Non ha avuto nulla di puramente formale o tanto meno retorico l’evento svoltosi il 18 maggio scorso presso il Dipartimento di Matematica “Federigo Enriques” dell’Università degli Studi di Milano: era proposto come momento di commemorazione di Carlo Felice Manara nel centenario della nascita ed è stata una significativa occasione per tratteggiare l’eredità intellettuale e morale di una delle figure di spicco del panorama matematico italiano del Novecento.
Una presenza incisiva e appassionata non solo nel mondo della ricerca accademica ma anche in quello dell’educazione e della comunicazione: chi scrive non può dimenticare l’incoraggiamento, i consigli e poi la collaborazione offerti alla nascente realtà di Emmeciquadro e il prezioso accompagnamento a tante esperienze didattiche di giovani insegnanti e a tanti tentativi di fare dell’insegnamento della matematica, e delle discipline scientifiche in genere, un’esperienza di educazione e di crescita umana.
Il clima della giornata – che ha visto radunati colleghi, collaboratori, ex allievi, amici – rendeva tangibilmente l’impressione di essere in presenza di un’eredità da conservare e far fruttare; e a tale scopo sarà certamente utile lo strumento del sito web (www.carlofelicemanara.it), curato dai famigliari e presentato in chiusura della giornata dalla figlia Piera: il sito raccoglie in modo ordinato e ragionato i testi dei suoi lavori, molti dei quali non più facilmente reperibili, integrandoli con alcuni scritti inediti e con numerosi suoi interventi di carattere didattico, culturale e divulgativo in convegni, seminari e su giornali e riviste varie.
Gli interventi hanno messo in evidenza molti aspetti della personalità e della attività scientifica e più ampiamente culturale di Carlo Felice Manara; ne riprenderemo qui solo alcuni.
A cominciare dalla vastità degli interessi e – come ha sottolineato Antonio Lanteri – dalla «sua disponibilità a lasciarsi stimolare da problemi di altre discipline, portando come contributo ad esse la sua matematica, per quanto essa può offrire, sia come ausilio a comporre un adeguato quadro metodologico, sia come strumento tecnico».
Una esemplificazione sintetica di tale approccio è stata proposta da Mario Marchi quando ha parlato delle riflessioni di Manara sul linguaggio: «Un momento di particolare importanza della fase di costruzione concettuale, che occupa molto spazio nella riflessione e negli scritti di Manara, è quello della rappresentazione delle idee, dei concetti, mediante un appropriato e opportuno linguaggio simbolico. È questo un contributo caratterizzante che la matematica offre alle procedure di conoscenza di ogni scienza o disciplina a cui viene applicata, sia che studi la realtà empirica fisica o tecnologica, sia che venga utilizzata nella modellizzazione di fatti economici, sociali o umanistici. Si deve rilevare inoltre che è proprio da questo stesso ruolo svolto dalla matematica nelle procedure conoscitive, che conseguono anche i valori educativi e formativi che la matematica stessa presenta e trasmette».



Lo stesso Marchi ha passato in rassegna i molti settori della matematica affrontati e illuminati dall’opera di Manara; a partire dalla geometria algebrica per arrivare alle applicazioni all’economia, un’attività questa analizzata da Pier Carlo Nicola e ricordata con simpatia e vivacità di particolari dal Presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei Alberto Quadrio Curzio, come espressione di sintonia intellettuale e di profonda amicizia.
E poi ancora l’attenzione – ricordata da Gabriele Lucchini – alla dimensione storica della conoscenza matematica, all’evoluzione del pensiero matematico e al suo intrecciarsi con i diversi scenari culturali e con le domande che da sempre agitano l’animo dell’uomo.
E c’è un altro tema al quale il prof. Manara ha dedicato tempo, passione, studio e che consente di cogliere appieno la più vasta prospettiva umana nella quale si inseriva per lui la ricerca scientifica: è il tema dei soggetti con problemi di apprendimento anche gravi, ai quali ha prestato particolare attenzione dando vita a iniziative, esperienze e approfondimenti didattici e metodologici, ricordati da Adriana Davoli che in questo è stata sua stretta collaboratrice. «Aveva la preoccupazione – ha detto la Davoli – che proprio la matematica, in cui riconosceva delle valenze educative importanti, se insegnata maldestramente, potesse invece contribuire a provocare un fallimento nella crescita cognitiva dei bambini e dei ragazzi e potesse anche portare a una emarginazione delle persone, invece che creare delle opportunità di promozione umana».
Nelle diverse attività in questo ambito, collaboratori e insegnanti restavano colpiti dalla sua modalità di affronto dei problemi, «dalla capacità di ascolto di Manara e dal modo in cui, per correggere, valorizzava quello che già c’era di buono e incoraggiava quelle attività concrete che con naturalezza potevano indurre i ragazzi al ragionamento.
Delicatamente considerava i limiti, le fatiche, le incomprensioni, le difficoltà, come un dato per accogliere la persona tutta intera e trattava la complessità delle situazioni non come un inciampo, ma come un motivo per accogliere e un dato positivo da cui partire».
Le varie angolature dalle quali è stata considerata l’esperienza culturale e umana di Carlo Felice Manara non hanno fatto che portare in primo piano e aiutarci a cogliere il valore e il senso dell’incontro con un Maestro (così infatti abbiamo titolato lo Speciale di Emmeciquadro a lui dedicato): uno che – per prendere ancora le parole di Marchi – «era il nostro Capo, che con affettuosa ironia e grande serietà intellettuale ci ha prima indirizzato e poi accompagnato sulla strada in primo luogo della scienza e poi della saggezza».



 

 

Mario Gargantini
(Direttore della rivista Emmeciquadro)

 

 

 

 

© Pubblicato sul n° 61 di Emmeciquadro

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