Secondo l’autore è «una rapida carrellata su alcuni degli aspetti rilevanti e affascinanti della grande rivoluzione che è avvenuta nella fisica del XX secolo».
Forse un po’ troppo rapida. In realtà queste Sette brevi lezioni di fisica risentono della loro origine giornalistica (articoli sul supplemento della Domenica di Il Sole 24 Ore). Ma forse anche per questo hanno avuto un grande successo. Però non sempre ciò che ha successo è valido: può anche essere frutto di un abile mixing di elementi che attirano l’attenzione superficiale del lettore.
A questo punto esaminiamo il testo, soffermandoci in particolare sulla prima lezione che si presta a un’ampia serie di osservazioni. L’argomento è la relatività di Einstein, ma non pensate che sia qualcosa di difficile. Come si fa a catturare l’attenzione? Non certo spiegando anche in modo semplice qualche contenuto della teoria. Si comincia con qualche episodio della vita di Einstein, forse cercando di essere spiritoso. Ma quando si leggono frasi come: «Albert […] seguiva a tempo perso lezioni all’Università di Pavia: per divertimento, senza essere iscritto né fare esami. È così che si diventa scienziati sul serio». non possiamo evitare di fare due considerazioni.
La prima riguarda il consiglio un po’ scriteriato (oltre a tutto l’episodio riferito è alquanto distorto rispetto alla realtà) su come si fa a diventare scienziati.
La seconda riguarda proprio la personalità di Einstein: chi ha letto qualcosa della sua vita è consapevole della sua passione, fin da bambino, per il compito di svelare i misteri della realtà, e non può che ritenere un po’ offensivo nei suoi confronti l’uso del termine «divertimento». Ma dal punto di vista della presa sul lettore (un po’ sprovveduto, come su questi argomenti la maggior parte delle persone) risulta efficace.
Quanto poi al discorso fisico sulla relatività ristretta, l’unica cosa citata lo è a sproposito: è il paradosso dei gemelli, che, implicando un’accelerazione, appartiene alla relatività generale, non a quella ristretta.
Onestamente più affascinante, anche se in modo molto superficiale è l’introduzione alla relatività generale. Anche qui la tendenza a mostrare «il meraviglioso» porta a una serie di affermazioni alquanto scollegate e a non poche imprecisioni se non errori.
Le altre lezioni viaggiano su binari simili.
La seconda, sulla Fisica dei quanti, sempre incentrata sul meraviglioso, sembra ignorare (altrimenti si rischia di perdere l’effetto) che l’aspetto probabilistico delle leggi fisiche non si estende a tutta la realtà, e che a livello macroscopico permane il principio classico di causalità. Inoltre anche qui la semplificazione eccessiva gioca qualche scherzo. Per esempio secondo l’autore è stato Werner Heisenberg a «scrivere per primo le equazioni della nuova teoria». Ma, a meno di non riscrivere la storia della fisica, Heisenberg è l’uomo del principio di indeterminazione e della meccanica delle matrici: a scrivere la prima equazione è stato Schrödinger.
La terza lezione, sulla struttura del cosmo è a un livello così superficiale che non vale la pena di parlarne.
La quarta lezione, illustra (per modo di dire!) il modello standard delle particelle elementari, comprendendo, in sole quattro pagine, anche un accenno alla materia oscura. Non entriamo qui troppo a fondo nel merito della precisione. Diciamo solo che quando si dice che «la materia è fatta di una manciata di particelle elementari che vibrano e fluttuano in continuazione fra l’esistere e il non esistere e pullulano nello spazio anche quando sembra non ci sia nulla», si fa una confusione (probabilmente voluta, per creare sensazione) fra particelle stabili e le particelle virtuali del vuoto quantistico.
La quinta lezione, che affronta il problema (non da poco!) dell’incompatibilità fra fisica quantistica e relatività, e la sesta, che tratta dei buchi neri, seguono lo stile delle prime due che abbiamo brevemente esaminato.
A parte consideriamo l’ultima lezione, il cui argomento non è la Fisica, ma il significato dell’uomo nel cosmo. E quale potrebbe essere tale significato se si parte dalla posizione di uno scientismo che ripete, a un livello piuttosto basso, alcuni dei più scontati luoghi comuni?
Un significato trascurabile nella storia del cosmo, una delle tante specie destinate in breve tempo all’estinzione. In questa prospettiva «fa sorridere… dal punto di vista del nostro sapere sul mondo naturale» l’idea che l’uomo rappresenti «il vertice della natura, il punto altissimo dove la realtà prende coscienza di se stessa». E lasciamo perdere altre affermazioni, oltre a tutto contraddette dallo stesso sviluppo della scienza.
Tuttavia sotto la corazza ideologica emerge talora (in modo un po’ contraddittorio) l’esperienza di uno scienziato, che, anche un po’ inconsapevolmente, è alla ricerca del vero. Emergono quindi alcune affermazioni non solo condivisibili, ma anche oggettivamente «belle», come la seguente: «Qui, sul bordo di quello che sappiamo, a contatto con l’oceano di quanto non sappiamo, brillano il mistero del mondo, la bellezza del mondo, e ci lasciano senza fiato».
In conclusione, per descrivere la sensazione che provo leggendo questo testo non trovo di meglio che ricorrere a un ricordo di infanzia: il caleidoscopio una specie di piccolo cannocchiale in cui, nella parte terminale una serie di vetrini colorati, agitando l’apparecchio, davano, con gioco di specchi, una serie di belle immagini sempre diverse: accostamenti casuali senza alcun legame logico.
Tuttavia il successo di questo «caleidoscopio», oltre duecentomila copie vendute, non può non interrogarci. In qualche modo risponde a un’esigenza: probabilmente quella di colmare in qualche modo l’abisso fra l’enorme quantità di conoscenze acquisite in tutti i campi dalla scienza moderna e l’ignoranza quasi assoluta, a livello scientifico, della maggior parte della popolazione.
Questa esigenza rende auspicabile una paziente e «seria» opera di divulgazione, scientifica, ma non fatta in questo modo: questa non è divulgazione, ma solo un cabaret un po’ snob.
Carlo Rovelli
Sette brevi lezioni di Fisica
Adelphi Edizioni – Milano 2014
Pagine 88 – Euro 10,00
Recensione di Lorenzo Mazzoni
© Pubblicato sul n° 57 di Emmeciquadro