La teoria più importante di Stanley Jaki (1924-2009) riguarda le origini cristiane della scienza. Intorno a questo argomento il pensatore ungherese ha sviluppato una serie di tematiche, con le quali ha integrato gli aspetti che sono di pertinenza della storia del pensiero scientifico.
Questo libro è la versione italiana dell’opera The Virgin Birth and the Birth of Science (Real View Books, 1998) che, a sua volta, è la seconda edizione rivista dell’omonimo lavoro risalente al 1990. Parlare di Cristo come «il Salvatore della Scienza» ha indotto l’autore a rivolgere l’attenzione alla sua nascita, un evento di portata ben più ampia per il genere umano, rispetto alla mera prospettiva scientifica.
Protagonista di questa nascita è la Vergine Maria, al cui culto Jaki è stato particolarmente devoto. La venuta di Cristo nel mondo rappresenta la negazione della ciclicità ed eternità del tempo. La dimensione temporale lineare, infatti, è stata tra le ragioni che hanno permesso l’emergere delle scienze esatte. Il tempo è una realtà creata e questo è un dogma della teologia cristiana, così come un’altra verità dogmatica è costituita proprio dalla verginità di Maria. Tutto ciò viene ribadito con forza da Jaki, contrariamente a quei teologi che hanno messo in discussione questi principi, recando solo danni alla fede.
Questi, e altri dogmi, hanno ispirato un pensatore come Giovanni Buridano (1295-1363), e tutti gli altri autori del periodo medievale che hanno avviato la revisione della filosofia naturale aristotelica. Grazie alle ricerche svolte agli inizi del secolo XX dallo scienziato e filosofo francese Pierre Duhem (1861-1916), oggi sappiamo che in questo modo è stato intrapreso il cammino verso la Rivoluzione Scientifica moderna.
La realtà di Cristo come Unigenito Figlio del Padre, in aggiunta alle altre caratteristiche del monoteismo cristiano, ha comportato l’abbandono totale di ogni concezione panteista e animista nella visione dell’Universo. Come Jaki sottolinea in tutte le sue opere principali, si è trattato di un fondamento essenziale per la nascita del vero pensiero scientifico.
Il rifiuto della figura della Vergine, pertanto, è parte integrante del rifiuto di quei principi che hanno consentito lo sviluppo della scienza nel mondo occidentale. L’assenza di questi dogmi ha determinato quelli che Jaki definisce gli stillbirths of science, cioè le mancate nascite della scienza all’interno degli altri contesti religiosi, che hanno preceduto l’avvento del cristianesimo.
L’importanza del culto mariano è stata difesa anche da un personaggio come John Henry Newman (1801-1890), recentemente beatificato da Papa Benedetto XVI e citato da Jaki in questa pubblicazione. Newman ha fatto notare come quei popoli che hanno perso la loro devozione a Cristo, siano gli stessi che hanno rinunciato alla devozione a Maria. Una parte di questo lavoro, inoltre, è stata dedicata all’analisi dei dipinti di William Blake (1757-1827) concernenti la natività. Un’accurata interpretazione di queste opere pittoriche ci riconduce al vero significato della nascita di Cristo, con tutte le verità di fede a essa collegate.
In definitiva, Jaki abbina la figura della Vergine, considerata nella pienezza della sua dimensione teologica, alle questioni epistemologiche relative alle origini della scienza. Il risultato è una sintesi molto efficace di due temi che apparentemente non avrebbero nulla in comune.
«Questa è la prospettiva ultima della nascita verginale di un Bambino tramite il quale tutto è stato creato, in cui tutto è mantenuto in esistenza, e nella cui sola persona tutto, compresa la scienza e anche gli scienziati, è rinnovato e alla fine giudicato» (p.33).
Stanley L. Jaki
La nascita verginale e la nascita della scienza
Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” – Roma 2017
Pagine 34 – Euro 5,00
Alessandro Giostra
(Insegnante di Filosofia e Storia, socio della Stanley Jaki Society, collabora al portale della Documentazione Interdisciplinare di Scienza e Fede)
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© Pubblicato sul n° 68 di Emmeciquadro