La crescita del fotovoltaico in Italia si è arrestata di colpo. E a fermarla non sono state le difficoltà economiche, il calo della domanda o la crisi generale: a bloccare lo sviluppo di questo settore (uno dei pochissimi che nel 2011 ha incrementato il numero degli addetti sul territorio italiano) è stato l’annuncio dell’improvvisa cancellazione del Quarto Conto Energia. La notizia ha avuto l’effetto di un bastone tra le ruote: la conclusione anticipata del Quarto Conto Energia ha gettato il mercato in una situazione di assoluta incertezza; ancora oggi, a quasi due mesi dall’irruzione sul mercato di “sedicenti” bozze di un nuovo Conto Energia (che poi il ministero aveva confermato solo qualche settimana dopo la loro comparsa sul web), il settore attende di conoscere quale sarà il quadro normativo in cui dovrà muoversi. Al momento, non esistono certezze e, quindi, gli operatori sono costretti a navigare a vista, in attesa di conoscere quali saranno le regole della partita che dovranno giocare. Si conosce invece, e molto bene, l’orientamento del ministero dello Sviluppo Economico che non ha mai nascosto la volontà di intervenire con un drastico taglio degli incentivi al fotovoltaico. Ma non è nemmeno questo il principale spauracchio del settore.



A preoccupare gli operatori del solare è, ad esempio, una norma che introduce un assurdo carico burocratico per la realizzazione di impianti con taglia superiore a 12 kWp (si consideri che 12 kWp è una taglia decisamente bassa, corrispondente a un impianto realizzabile su una copertura di qualche decina di metri quadrati): chi intendesse realizzare uno di questi impianti, prima di conoscere se avrà diritto agli incentivi dovrà iscriversi a un registro e attendere che il ministero stili ogni sei mesi un elenco degli aventi diritto. Come si può facilmente capire si tratta di un evidente barriera all’ingresso, un dissuasore di cui non si comprende né la necessità, né l’utilità. Altro motivo di preoccupazione è la volontà di tagliare il tetto di incentivi disponibili che rischierebbe di abbassare la potenza installata annuale dai 9.000 MW del 2011 a circa 1.000 MW, con una contrazione del giro d’affari che porterebbe alla prevedibile chiusura di tante aziende e al taglio di migliaia di posti lavoro.



Di fronte a questi scenari, tanti operatori del settore hanno parlato di una volontà punitiva da parte del Governo a vantaggio degli oligopolisti delle energie fossili, che trarrebbero enormi vantaggi dal mantenimento dello status quo energetico. E in effetti, colpisce la campagna mediatica che si è sollevata negli ultimi mesi contro l’energia fotovoltaica e che ha cercato di addebitarle il recente aumento delle bollette dell’energia elettrica per famiglie e aziende italiane.

In realtà, le cose non stanno proprio così. Anzi, è esattamente il contrario: il fotovoltaico ha contribuito a calmierare il prezzo dell’elettricità nelle ore di maggiore richiesta, tanto che oggi il picco di prezzo delle ore centrali della giornata è scomparso. Questo effetto si chiama Peak Shaving e in questo modo nel solo 2011 è stato generato un risparmio di ben 400 milioni di euro. Ma i benefici del fotovoltaico non si fermano qui: va considerato che la riduzione delle emissioni di CO2 ha delle immediate ricadute economiche positive; se il fotovoltaico procederà la sua linea di sviluppo, all’anno 2030 saranno state evitate tra 68 e 83 milioni di tonnellate di CO2 con un risparmio calcolato lungo la vita utile degli impianti compreso tra 107 e 131 miliardi di euro.



Queste e altre considerazioni inducono a sperare che il fotovoltaico non venga frenato per decreto e che possa svilupparsi compiutamente in Italia una rete di auto-produttori di energia elettrica in una logica di autoconsumo, secondo un paradigma democratico e sussidiario che potrebbe rappresentare un trasferimento di ricchezza dai grandi player del settore energetico a famiglie e imprese italiane. Non bisogna mai dimenticare che il prezzo delle fonti fossili è destinato a crescere considerevolmente nel futuro prossimo. È evidente che le risorse economiche destinate alle rinnovabili sono un investimento (tra pochissimi anni non verranno più concessi incentivi perché non ce ne sarà più bisogno): un impianto fotovoltaico si paga una volta e non ha più bisogno di combustile. Le risorse economiche destinate alle fonti fossili sono solo un costo. Sempre più caro.

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