A quale punto è arrivato l’impatto dell’energia solare sul bilancio energetico italiano? Oggi sul territorio sono attivi 336.000 impianti fotovoltaici; la quantità di energia elettrica generata da questi impianti nel gennaio scorso ha coperto il 3,36% della produzione netta di energia elettrica nazionale. Considerando il fatto che gennaio è uno dei due mesi con meno ore di sole all’anno, è facile prevedere che nei prossimi mesi questo valore arriverà al 5-6%, e potrebbe anche spingersi più in là. Si tratta di una performance notevole, ancora più sorprendente se si considera che nel gennaio del 2011 questa “fetta” era pari a un misero 0,6%. Insomma, il fotovoltaico non è più la cenerentola energetica italiana. Chi lo considerava poco più che un fenomeno “folcloristico” ha dovuto ricredersi.
Nel nostro Paese la crescita del fotovoltaico sta spingendo le rinnovabili verso gli obiettivi europei fissati dalla direttiva 20-20-20. Come ha detto in una recente intervista a ilsussidiario.net Michele Polo (docente di Economia politica e direttore dell’Istituto di economia e politica dell’energia e dell’ambiente dell’Università Bocconi di Milano), “la scelta sulle energie rinnovabili non se l’è inventata l’Italia, ma risponde a una politica complessiva europea, la cosiddetta 20-20-20: arrivare cioè al 2020 con il 20% di energia prodotta mediante le rinnovabili. Il nostro Paese ha scelto di accelerare questo processo, attraverso incentivi molto generosi”. E proprio quello degli incentivi generosi rappresenta il punto principale di contestazione delle rinnovabili. Ci si dimentica però di ricordare che il mancato raggiungimento degli obiettivi di Kyoto comporterebbe delle onerose sanzioni: sotto questo profilo, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili ha permesso al Paese di risparmiare 590 milioni di euro negli ultimi tre anni.
Ma questo sembra non contare: oggi gli incentivi sono sotto attacco. Che debbano calare è fuori discussione. Nel 2009 per ogni kWh prodotto da un grande impianto a terra, si riceveva un incentivo di 0,353 euro; oggi questa cifra è scesa a un valore compreso tra 0,148 e 0,172. E nei prossimi anni sono previsti ulteriori tagli sino alla scadenza dell’attuale Conto Energia prevista per fine 2016. Queste riduzioni sono sostenibili dal mercato grazie al fatto che anche il costo di realizzazione degli impianti fotovoltaici è sceso drasticamente: oggi, rispetto al 2009, un impianto costa praticamente la metà.
Però c’è qualcosa di non sostenibile dagli operatori del mercato: è il tentativo continuo di rimettere mano ai contenuti del decreto che nella scorsa primavera aveva definito il nuovo Conto Energia, le nuove tariffe incentivanti, e il quadro di regole in cui il mercato dovrà operare nei prossimi anni. È come giocare una partita in cui le regole cambiano continuamente. Recentemente il governo ha deciso di cancellare gli incentivi per gli impianti fotovoltaici costruiti su terreno agricolo, modificando una norma introdotta meno di un anno fa. Complessivamente nell’ultimo anno e mezzo le modifiche normative sono state otto.
In questo modo si costringono gli operatori del mercato a navigare a vista: difficile pianificare sviluppo e investimenti in questa situazione. Anche le banche hanno tirato i remi in barca. L’Abi è stata chiara a questo proposito: “Torneremo a concedere finanziamenti al settore del fotovoltaico solo quando potremmo contare su norme certe”.
Eppure in un contesto così difficile, la tanto vituperata industria italiana del fotovoltaico ha recentemente ottenuto un risultato di grandissimo prestigio. L’azienda lombarda MX Group ha vinto l’appalto per la progettazione, la costruzione e la fornitura dei moduli di quello che sarà il più grande impianto fotovoltaico del mondo, mentre gli inverter saranno realizzati da Fimer, altra azienda lombarda. Stiamo parlando di un parco solare da 1 GW, da costruire in Serbia, formato da un centinaio di impianti da 10 MW collegati tra di loro. 1 GW è più di quanto installato in Italia in tutto il 2009; poco meno di quanto installato in Giappone in tutto il 2011.
Il mercato del fotovoltaico non chiede favori, ma regole certe. Perché l’incertezza fa brutti scherzi e favorisce chi predilige muoversi in acque torbide, ad esempio per rimettere in discussione l’esito del referendum che meno di un anno fa aveva bocciato il nucleare.
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