Analogamente al microchip fattore scatenante della rivoluzione informatica, le batterie sono l’artefice del decollo della mobilità elettrica e, in generale, della svolta green con vento e sole, fonti intermittenti e non programmabili. Batterie di lunga capacità e ricaricabili in fretta sono quindi una delle tecnologie di supporto della mobilità alternativa e il sostegno della resilienza della rete elettrica.
Se da un lato la domanda mondiale di quantità d’energia immagazzinata cresce esponenzialmente, dall’altro la quasi totale dipendenza europea verso i produttori asiatici nelle tecnologie di accumulo evidenzia la vulnerabilità del Vecchio Continente. L’Asia copre il 90% della domanda mondiale di batterie auto di cui la metà prodotte in Cina. Mossi dall’intento di recuperare una sovranità tecnologica, creare un campione continentale e sviluppare una filiera delle batterie europee, tre anni fa la Commissione Ue lanciò l’iniziativa European Battery Alliance (Eba). Un’alleanza fra ricerca e industria per dare gambe alla decarbonizzazione e accelerare la produzione di batterie avanzate e di nuova generazione sul continente.
Hanno aderito oltre 400 soggetti tra aziende, centri di ricerca, associazioni, università e agenzie di finanziamento per la R&S, per favorire il trasferimento tecnologico nell’ambito dell’approvvigionamento della materia prima, alla messa a punto di celle più performanti e alle loro applicazione, al riciclo delle batterie esauste, allo sviluppo di macchinari.
La partecipazione dell’industria e dei centri di ricerca ai programmi internazionali e comunitari dovrebbe, secondo le stime del commissario Ue e coordinatore dell’alleanza, Maros Sefcovic, portare alla creazione di un milione di posti di lavoro e un giro d’affari di 210 miliardi di euro. La Bei ha erogato prestiti per un miliardo di euro che hanno generato investimenti per 4,7 miliardi di euro.
La prima massiccia fabbrica di batterie a ioni di litio europea nascerà in Svezia, una Gigafactory per usare un termine coniato da Elon Musk, il vulcanico costruttore della berlina di lusso elettrica Tesla, imprenditore dei voli commerciali nello spazio Space X e fabbricante di superpile per il mercato automobilistico, in grado di sfornare a regime batterie a fino 40 GWh con il quale l’azienda Northvolt, appartenente all’Eba, conta di soddisfare un quarto della domanda europea. Si tratta pur sempre di una frazione della capacità produttiva di batterie della Cina che nel 2020 toccherà 345 GWh. Secondo le stime dell’Ue, per assicurare i volumi necessari alla mobilità elettrica del Vecchio Continente ci vorrebbero 20/25 Gigafactory.
Per risolvere il collo di bottiglia del rifornimento dei minerali dipendente da Paesi terzi, l’Ue ha varato un piano di 2 miliardi di euro destinato a 4 centri di estrattivi sul continente in grado di coprire l’80% della domanda europea di litio.
In questo contesto europeo si inserisce la piattaforma tecnologica nazionale promossa lo scorso luglio dal ministero per lo Sviluppo economico: Italian Battery Alliance, destinata a operare come supporto e consultazione al fine di stimolare la partecipazione di soggetti italiani a iniziative europee e opportunità di finanziamento legate alla catena del valore delle batterie elettriche. Anche per favorire una maggiore presenza delle società e centri di ricerca italiani all’Eba. A oggi si contano 16 membri aderenti: dal Politecnico di Torino all’IIT di Genova, dal Cobat all’associazione di aziende meccaniche e meccatroniche, a gruppi come Enel, Terna e Fiat. Ma molti di più potrebbero aggregarsi perché è dimostrato che dove si fa ricerca in questo settore si attiva un driver di industrializzazione.
Un ruolo di rilievo è riservato all’Enea che ha presidiato sin dall’inizio alle attività europee sulle tecnologie di accumulo. All’ente guidato da Federico Testa viene affidato il compito di coordinamento della roadmap tecnologica nazionale delle batterie del futuro, e assicurare una partecipazione italiana più coesa e coordinata ai tavoli europei.