L’Italia, stretta nella morsa del gelo, rischia di rimanere a secco di gas? L’ipotesi catastrofista sembra del tutto improbabile. È vero, l’emergenza c’è: da giovedì, infatti, saranno tagliati, a intervalli regolari, i rifornimenti di gas alle imprese per garantirli alle famiglie. Dal gas proveniente da Libia, Algeria, Russia, Qatar e Norvegia deriva  due terzi del nostro approvvigionamento energetico. Confindustria, per questo, è insorta. Chiedendo, prima di chiudere i rubinetti alle aziende, di metter mano alle nostre riserve. Sottolineando che, se ci fossero più rigassificatori, non saremmo giunti in tali condizioni. «Probabilmente, se ce ne fossero di più, un picco di consumi o una riduzione del gas, sarebbe maggiormente gestibile. Saremmo in grado, infatti, di diversificare maggiormente l’approvvigionamento, perché sarebbe ottenibile anche da altre fonti», spiega, raggiunto da ilSussidiaio.net Giovanni Del Pane, esperto di mercati energetici. «Il problema è che, in Italia, ci sono più problemi che altrove dal punto di vista dei movimenti ambientalisti e degli enti locali». Resta da capire se il governo Monti potrebbe essere in grado di metter finalmente mano alla situazione. «Non lo escludo, ma solo sul piano normativo e su quello della risoluzione della sovrapposizione di competenze tra i vari livelli. Dubito che potrebbe compiere un investimento diretto. Oltretutto, si tratta di sovrastrutture che necessitano di impegni sul lungo periodo».



Intanto, l’emergenza, rimane. «Alla situazione – spiega Del Pane – si è arrivati con una richiesta maggiore del 40% rispetto all’anno scorso». Si dice che i russi abbiano tagliato le forniture. «In realtà – replica – i russi non hanno chiuso i rubinetti, ma, semplicemente, non si sono resi disponibili a incrementare la quantità secondo le nostre esigenze. I quantitativi, del resto, sono quelli sanciti dai contratti. Se non ne hanno bisogno internamente sono anche disponibili a inviarcene ulteriori». Sulla querelle confindustriale, occorre fare alcune precisazioni. «L’erogazione sarà interrotta esclusivamente per quelle imprese che hanno stipulato un contratto cosiddetto interrompibile: costano meno, ma, in casi di necessità, prevedono la chiusura dei flussi. L’obiettivo è quello di tutelare i consumi domestici». Ora, il ragionamento è semplice: «La produzione di chi ha un contratto del genere, di norma, non si interrompe all’interrompersi della fornitura di gas. Chi lo ha sottoscritto ha messo in conto l’eventualità. Significherebbe, in caso contrario, che ha agito contro i suoi stessi interessi, accollandosi rischi che non avrebbe potuto sopportare».  



Perché, in ogni caso, non metter mano alle riserve? «È presumibile che si tratti di una questione di sicurezza. Ci si affida a esse unicamente come ultima spiaggia. Prima, vanno tentate altre strade. Non siamo ancora a questo punto, dal momento che implementando le misure attualmente messe in campo è possibile sanare l’emergenza. Che, in ogni caso, non è ancora disperata e, secondo le previsioni, non dovrebbe andare oltre al weekend». Non è, del resto, la prima volta che ci troviamo i una situazione del genere. «Quando di furono problemi tra Russia e Ucraina, la riduzione delle forniture fu ancora più marcata». 

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