Quest’anno si ricordano i trecento anni dalla nascita di un personaggio singolare come Maria Gaetana Agnesi. Se ancora oggi, purtroppo, sopravvive il pregiudizio secondo il quale le donne sarebbero meno portate o meno interessate degli uomini alle materie dette STEM (dall’inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics), nel diciottesimo secolo era davvero una rarità incontrare una donna matematica.



Il più importante risultato dei suoi numerosi studi fu il testo Instituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana, pubblicato a Milano nel 1748 e considerato «la migliore introduzione ai lavori di Eulero», tanto da essere tradotto successivamente in francese e in inglese.

“Istituzioni analitiche ad uso della gioventù italiana” pubblicato a Milano nel 1748

I suoi interessi matematici spaziarono anche all’algebra e alla geometria. In un commento -mai pubblicato – al Traitè analytique des sections coniques du marquis de l’Hôpital, veniva discussa la curva detta Versiera, che ora prende da lei il nome: versiera di Agnesi.



La curva Versiera

Nella sua vita si dedicò anche allo studio delle lingue, tanto da meritarsi il soprannome di «Oracolo Settilingue», e quello della filosofia e della teologia. Si adoperò inoltre nel promuovere l’importanza dell’istruzione femminile.

Nella biografia della matematica milanese si staglia un anno spartiacque, il 1752. Il desiderio giovanile di Maria Gaetana era diventare monaca, ma vi rinunciò per accudire il padre; quando in quell’anno egli morì, ella rifiutò la cattedra di insegnamento all’Università di Bologna, offertale con atto singolare e rivoluzionario da Papa Benedetto XIV, e si ritirò dalla vita pubblica per dedicarsi soprattutto alle opere di carità.



Per non pensare con rammarico a quali contributi della sua rara intelligenza ci può aver privato questa sua scelta molto speciale, riferiamoci a queste parole che San Paolo scrive ai cristiani di Corinto: Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole. Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o liberi; e tutti ci siamo abbeverati a un solo Spirito. Ora il corpo non risulta di un membro solo, ma di molte membra. (1Cor 12, 4-14)

È forse questa l’ottica in cui possiamo leggere le diverse fasi della vita dell’Agnesi come un tutt’uno, e i poliedrici interessi culturali e spirituali della sua mente brillante come strettamente interconnessi tra loro.

Le sue intuizioni matematiche, quel suo percorrere la bellezza geometrica della curva Versiera, dipendono e allo stesso tempo alimentano le sue aspirazioni contemplative. Se non poté vivere in un convento, ecco che i suoi studi è come se l’abbiano condotta nello stesso luogo. Se nel 1752 riscontriamo un salto esistenziale, allo stesso tempo non possiamo non osservare una profonda continuità di espressione umana del suo spirito.

La struttura astratta ed evocativa degli oggetti matematici che maneggiava l’hanno portata al servizio concreto ai poveri e ai malati proprio come, in Cristo, un Dio impalpabile e infinitamente altrove, si rende prossimo e si china a lavare i nostri piedi con un canovaccio ai fianchi.

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Francesco Malaspina(Dipartimento di Scienze matematiche “G. L. Lagrange”, del Politecnico di Torino)