Buona pare degli italiani, mentre si trovavano in ferie, stavano partendo o ne stavano rientrando, si sono trovati di fronte a un’amara sorpresa. La benzina ha sfondato quota 2 euro al litro. Un record storico: 2,06 euro per la precisione. Tutt’altro che casuale, dato che questo governo e il precedente, in poco meno di un anno e mezzo, hanno ritoccato ben otto volte le accise al rialzo. Una politica vessatoria che, come spiega a ilSussidiario.net Francesco Bernardi, Amministratore delegato del gruppo Dse-Tremagi, non solo produrrà una serie di effetti perversi sull’economia reale, ma sortirà conseguenze del tutto opposte alle intenzioni. Nel merito, l’ultima accisa si è resa necessaria per stabilizzare il bonus carburanti in favore degli operatori e per coprire la riscossione agevolata nelle zone abruzzesi terremotate. In generale, lo scopo è sempre il medesimo: aumentare il gettito per coprire le spese e dare garanzie ai mercati circa l’equilibrio dei nostri conti. «La crescente tassazione non fa altro che determinare una diminuzione degli acquisti di benzina; contestualmente, cala il gettito previsto dalle accise. La stessa dinamica si può facilmente estendere alla pressione fiscale in generale, il cui aumento sta erodendo il Pil; se quest’ultimo decresce, i proventi delle tasse sono inferiori alle aspettative e, in una spirale perversa, il governo si trova nelle condizioni di doverle ulteriormente aumentare».
L’aumento della benzina, in effetti, ha prodotto un calo dei consumi pari al 9% in un anno. Il che produce inevitabilmente danni al di là del settore specifico. «Se calano gli acquisti, viene colpito l’intero settore automobilistico e tutta la sua filiera. Qualunque tassista o camionista sa bene come il proprio traffico e quello degli altri, in questi mesi, si sia ridotto». La proposta del ministro per l’Ambiente, Corrado Clini, di tassare di più chi inquina di più, non sembra andare nella direzione auspicata. «Un deterrente del genere può essere anche considerato, in tal caso, legittimo; ma non di certo una misura capace di incentivare i consumi, né capace di far sì che ciascun cittadino paghi le tasse».
Eppure, in Francia, il presidente Hollande sta dando seguito alla promesse elettorali. E si sta accingendo ad abbassare il costo della benzina. «Ha capito – conclude Bernardi – che abbassare le accise coincide con un aumento dei consumi di benzina e, di conseguenza, con un gettito maggiore».