Nelle settimane a cavallo tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, i connotati del mercato del fotovoltaico sono cambiati in misura significativa. Settimana scorsa è stata diffusa la notizia che il colosso cinese Ldk si preparava ad acquisire il 33% del produttore tedesco Sunways. Il giorno precedente si era saputo dell’aumento di capitale che avrebbe trasferito la proprietà della società italiana Kerself (uno dei pionieri del solare made in Italy) al gruppo russo-svizzero Avelar e ai cinesi di Zongyi Group. Negli stessi giorni il gruppo Pufin (di cui fa parte la El.Ital di Avellino) acquisiva la produzione di celle di Solland Solar, società olandese che poche settimane prima era stata premiata da un’indagine di Solarplaza per la migliore efficienza di un modulo policristallino.



E ancora, il gruppo Total prosegue il suo piano nelle rinnovabili con due mosse: favorendo l’acquisizione della controllata Tenesol da parte di SunPower (prestigiosa rappresentante del fotovoltaico Usa); e poi portando al 66% la sua partecipazione a SunPower stessa. Il distributore italiano Tecnospot (un altro pioniere del fotovoltaico di casa nostra) ha ceduto la quota di maggioranza alla tedesca Baywa uscendone rafforzata e meglio attrezzata per il futuro. E se Bp getta la spugna e annuncia l’uscita dal business del solare dopo una storia durata 40 anni, la società indiana Tata Power ne approfitta per pianificare l’acquisizione della joint venture costituita 20 anni fa proprio con Bp Solar e a cui oggi fanno riferimento linee produttive per una capacità di 125 MW.



La febbre da “merger and acquisition” esprime bene la sensazione del fermento che sta attraversando il mercato e che risponde a una constatazione tanto semplice quanto destabilizzante: il mercato del fotovoltaico come lo conoscevamo non esiste più; adesso deve voltare pagina. Molti dei grandi player cercano nuovi assetti, perché non basta avere messo radici in questo settore per essere certi di potervi restare a lungo. Ne sanno qualcosa anche le tante aziende che si trovano in grosse difficoltà, e che possono essere divise in due grandi categorie: chi è entrato nel mercato del solare tanto per provarci o con intenti speculativi di breve periodo; chi, come Bp Solar, ha avuto un ruolo pionieristico, ma non ha saputo adattarsi tempestivamente al cambiamento dell’ultimo anno.



Eppure in questo momento ci sono anche tante aziende che stanno crescendo, senza troppi clamori, con un business model più rigoroso, con strutture snelle (e sedi austere), con organizzazioni efficienti e un presidio feroce del conto economico, senza troppi rimpianti per i fuochi d’artificio di un settore che per qualche anno è stato generoso con tutti indistintamente. Il mercato del fotovoltaico è cambiato. E lo ha fatto a una velocità folle nel giro di un solo anno. Ovvio che qualcuno sbandi in curva. Guardando avanti, però, il settore dovrebbe avere di fronte un anno meno turbolento e insidioso: per il 2012 si profila una riduzione dei volumi (a 2,5-3 GW dicono gli esperti), ma anche un quadro più stabile e certo.

Il ministro Clini ha garantito che il 4° Conto energia non si toccherà e che il fotovoltaico continuerà ad avere il sostegno del Governo. Non si sa quanto è lecito credere a queste promesse. Ma sono comunque notizie incoraggianti. E, soprattutto, sono le condizioni ideali per consentire ristrutturazioni, riorganizzazioni e correzioni di rotta.

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