Nel giorno in cui l’Ue raggiunge un accordo sul gas che prevede il taglio del 15% ai consumi in caso di emergenza, arriva una brutta notizia dalla Corte dei Conti europea. Ha bocciato il piano REPowerEU, che era stato presentato a metà maggio dalla Commissione europea per accelerare la riduzione della dipendenza dai combustibili fossili provenienti dalla Russia, aumentando la resilienza del sistema energetico europeo. Una nota stonata sul fronte energetico, perché secondo l’analisi condotta dalla Corte, dei 210 miliardi di finanziamenti aggiunti che la Commissione stima verrebbero attivati dal REPowerEU, quelli che resi disponibili direttamente e concretamente saranno solo 20 miliardi. Di conseguenza, REPowerEU potrebbe essere non all’altezza delle sue ambizioni.



Nel parere pubblicato in data odierna si spiega che la riuscita del piano dipenderà dall’attuazione di azioni complementari e dalla disponibilità di finanziamenti per circa 200 miliardi di euro. Ivana Maletić, membro della Corte responsabile per il parere, ha spiegato che «REPowerEU, nella sua forma attuale, potrebbe non riuscire ad individuare ed attuare rapidamente progetti strategici dell’UE aventi un impatto massimo ed immediato sulla sicurezza e l’indipendenza energetiche dell’UE».



“RISCHIO CHE PROGETTI NON VENGANO FINANZIATI DA REPOWEREU”

Anche se la proposta della Commissione Ue fornisce una visione d’insieme esaustiva del contesto e delle problematiche, la Corte dei Conti europea ha rilevato una serie di incongruenze nella concezione di REPowerEU. Se l’obiettivo di questo pieno è incentrato nell’Ue nel suo complesso, invece il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF) è attuato tramite proposte degli Stati membri. A giudizio della Corte, quindi, questo comporta il rischio di non riuscire ad affrontare le sfide imminenti in maniera strategica e che i progetti non vengano finanziati tramite REPowerEU. Se gli investimenti aggiuntivi per REPowerEU (in particolare per eliminare le importazioni di combustibili fossili russi entro il 2027) ammonterebbero a 210 miliardi di euro, i finanziamenti aggiuntivi totali resi disponibili ammontano invece solo a 20 miliardi di euro. Questo perché le altre fonti di finanziamento sono al di fuori del controllo della Commissione Ue e dipendono appunto dalla volontà degli Stati membri di usare i restanti prestiti dell’RRF o di stornare fondi da altre politiche europee, in particolare quelle per la coesione e lo sviluppo rurale. Pertanto, la Corte mette in guardia dal rischio che l’importo totale dei finanziamenti effettivamente disponibili potrebbe non essere sufficiente per coprire il fabbisogno di investimento stimato.



“CI SONO DEBOLEZZE CHE INFICIANO REPOWEREU”

Inoltre, per la Corte dei Conti europea anche la prevista ripartizione dei fondi tra gli Stati membri presenta dei problemi. Alla luce del fatto che i fondi verrebbero distribuiti in percentuali basate quelle inizialmente usate per l’RRF, non rifletterebbero né le sfide e gli obiettivi attuali di REPowerEU né i bisogni specifici degli Stati membri. Inoltre, la mancanza di una scadenza per la presentazione dei capitoli REPowerEU riduce la probabilità che vengano individuati e promossi progetti transfrontalieri. Infine, «la mancanza di qualsivoglia analisi comparativa limita la visione strategica in merito a quali progetti hanno il più alto potenziale per contribuire alla sicurezza e all’indipendenza energetiche dell’UE». Ma nel suo parere la Corte sottolinea molte altre debolezze che inficiano REPowerEU, anche per quanto riguarda rendicontazione, monitoraggio e valutazioni ex post, oltre che la presentazione e la valutazione dei capitoli REPowerEU.