La pandemia ha avuto un impatto eccezionale sui mercati europei dell’elettricità e del gas nel secondo trimestre del 2020. Le misure di blocco diffuse hanno ridotto improvvisamente la domanda di energia e radicalmente cambiato il comportamento di centinaia di milioni di europei. La consueta relazione trimestrale della Commissione, appena pubblicata, riporta, per il periodo aprile-giugno, un calo dei consumi di gas ed elettricità rispettivamente del 10% e dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2019 rimanendo solo leggermente sotto al calo record di frenata dell’attività economica che registra un -14% del Pil.
La buona notizia è che, per effetto della riduzione dei consumi, e della ripresa della produzione idroelettrica e dell’impennata della produzione di energia solare, le energie rinnovabili hanno contribuito a coprire il 43% della domanda elettrica comunitaria: un record mai registrato in precedenza. In particolare, il fotovoltaico ha rappresentato da solo il 9% del mix energetico dell’Ue-27. Di converso i combustibili fossili sono stati i principali perdenti di questo shock della domanda. La generazione elettrica da carbone è diminuita del 34% su base annua (-32 TWh) e anche il gas ha subito perdite (-13 TWh). nonostante il continuo passaggio da centrali da carbone a quelle a gas. Anche la produzione nucleare è stata colpita e si è ridotta del 17% su base annua (-30 TWh). Le ripercussioni sull’andamento dei prezzi è un crollo del 30-50% di quelli all’ingrosso dell’energia elettrica raggiungendo livelli che non si vedevano da oltre un decennio.
La transizione dai combustibili fossili alle fonti pulite ha abbattuto l’impronta di carbonio della produzione di energia elettrica nell’Ue-27 del 25% su base annua nel secondo trimestre del 2020. Il settore elettrico è sulla buona strada per una riduzione annuale a due cifre delle emissioni di CO2 nel 2020. Tuttavia come evidenzia il World Energy Outlook di IEA, l’atteso scenario mondiale dei prossimi 10 anni presentato ieri dall’Agenzia Internazionale per l’Energia con base a Parigi, non c’è da rallegrarsi per la riduzione di emissioni causate principalmente dal rallentamento dell’economia. Una bassa crescita frena anche i processi di cambiamento e di innovazione carbon neutral nel settore energetico.
Prezzi bassi rallentano il recupero degli investimenti in efficienza. Le stime IAE per l’anno pandemico in corso sono -5% della domanda globale di energia; -18% degli investimenti nel settore e -7% le emissioni di CO2. La diminuzione delle emissioni pari a 2,4 miliardi di tonnellate in meno riportano le lancette a dieci anni fa, mentre non ci sono segni di riduzione delle emissioni di metano, gas climalterante molto più potente della CO2. Il decennio 2020-2030, secondo le stime dell’Agenzia, sarà quello che registrerà la più bassa crescita di domanda di energia dell’ultimo secolo. Nei vari scenari proposti, la fonte solare sarà dominante nella generazione dell’elettricità del prossimo decennio. La domanda di carbone scenderà sotto i livelli pre-crisi e si assisterà al tramonto dell’era della crescita della domanda di petrolio. Ma non doveva già svanire dieci anni fa?