Nei giorni 22 e 23 ottobre 2016 a Bologna si è tenuta l’annuale Convention organizzata dall’Associazione diesse, dal titolo Tutto ha inizio da uno sguardo.
Sabato pomeriggio ottocento partecipanti hanno ascoltato gli interventi di Pietro Baroni, che collabora all’iniziativa I colloqui fiorentini, di Chiara Cotroni responsabile della Bottega della Matematica e di Guido Capetti docente di Disegno e di Storia dell’Arte. Essi hanno documentato come ha inciso e cosa ha generato nella loro esperienza di insegnamento, la riflessione sull’intervento che don Julian Carron ha tenuto lo scorso anno durante l’analoga manifestazione.
In seguito i tre relatori invitati, il pedagogista Giorgio Chiosso dell’Università di Torino, Michele Monopoli, dirigente scolastico del Liceo classico “Beccaria” di Milano e il filosofo Costantino Esposito, docente presso l’Università degli Studi di Bari, hanno approfondito l’importanza dell’educazione nel contesto storico attuale, sempre paragonandosi con l’intervento di don Julian Carron.
Chiosso ha messo in evidenza come l’educazione – al contrario delle inflazionate espressioni quali formazione, competenze, istruzione, spesso sinonimi di efficientismo economico o apprendimento di abilità tecniche – abbia a che fare col cuore degli studenti e costituisca il migliore antidoto al narcisismo relativistico e all’individualismo, in quanto consente la crescita di soggetti liberi e razionali.
Monopoli ha sottolineato l’importanza della scuola come luogo della condivisione e della ricerca della propria identità nel confronto con diverse etnie e culture e nella messa in gioco da parte degli studenti dei desideri veri e delle grandi domande, non sempre conformi alle aspettative eccessive o irrealistiche degli adulti.
Infine Esposito nel proseguire la riflessione, ha sviscerato quest’ultimo aspetto, rimarcando la necessità di non dare per scontata la realtà, imparando a guardare secondo verità i ragazzi che si hanno davanti.
Questo momento storico di crisi educativa può allora diventare un’opportunità di crescita e di consapevolezza per il docente. Nella seconda parte dell’intervento è emerso un aspetto, sviluppato anche da Giorgio Vittadini dell’Università di Milano Bicocca nel giorno successivo, che riguarda l’importanza delle competenze non cognitive (non rilevabili attraverso semplici test oggi invece molto in voga) integrate a quelle cognitive, al fine di formare compiutamente le persone.
Le non-cognitive skill riguardano l’apertura mentale, la stabilità emotiva, la coscienziosità, l’estroversione, l’amicalità, la capacità critica. Questi aspetti, rilevati per primo da James Heckman – studioso contemporaneo di economia legato al filone di ricerca riguardante le risorse umane – consentono di non ridurre l’educazione a un kit di informazioni da fornire, dando invece spazio alle esperienze e alle relazioni che aiutano la persona a non chiudere mai le domande, nell’ottica di una conoscenza concepita come inesauribile.
Tutto ciò è in contro tendenza rispetto a un’idea di educazione, di matrice funzionalista, neutrale, depurata da elementi di tipo etico e soggettivo.
Nell’ultimo giorno Giorgio Vittadini, presentando il libro di recente pubblicazione: AA.VV., Far crescere la persona. La scuola di fronte al mondo che cambia (Fondazione Sussidiarietà), ha ribadito come, per far funzionare bene il Sistema Scuola, sia necessario investire non di più (perché in Italia non si spende poco rispetto ad altri Paesi europei) ma in modo più mirato, premiando per esempio i docenti più meritevoli; ha sottolineato l’importanza per gli studenti, di una formazione di alto livello per un lavoro che sia più soddisfacente (sfatando errate convinzioni che circolano tra i docenti in questo periodo di crisi economica e culturale).
Le Botteghe e i Team Work
Moltissime le proposte di approfondimenti disciplinari offerti dalle Botteghe e dai Team Work. In questa sede mi soffermo sul Team Work – Il cantiere delle Scienze che aveva come tema: Lingua e linguaggi nell’insegnamento/apprendimento delle Scienze.
Durante la prima sessione di lavoro Marco Bramanti, Professore Ordinario di Analisi Matematica presso il Politecnico di Milano, ha messo in evidenza il ruolo della Matematica nelle Scienze.
La Matematica non solo è un linguaggio che permette di esporre in modo sintetico dei contenuti, ma costituisce una vera e propria forma di pensiero che struttura le discipline scientifiche, in particolare la Fisica. Fra Matematica e Fisica esistono analogie che riguardano il metodo; infatti, l’oggetto di studio in ambito fisico è l’esito di una operazione di astrazione, necessaria perché la realtà fenomenica è complessa; ma questo non significa che non sia importante partire dall’intuizione e dall’esperienza (le sensate esperienze galileiane) per poi gradualmente formalizzare i concetti.
Un’altra analogia metodologica riguarda l’utilizzo di dimostrazioni che consentono di ottenere leggi e principi di tipo universale. Questa osservazione è importantissima soprattutto oggi, in quanto esiste una forte tendenza a ridurre le Scienze a dimostrazione di fatti empirici, svalutando la potenza razionale della dimostrazione. Inoltre, insegnando, esplicitare i metodi caratteristici delle diverse discipline scientifiche permette di motivare i ragazzi allo studio oltre che renderli più consapevoli, evitando loro di diventare meri esecutori di procedure. [n.d.r. – Il testo dell’intervento del prof. M. Bramanti è pubblicato su questo numero della rivista]
Nel pomeriggio Villi Demaldè, docente di chimica, responsabile del Team Work delle Scienze, ha esposto brevemente un percorso di tipo storico, mettendo a tema l’evoluzione del linguaggio chimico: termini e simboli. Ha parlato, a partire dai primi studi alchemici, delle tavole di affinità che rappresentano i primi tentativi di formalizzare quanto poi – attraverso la teoria atomica di Dalton – è oggi noto e che costituisce il fondamento della chimica: i simboli attuali e la costruzione della tavola periodica, da cui è possibile trarre tutte le informazioni necessarie per la formazione dei legami tra atomi in modo ragionato.
Infine, domenica mattina, chi scrive ha illustrato in particolare due percorsi, uno realizzato con ragazzi di seconda secondaria di I° grado che partiva dalla cura di un orto con relativa attività di compostaggio e un altro con ragazzi di terza che sviluppava le problematiche legate agli OGM, supportato da una lezione del professor Carlo Soave dell’Università degli Studi di Milano.
Nella descrizione di questi percorsi è stata messa in evidenza l’importanza della narrazione come occasione di riflessione sull’esperienza, per esempio su quanto osservato eseguendo un esperimento o durante una uscita didattica anche semplicemente nel giardino della scuola, e come strada per arrivare gradualmente all’apprendimento dei linguaggi specifici; si è sottolineato inoltre che la narrazione richiede un forte coinvolgimento personale, capacità critica, creatività, capacità di stabilire un nesso tra pensiero e azione.
A chiusura dei lavori Villi Demaldè ha invitato tutti i presenti a partecipare, se interessati, al lavoro trasversale tra le Botteghe di diverse discipline, già avviato, partendo dall’analisi di testi proposti dagli stessi docenti che vi partecipano.
[n.d.r. – I testi integrali dei diversi interventi citati saranno pubblicati sul sito: www.diesse.org]
Nadia Correale
(Docente di Matematica e Scienze alla scuola secondaria di I° grado)
© Pubblicato sul n° 63 di Emmeciquadro