«Il futuro di Eni non è più la Russia, ma si chiama Mozambico. La compagnia italiana ha trovato degli immensi giacimenti di gas nel Paese dell’Africa australe, ed entro quattro o cinque anni inizierà a esportarne le risorse in Giappone e Cina. Si tratta di un mercato dalle potenzialità enormi». Ad affermarlo è Marcello Colitti, ex presidente di Enichem fin dai tempi di Enrico Mattei, con cui commentiamo il nuovo piano industriale del gruppo dopo lo scorporo da Snam stabilito dal governo.
Come si sta comportando Eni nel sistema europeo delle fonti di energia, dei gasdotti e dell’affiancamento dei paesi politicamente instabili?
Anche dopo lo scorporo di Snam, l’Eni continuerà a essere l’importatore di gas dalla Russia all’Italia in quanto la società di Scaroni resterà l’intestataria dei contratti. I contratti con la Russia riguardano lo stesso nuovo tubo che i russi stanno costruendo. Le prospettive di sviluppo dell’Eni non sono legate però né all’Italia, né al gas europeo, in quanto la domanda di gas nel Vecchio Continente è in calo.
Per quale motivo l’importanza strategica del gas russo è minore rispetto a un tempo?
In quanto gli scambi con la Russia sono complicati dal fatto che è in corso una grossa vertenza con l’Ue sulla rivendita del gas che arriva attraverso i grandi tubi. Lo scontro tra i fornitori russi e l’Unione europea è una questione molto importante, rispetto a cui tutti fanno finta di niente, mentre è l’aspetto più gravido di possibili conseguenze negative.
Per quale motivo?
Come ho scritto su Insightweb.it, Mosca non accetta la concorrenza legata al fatto che, quando vende grandi volumi di gas naturale alle società della zona euro, queste ultime lo rivendano ai distributori europei e quindi ai consumatori finali, siano essi industrie o privati. La Russia si oppone cioè all’idea dell’Ue di una libera concorrenza della quale devono beneficiare gli acquirenti di gas. Bruxelles invece ha sancito un principio in base al quale qualsiasi prodotto una volta messo in commercio può essere rivenduto a prezzi di mercato. Il produttore di gas, cioè la Russia, in questo modo non riesce più controllare le tariffe finali.
Per l’Eni quali sono le conseguenze di questa vertenza?
Per l’Eni il problema principale non è quanto sta avvenendo tra Mosca e Bruxelles. Lo scorporo da Snam tra l’altro riduce sensibilmente l’interesse di Eni nei confronti del mercato europeo del gas. La grande prospettiva della compagnia italiana è quindi sempre più l’estrazione del gas trovato in Mozambico e la sua vendita in Giappone e Cina.
Quali sono le potenzialità del Paese africano per la compagnia italiana?
L’Eni ha trovato in Mozambico una quantità di gas di dimensioni enormi. I giacimenti non sono ancora entrati nella fase produttiva, ma considerata anche la posizione geografica del Mozambico, il primo mercato del suo gas sarà l’Estremo Oriente. Si tratta di un’area nella quale la domanda sta aumentando per il fabbisogno energetico molto elevato, proprio mentre in Europa calano l’una e l’altro. C’è quindi la certezza di ottenere ricavi molto ingenti vendendo gas a Giappone e Cina.
Quando si partirà?
Per ora siamo ancora nella fase mineraria, quella cioè in cui si scavano i pozzi. Prima di arrivare in produzione ci vorranno altri quattro o cinque anni. Bisognerà quindi valutare come funzionerà il sistema, ma è chiaro che il mercato che conta sarà sempre più nell’Africa australe e nell’Estremo Oriente. Sarà questo il punto chiave di tutta la storia futura dell’Eni. La possibilità di trasportare una quantità notevole di gas naturale grazie ai nuovi giacimenti farà la differenza. Il mercato europeo è sempre più malato e invece di svilupparsi si riduce sempre di più.
Gli Stati Uniti nel frattempo staranno a guardare?
No. Anche le compagnie statunitensi desiderano entrare nella grande partita del mercato mondiale del gas, in quanti anche loro iniziano a disporre di giacimenti notevoli, e ci sarà quindi una competizione per quanto riguarda l’approvvigionamento dell’Estremo Oriente.
(Pietro Vernizzi)