifico è anche direttore della rivista Emmeciquadro.
Nell’esposizione ha seguito due percorsi che si intrecciano, quello della valenza culturale ed educativa delle discipline scientifiche e quello della situazione attuale della scuola. In particolare ha riaffermato che l’insegnamento deve essere il coinvolgimento in una esperienza, e non un arido formalismo o, peggio ancora, una divulgazione banalizzata.
Nel corso dello stesso pomeriggio si è svolto un intermezzo di grande interesse, in parte inatteso per i numerosi impegni della protagonista, cioè un momento di incontro con Fabiola Gianotti, già coordinatrice del progetto ATLAS e futuro Direttore Generale del designato per il quinquennio 2016-2020.

 

Sabato mattina
Nella prima parte della mattina Sergio Bertolucci, Direttore per la Ricerca ed il Computing, ha incontrato i convegnisti e ha risposto a numerose domande sulla situazione della ricerca al CERN, e sul significato che egli attribuisce alla propria esperienza di ricercatore.
Il convegno si è concluso con la visita ad alcuni impianti del , in particolare al rilevatore di particelle dell’esperimento ATLAS.

 

 

a cura di Lorenzo Mazzoni
(Redazione Emmeciquadro – Già docente di Matematica e Fisica al Liceo Scientifico)

 

 

 

 

© Pubblicato sul n° 56 di Emmeciquadro

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