Uno degli aspetti più impressionanti della società attuale, che emerge vistosamente a livello scolastico, è la perdita del senso della realtà.
Come afferma Alberto Strumia nell’introduzione di questo volume «Oggi sembra che il mondo debba essere sempre e solamente come il “soggetto” vorrebbe imporgli di essere, con la sua mente, anzi ormai anche soltanto con la sua istintività».
La sfida del realismo sta, però, ritornando alla ribalta nel dibattito culturale e scientifico più recente e l’ambito dell’educazione è quello che più urgentemente dovrebbe prendere sul serio tale prospettiva.
Soprattutto nella sfera dell’educazione scientifica, dove si rischia di «presentare agli studenti un mondo che non esiste più e una visione di scienza inattuale. La vera novità sembra proprio essere la sfida del realismo e la ricerca dei fondamenti logici e ontologici delle scienze».
L’operazione di rimettere al centro la realtà trova nel pensiero di Tommaso d’Aquino il riferimento più autorevole e tuttora fonte di indicazioni, suggerimenti, piste di lavoro anche per il mondo della scuola; perché, «se da un lato può apparire improprio – come osserva Andrea Porcarelli – attribuire a Tommaso una pedagogia in senso proprio e formale», si può benissimo «parlare di principi antropologici, epistemologici, etici e psicologici di una pedagogia che si inserisca nella visione di Tommaso d’Aquino».
Ecco quindi l’opportunità e il pregio di questo saggio, il terzo della collana di studi e strumenti della Scuola SISRI (Scuola Internazionale Superiore per la Ricerca Interdisciplinare, www.sisri.it), che raccoglie contributi sia di taglio culturale e pedagogico sia didattico-disciplinare ad opera di studiosi quali (oltre a ai due citati): Stefano Curci, Antonio Petagine, Oana Gotia, Rodolfo Papa, Danilo Saccoccioni, Mirko Di Bernardo. Alessio Conti e Marco Caminada.
L’impostazione del volume è chiara ed esplicitata nel sottotitolo Una proposta didattica di ispirazione tomista; con un duplice vantaggio: libera gli autori, che possono sviluppare adeguatamente tutte le implicazioni di un organico sistema di pensiero; e favorisce i destinatari della proposta (in questo caso gli educatori) perché permette loro di riconoscere sempre i fondamenti e le ragioni profonde e unitarie delle scelte e delle soluzioni indicate.
Ciò è ancor più valido nel caso di un approccio come quello tomista, basato su una struttura di pensiero così potente e articolata; dalla quale peraltro non è difficile distillare come categoria epistemologica unificante proprio quella del realismo. Su questa si può innestare (come fa Petagine) una acuta analisi su come opera la ragione umana che «non può attivarsi senza entrare in contatto con la concreta esperienza messa a disposizione dai sensi»; tutto l’opposto, per intendersi, «dell’idea cartesiana dell’autoevidenza del cogito».
La ragione umana – che una sana educazione ha il compito di formare – è qualcosa di speciale e procede inevitabilmente in riferimento alla realtà e si esprime nelle azioni dell’indagare, scoprire, risolvere problemi, elaborare conclusioni; per l’uomo – a differenza degli Angeli – «pensare è procedere, comporre e dividere, investigare e apprendere»; il che significa che «il pensare richiede sempre e a tutti, dedizione, impegno, cura, concentrazione».
Compito del docente sarà allora aiutare l’allievo «a fare fatica, per imparare a usare al meglio i procedimenti razionali, in modo che egli sia a un tempo più efficace e più responsabile».



Opportunamente viene offerto un approfondimento sulla figura del maestro, in questo momento di particolare confusione che vede diffondersi ed essere assunti acriticamente, paradigmi pedagogici fondati, più o meno esplicitamente, su posizioni comportamentiste o cognitiviste.
Recuperare un’idea di maestro all’interno di una pedagogia personalista può rivelarsi molto utile per reagire alla moda didattica del momento, imperniata sul modello delle competenze: «sarebbe importante rilanciare le istanze di una pedagogia della persona che veda nel maestro un suscitatore di attività, che promuove competenze personali, piuttosto che un plasmatore di intelligenze, che mira a trasmettere competenze definite a priori (uguali per tutti)» (Porcarelli).
Non manca un approfondimento sulle scienze empirico-formali (Saccoccioni) che mostra «quanto la didattica possa trarre beneficio da un approccio realista» e segnala i limiti di molte recenti ricerche sui legami tra le neuroscienze e la didattica della matematica, limiti derivanti da un «materialismo di fondo che, negando la spiritualità (la riflessività, l’autoreferenzialità) degli atti intellettivo e volitivo, si precludono una fondazione metafisicamente adeguata perfino alla nozione di educazione, che in un certo senso viene a ridursi a quella di addestramento».



 


Danilo Saccoccioni (a cura)

Educare alla realtà.
Una proposta didattica di ispirazione tomista

EDUSC – Roma 2015

Pagine 289 – Euro 25,00

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Recensione di Michele Orioli
(Giornalista scientifico)

 

 

 

© Pubblicato sul n° 60 di Emmeciquadro

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