Per costruire un mondo migliore, che sia più giusto e pacifico, bisogna ripartire da fraternità e amicizia sociale. È questa la strada tracciata da Papa Francesco nell’enciclica “Fratelli tutti”. Un’enciclica sociale, come la definisce il Pontefice. In un mondo globalizzato come quello in cui viviamo la salvezza è possibile solo restando uniti. Ma non basta promuovere la fraternità a parole, servono i fatti. Questi si concretizzano in una politica migliore, che non è sottomessa agli interessi della finanza, ma è al servizio del bene comune. Questo pone al centro la dignità di tutti gli esseri umani e si impegna ad assicurare a tutti il lavoro, in modo tale che ognuno possa sviluppare le sue capacità. Si tratta di una politica lontana dai populismi, che sa trovare soluzioni a quelle situazioni che mettono in pericolo i diritti umani fondamentali e che si pone come obiettivo anche quello di eliminare in maniera definitiva fame e tratta. Ma un mondo più giusto è possibile anche promuovendo e perseguendo la pace. Questa non va intesa semplicemente come assenza di guerra, ma è un’opera “artigianale” che coinvolge tutti.



ENCICLICA FRATELLI TUTTI: PACE E PERDONO

Con la pace si può arrivare alla giustizia, ma tramite il dialogo. Per Papa Francesco non esistono guerre giuste, infatti nell’enciclica “Fratelli tutti” c’è la sua netta condanna, in quanto essa è “negazione di tutti i diritti”. C’è anche il rifiuto della pena di morte, che per il Pontefice è “inammissibile”. Importante anche il richiamo al perdono, che non significa dimenticare, né rinunciare alla difesa dei propri diritti. Sullo sfondo resta la pandemia di Covid-19, che “ha fatto irruzione in maniera inattesa proprio mentre stavo scrivendo questa lettera”. L’emergenza sanitaria ha dimostrato che “nessuno si salva da solo”, quindi ora più di prima bisogna “sognare come un’unica umanità” in cui tutti siamo fratelli. L’enciclica “Fratelli tutti”, costituita da una breve introduzione e da otto capitoli, raccoglie le riflessioni di Bergoglio sulla fraternità e l’amicizia sociale, ma “in un contesto più ampio”. Inoltre, sono integrate da documenti e lettere inviate al Papa da “tante persone e gruppi di tutto il mondo”. Nel primo capitolo, dal titolo “Le ombre di un mondo chiuso”, il Pontefice si sofferma sulle storture della nostra epoca, in cui concetti come democrazia, libertà e giustizia vengono distorti.

ENCICLICA FRATELLI TUTTI: NO MURI, MA PONTI

Nell’epoca contemporanea prevale la logica del mercato fondata sul profitto e la cultura dello scarto. Disoccupazione, razzismo, povertà, disparità di diritti e schiavitù, donne costrette ad abortire e traffico di organi sono problemi globali che vanno affrontati globalmente. Bisogna superare la “cultura dei muri” che favorisce la proliferazione delle mafie. Ma bisogna ricostruire l’etica, perché i mass-media hanno contribuito al suo sgretolamento eliminando ogni pudore e puntando su un dialogo non costruttivo. Nel secondo capitolo, intitolato “Un estraneo sulla strada”, il Papa sottolinea la necessità di farci prossimi all’altro, superando interessi e pregiudizi. Dobbiamo puntare ad una società inclusiva che aiuta chi è caduto o soffre. No ai muri, sì ai ponti da costruire con l’amore. Nel terzo capitolo, “Pensare e generare un mondo aperto”, dell’enciclica “Fratelli tutti” il Pontefice ci esorta a “uscire da noi stessi” per trovare negli altri una crescita. Il meglio va cercato nella vita dell’altro, allontanandosi da ogni egoismo.

ENCICLICA FRATELLI TUTTI: DEBITO, MIGRAZIONI E POLITICA

Il Pontefice richiama ad una “etica delle relazioni internazionali”, perché non si può negare a nessuno il diritto a vivere con dignità. E visto che i diritti non hanno frontiere, nessuno può restare escluso. Nell’enciclica “Fratelli tutti” c’è anche un riferimento al debito estero: il principio che va saldato è fermo, ma l’auspicio è che ciò non comprometta la crescita dei Paesi più poveri. Nel quarto capitolo, “Un cuore aperto al mondo intero”, si affronta in maniera più approfondita il tema delle migrazioni. Bisogna evitare quelle non necessarie creando possibilità di vivere dignitosamente nei Paesi di origine, ma bisogna rispettare il diritto a cercare altrove una vita migliore. Fondamentale è una collaborazione internazionale, perché è sana la cultura accogliente che sa aprirsi all’altro. Nel quinto capitolo, “La migliore politica”, il tema è facilmente intuibile. Il popolarismo si contrappone al populismo che attrae consensi per strumentalizzarlo e fomentare egoismi. Ma la migliore politica è quella che tutela il lavoro. “Il mercato da solo non risolve tutto”. Nell’enciclica “Fratelli tutti” c’è anche un riferimento alla riforma dell’Onu, che deve favorire accordi multilaterali per tutelare al meglio anche gli Stati più deboli.

ENCICLICA FRATELLI TUTTI: PERDONO, GUERRE E TERRORISMO

Nel sesto capitolo, “Dialogo e amicizia sociale”, Papa Francesco spiega che la vita va intesa come “arte dell’incontro” con tutti, perché da tutti si può imparare qualcosa. “Nessuno è inutile”. Un ruolo importante hanno i media, che non devono tirare fuori il peggio di noi. C’è anche il richiamo al “miracolo della gentilezza” nell’enciclica “Fratelli tutti”, mentre nel settimo capitolo, “Percorsi di un nuovo incontro”, il Pontefice riflette sul valore e la promozione della pace, legata a verità, giustizia e misericordia. In quest’ottica la società è proiettata sul servizio agli altri, quindi tutti devono fare la loro parte. Per quanto riguarda il perdono, non vuol dire impunità, ma rinunciare alla forza distruttiva del male e al desiderio di vendetta. Non bisogna dimenticare, anzi la memoria è importane per non ripetere gli errori. La guerra poi non è “un fantasma del passato”, ma “una minaccia costante”. A tal proposito, Papa Francesco ribadisce che l’eliminazione delle armi nucleari è “un imperativo morale e umanitario”. Anziché spendere denaro negli armamenti, bisogna usarlo per un Fondo mondiale per eliminare la fame. Per rispettare la “sacralità della vita” bisogna abolire la pena di morte.

Nell’ottavo e ultimo capitolo, “Le religioni al servizio della fraternità nel mondo”, il Papa ribadisce che la religione non ha nulla a che fare con la violenza. Il terrorismo è dovuto quindi ad interpretazioni errate dei testi religiosi. Per Papa Francesco un cammino di pace tra le religioni è possibile ed è fondamentale per garantire la libertà religiosa. Ma nell’enciclica “Fratelli tutti” c’è anche una riflessione sulla Chiesa, che non sta ai margini della società. L’enciclica si conclude poi con due preghiere: una “al Creatore” e l’altra “cristiana ecumenica”.