«Un progetto ambizioso, ma non necessario, almeno nell’immediato». Federico Pontoni, professore allo IEFE dell’Università Bocconi di Milano è scettico sui vantaggi che potrebbe portare la possibile estensione al Regno Unito del gasdotto North Stream che collega la Russia alla Germania, passando sotto il mar Baltico. Progetto a firma del colosso energetico russo Gazprom in collaborazione con l’operatore olandese Gasunie. Al momento, comunque, è tutto ancora da verificare. Le due società hanno firmato un documento nel quale si impegnano per lo studio di un prolungamento. Ilsussidiario.net ha chiesto a Federico Pontoni un parere sull’argomento, che sfiora solo da lontano l’Italia, ma che può cambiare alcune logiche del mercato internazionale.
Secondo lei, questa operazione è fattibile?
Tecnicamente sì. Bisogna vedere se economicamente lo è.
E dal suo punto di vista, economicamente lo è?
Potrebbe essere interessante perché sia Olanda che Regno Unito hanno una produzione interna di gas decrescente. Entrambi (il Regno Unito lo è già diventato e a breve lo diventerà anche l’Olanda) sono importatori netti e quindi devono trovare fonti di approvvigionamento. L’Inghilterra in questi anni ha puntato molto sul Gnl, Gas naturale liquefatto, e così sta pensando di fare anche l’Olanda. Bisogna, quindi, vedere se la Russia sarà in grado di proporre un gas a prezzi più competitivi del Gnl. La questione gira attorno a questo. Se è vero come è vero che la produzione americana di shale-gas è così abbondante e il Gnl è molto economico (e potrebbe esserlo per molti anni) allora questo renderebbe difficile la realizzazione di un gasdotto del genere, perché i russi non sarebbero competitivi.
Anche l’italiana Snam potrebbe trarne dei vantaggi?
Direi di no. Nell’immediato potrebbe trarne vantaggi Saipem, qualora fosse incaricata di realizzare il tratto che arriverebbe in Inghilterra. Snam, invece, è interessata a diventare uno dei principali trasportatori di gas intraeuropeo, non vedo che interesse potrebbe avere in questa operazione. Mi spiego meglio: Snam, essendo trasportatore, ha delle tariffe stabilite dalle varie autorità, il suo obiettivo è quello di accrescere la sua rete di trasporto sia in Italia che all’estero. Diverso sarebbe il discorso per Eni che potrebbe eventualmente sfruttare il fatto che il gasdotto arriverebbe fino in Olanda e nel Regno Unito e avrebbe così più facilità a vendere il gas, costretta a comprare in Russia, nel Nord Europa, considerato il fatto che in Italia non se ne consuma più così tanto.
Alcuni analisti pensano che sia un bluff da parte di Mosca per accrescere le pressioni su Kiev… Lei cosa ne pensa?
Se usciamo dall’economia ed entriamo nella geopolitica tutto può essere. Rimane il fatto, però, che se di pressioni si parla, su Kiev possono arrivare per South Stream non per North Stream. Kiev e l’Ucraina sono una rotta quantomeno obbligata per fare arrivare il gas nel sud Europa, in Italia e nei Balcani. Quindi visto che il consumo nei Balcani è tendenzialmente destinato a crescere, l’Ucraina potrebbe stare abbastanza tranquilla. Mentre invece una realizzazione di South Stream che taglierebbe fuori l’Ucraina allora potrebbe creare una certa apprensione nel governo di Kiev.
Il mercato energetico italiano come osserva la presunta estensione di North Stream?
La osserviamo. Sul mercato italiano non avrebbe impatto.
Se questo progetto andasse in porto, cambierebbero le dinamiche internazionali?
No. Anche perché di fatto la capacità di North Stream in pieno regime è di 55 miliardi di metri cubi che arrivano in Germania, farebbero un’ulteriore connessione di 27 che arriverebbero in Olanda e Inghilterra. Quindi la capacità totale di arrivo di gas in Europa non aumenterebbe, sarebbe sempre di 55, solo consentirebbe di avere una via alternativa e aumenterebbe di fatto la capacità di interconnessione tra Europa e Inghilterra. In estrema sintesi, questa operazione aumenterebbe la possibilità di scambio all’interno dell’Europa e renderebbe ancor più liquido il mercato soprattutto in Nord Europa.
Se dovesse fare una previsione. Verrà realizzato questo nuovo tratto?
No. O meglio la mia risposta è no nei prossimi 5 anni, in 20 anni forse sì.
Perché?
Perché attualmente la Russia non sta aumentando la sua capacità di produzione e non penso sia prioritario aumentare l’export verso l’Europa e d’altro canto il Gnl è così conveniente che non vedo perchè bisogna ad andare a impegnarsi in contratti di lungo termine con i russi.
(Elena Pescucci)