«Verso il 1917 Gaston Julia studiò curve molto complicate; parlava di certi oggetti nascosti sotto una sorta di velo; non li vedeva ma tirava a indovinare, come se li toccasse dietro il velo, ma nello stesso tempo sosteneva che queste curve esistevano nella misura in cui davano luogo a una teoria molto elegante. La teoria era elegante ma le curve non esistevano. Oggi possiamo dire che a fianco della bellezza astratta della teoria, c’è anche la bellezza plastica della curva, una bellezza stupefacente. Dunque dentro questa matematica c’era anche una bellezza fisica, accessibile a chiunque. Il fatto che la matematica fosse incapace di osservare la curva di Julia era una sorta di rifiuto nell’utilizzare uno dei sensi dell’uomo per comprendere il mondo che lo circonda. Non si può comprendere tutto per mezzo del cervello senza far intervenire l’occhio o la mano. Facendo intervenire l’occhio e la mano nella matematica, non soltanto abbiamo ritrovato la bellezza antica, che resta intatta, ma abbiamo scoperto una bellezza nuova, nascosta e straordinaria.»
Benoît B. Mandelbrot
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Il Medioevo
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N° 27 – Agosto 2006 – I segreti della vita
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