Gli Emmy purtroppo sono stati assegnati mentre in Italia imperversava il dibattito sull’esito del voto. Un rito a cui teniamo molto e che concentra la nostra attenzione. Sia chiaro, anche per quanto riguarda l’assegnazione degli Oscar della Tv parliamo in fondo di votazioni e di risultati elettorali. Infatti, nella notte tra il 20 e 21 settembre è stato il voto di oltre 22mila giurati a scegliere i vincitori dei migliori programmi tv dello scorso anno.
Ecco le notizie principali.
HBO batte Netflix 30 a 21. Questo è il responso sulla partita che si è giocata quest’anno tra i colossi delle produzioni televisive. Eppure Netflix era entrata nella fase finale con circa una quarantina di nomination in più. Questo risultato è la conferma che in America non vi è mai un solo dominatore della scena e non si accetta il monopolio di chicchessia, figuriamoci poi nel campo dei media e delle produzioni televisive. A proposito di monopoli dobbiamo segnalare che entro il 2021 – Covid permettendo – sbarcheranno almeno altre tre nuove piattaforme, a dimostrazione che la battaglia dello streaming è solo agli inizi. Ne godranno gli spettatori? Bella domanda. Sicuramente si, in linea di principio. Salvo segnalare come sia diventato difficile scegliere cosa vedere in una marea di vecchi e nuovi titoli: pensate, solo nel 2020 si sono aggiunte ai cataloghi delle piattaforme circa 510 nuove produzioni.
Quest’anno la 72esima edizione della più importante manifestazione del settore si è tenuta in un teatro completamente vuoto. Il presentatore Jimmy Kimmel ha fatto praticamente tutto da solo, salvo la partecipazione di pochissimi ospiti, mentre tutti gli oltre 100 candidati hanno atteso i risultati in collegamento in remoto. Lo spettacolo non ha subito particolari contraccolpi, anzi, per certi aspetti è apparso più realistico vedere i candidati in attesa nel loro salotto di casa, o in una stanza d’albergo, con accanto le persone più care, piuttosto che guardarli nella solita sfilata sul tappeto rosso con addosso improbabili vestiti d’occasione.
Per il genere “Commedie” ha stravinto la serie canadese Schitt’s Creek, che ha portato a casa tutti i premi a disposizione. Un po’ come ha fatto Zaia in Veneto. L’intero cast – composto, a dire il vero, da diversi congiunti – era presente in un unico luogo e questo ha consentito loro di abbracciarsi in continuazione, anche perché essi stessi apparivano sinceramente sorpresi a ogni nuovo annuncio di vittoria. Purtroppo la serie – giunta alla sesta e ultima stagione – non è disponibile in Italia e quindi non possiamo che astenerci dal commentare. Sappiamo che la critica nordamericana ne ha parlato benissimo e che racconta la storia di una ricchissima famiglia caduta in disgrazia e che si trasferisce in un piccolo paese agricolo del Nord-Ovest.
Per la categoria “Miniserie” ha vinto, secondo i pronostici, Watchmen, la bellissima serie HBO ispirata al fumetto futurista degli anni ’80 realizzato da Dave Gibbons e John Higgins. Premi anche a Regina King e a Yahya Abdul-Mateen II. Nella stessa categoria hanno ricevuto un giusto riconoscimento anche Unorthodox (premio alla regista tedesca Maria Schrader) e a I Know This Much is True (premio al miglior attore a Mark Ruffolo). I primi due episodi (su 6) di quest’ultima serie sono andati in onda per la prima volta in Italia su Sky Atlantic proprio l’altro giorno, il 22 sera.
Per la categoria principe “Drama” il successo è andato alla seconda stagione della serie HBO Succession, un meritato riconoscimento. Per Succession hanno vinto anche Jeremy Strong come migliore attore, Jesse Armstrong per la miglior sceneggiatura e Andrij Parekh per la regia. Condivisibili anche le altre scelte dei giurati per gli altri premi di questa combattuta categoria. A sorpresa vincono: come miglior attrice Zendaya per Euphoria; Billy Crudup per il ruolo di attore non protagonista in The Morning Show; e – con grande entusiasmo da parte di chi scrive – Julia Garner per la straordinaria interpretazione di Ruth in Ozark.
Restano quindi a bocca asciutta grandi star del calibro di Jennifer Aniston, Olivia Colman, Jeremy Irons e Brian Cox. Ma la cerimonia non ha vissuto per nulla in clima di accesa competizione. Anzi, in un clima disteso è stato assai divertente guardare le reazioni di parenti, amici o fidanzati mentre ogni vincitore o vincitrice sciorinava la lista dei ringraziamenti.
Il politicizzato mondo dello spettacolo americano non poteva certo farsi sfuggire l’occasione di far sentire la propria voce. Principalmente contro Trump – il bersaglio preferito -, ma anche per ricordare le azioni repressive della polizia contro il movimento Black Lives Matter che vanno avanti da mesi. Molto suggestivo il “non ringraziamento” per il Presidente Usa e per il Premier britannico con cui Jesse Armstrong, creatore di Succession, ha chiuso la manifestazione.
Ultima, rapida considerazione. Gli americani dovrebbero aprire le porte del loro premio più importante alle produzioni di tutto il mondo. È assurdo che non possano concorrere serie del livello di Peaky Blinders o Mr. Robot, così come non possono partecipare ottime produzioni italiane come The Young Pope e L’Amica Geniale, che proprio in America hanno raccolto un considerevole successo di pubblico e molti consensi dalla critica, tali da far tornare in mente gli anni d’oro del grande cinema italiano del dopoguerra.