La bolletta energetica dell’Italia, come ha recentemente ricordato l’Unione petrolifera, arriverà a sfiorare i 62 miliardi di euro, pari a un’incidenza sul Pil pari al 3,91%. Un dato che supera quello del 2008 (oltre 58 miliardi, pari al 3,74% del Pil) e costituisce un record storico. Come ricorda Confartigianato, in pratica ogni famiglia si ritrova una bolletta energetica di quasi 2.500 euro l’anno. Un prezzo più pesante rispetto a quello di altri paesi europei. «Le cause di questi extra costi – ci spiega Fulvio Conti, Amministratore delegato di Enel – sono da ricercare nello sbilanciamento del mix di produzione del nostro Paese verso le fonti fossili più costose come il gas. I grandi consumatori industriali, i cosiddetti energivori, pagano invece un prezzo in linea con gli altri paesi europei».



Cosa si può fare per migliorare la situazione?

È necessario realizzare un piano di investimenti volto a ribilanciare il mix produttivo italiano avvicinandolo a quello della media europea e di conseguenza anche la bolletta energetica del nostro Paese a quella dei nostri vicini e concorrenti. Proprio in questa direzione vanno i nostri progetti di conversione di vecchie centrali a olio combustibile in moderne centrali a carbone pulito, come quella che abbiamo realizzato a Civitavecchia e che intendiamo realizzare a Porto Tolle (Rovigo); la costruzione di nuovi impianti di rigassificazione come quello che costruiremo a Porto Empedocle (Agrigento), nuovi impianti da fonti rinnovabili che usano cioè l’energia dell’acqua, del sole, del vento e il calore naturale della Terra. E, nello stesso tempo, potenziare le reti per favorire la generazione distribuita, la mobilità elettrica, consentendo un uso più intelligente ed efficiente dell’energia elettrica.



Le energie rinnovabili avranno un ruolo sempre più importante per la produzione di energia elettrica in Italia. Quale ritenete sia la “migliore” su cui puntare rispetto anche ai costi (economici e non solo) per la collettività?

Nel grande mondo delle rinnovabili ci sono tecnologie più mature, come l’idroelettrico, il geotermico e in parte l’eolico per le quali, però, nel nostro Paese, buona parte del potenziale naturale è già stato utilizzato. Altre tecnologie, come il solare fotovoltaico e le biomasse, posseggono invece un potenziale di crescita notevole che consentirà in tempi relativamente brevi il raggiungimento della cosiddetta grid parity: ovvero un prezzo di generazione simile a quello medio delle produzioni da tecnologie tradizionali. Questo sarà possibile grazie all’innovazione tecnologica, alle economie di scala e alla concorrenza sempre più vivace tra produttori di impianti fotovoltaici a livello globale. Non a caso, con i partner Sharp e StMicroelectronics, abbiamo costruito a Catania la più grande fabbrica italiana di pannelli fotovoltaici. Gradualmente, quindi, queste tecnologie non avranno più bisogno di incentivi per stare sul mercato: con sollievo delle nostre bollette e innegabili benefici per l’ambiente. Però…



Però?

Ben difficilmente, anche nel lungo periodo, potremo fare a meno delle tecnologie che usano i combustibili fossili per produrre l’energia elettrica “di base”, ovvero quella quota di energia sempre necessaria di giorno e di notte, d’estate e d’inverno, anche quando è nuvoloso o non c’è vento. Per questo, oltre a lavorare per rendere sempre più competitive le tecnologie che impiegano fonti rinnovabili, siamo altrettanto impegnati a rendere più efficienti, riducendo le emissioni, le tecnologie termoelettriche. A Porto Tolle saremo i primi in Italia, e tra i primi al mondo, a impiegare su scala industriale la cattura e sequestro dell’anidride carbonica: una sofisticata tecnologia che stiamo sperimentando presso la nostra centrale di Brindisi e che permetterà di sequestrare nel sottosuolo la CO2 per evitare che si disperda nell’atmosfera, contribuendo all’effetto-serra.

 

Lei è anche Presidente di Eurelectric (l’associazione europea dell’industria elettrica): quali sono le sfide degli investimenti per l’Europa nel settore dell’energia?

 

Le grandi sfide che ci attendono sono: diversificazione e ammodernamento del mix di generazione e dei sistemi di approvvigionamento delle materie prime energetiche, sviluppo delle reti intelligenti all’interno dei singoli paesi e rafforzamento delle interconnessioni a livello continentale, creazione di un mercato unico europeo, potenziamento dei rapporti con la sponda sud del Mediterraneo. Quest’ultimo è un tema che riguarda da vicino l’Italia.

 

A questo proposito, che effetti avranno secondo lei i cambiamenti apportarti dalla cosiddetta “primavera araba”?

 

Nei Paesi del Maghreb, investiti da un travolgente processo di trasformazione politica e sociale, crescerà la fame di energia. Sarà responsabilità dell’Europa far sì che le enormi risorse naturali di questa parte del mondo possano essere usate al meglio; non sto pensando solo al gas e al petrolio, che pure saranno decisivi per lo sviluppo del mondo ancora per molti decenni. Sto pensando anche al sole e al vento, che abbondano nella regione, insieme ai grandi spazi non antropizzati: un patrimonio enorme ancora poco esplorato che potrebbe generare energia in abbondanza, da destinare innanzitutto allo sviluppo compatibile di quei Paesi, ma anche all’esportazione verso l’Europa. Con Enel green power partecipiamo al consorzio Desertec: un grande progetto che va proprio in questa direzione. A Priolo Gargallo (Siracusa) abbiamo un impianto pilota con tecnologia solare a concentrazione, che permette di accumulare il calore del sole di giorno per poi usarlo anche di notte, o quando è nuvoloso, per generare elettricità. L’ideale, per chi dispone di vaste aree desertiche e assolate per parecchi giorni l’anno.

 

Reti intelligenti, auto elettrica, elettrodomestici controllati nei consumi: come vi state preparando per il futuro dell’energia?

Siamo convinti che l’energia elettrica sia la forma di energia più efficiente. Il suo uso si estenderà anche alla mobilità elettrica e ai sistemi di raffreddamento/riscaldamento. Con le principali case automobilistiche e con numerosi Comuni, sia in Italia, sia negli altri Paesi dove siamo presenti, in Spagna innanzitutto, siamo impegnati a sviluppare un modello di rifornimento che sia semplice e affidabile. Anche in questo campo, come è avvenuto per le rinnovabili, una politica fiscale e di incentivazione può mettere in moto un circuito virtuoso che grazie alle economie di scala produrrà una riduzione dei costi insieme a una sempre migliore efficienza nelle batterie e nei sistemi di ricarica. Questo consentirà una sempre più vasta diffusione dei veicoli elettrici, generando migliori economie di scala che porteranno a una riduzione dei costi, fino al momento in cui non saranno più necessari incentivi e la mobilità elettrica potrà competere alla pari con il tradizionale motore a combustione interna.

 

Quale ruolo avranno invece i consumatori?

 

Grazie al contatore elettronico e alle reti intelligenti, il consumatore prenderà sempre più coscienza delle sue possibilità di scelta, controllando in tempo reale quanto e come consuma, ed eventualmente produce, e a che prezzo. L’elettricità si sta evolvendo da semplice commodity a vero e proprio “prodotto”: questo significa, per chi vende energia elettrica, imparare a esplorare nuovi mondi e a modulare sempre meglio le proprie offerte in base alle nuove esigenze di un cliente sempre più consapevole.