L’Authority per l’energia ha presentato un dossier in procura su un pool di aziende (“ribattezzate i furbetti del gas”) che non ha pagato a Snam ingenti quantitativi di gas ritirati e poi venduti ai consumatori.  Il “buco” sarebbe di oltre 400 milioni di euro. Il rischio è che a ripianare l’ammanco saranno gli italiani con le bollette dei prossimi mesi. ilsussidiario.net ne ha parlato con Silvio Bosetti, direttore generale di Energy Lab Foundation.



Non è passato molto tempo da quando l’Authority per l’energia ci aveva informato che, nel 2013, le bollette sarebbero state più leggere e che le famiglie italiane avrebbero risparmiato fino al 6-7%. Adesso c’è questa novità: cosa dobbiamo aspettarci veramente?

Intanto partirei da alcune considerazioni positive. Il tasso di liberalizzazioni nel nostro Paese è praticamente assoluto. Siamo tra i primi in Europa a poter acquistare il gas a prezzi concorrenziali. E abbiamo un’Authority che vigila e regola il mercato. Direi che gli italiani, le famiglie e le imprese, possono legittimamente attendersi, nel tempo, benefici significativi, in particolare l’abbassamento delle tariffe. Anche se questo finora si è verificato solo in parte.        



Giurano tutti che non sarà così, ma quante possibilità ci sono invece che a saldare il conto saranno proprio i consumatori?

Aspetterei a pronunciarmi. Perdoni la mia prudenza, ma si fa veramente fatica a capire di cosa si sta parlando quando si dice che c’è un ammanco. Al momento sembra un dibattito sui costi e sugli oneri di utilizzo della rete di distribuzione.

Quindi è impossibile, secondo lei, quantificare quanto potrebbe dover pagare una famiglia media?

Ripeto, userei maggior cautela. Tenga presente che in Italia ogni anno vengono acquistati e distribuiti tra gli 80 e i 90 miliardi di metri cubi di gas per svariate centinaia di milioni di euro.



Ma la “borsa del gas” ha portato anche dei vantaggi o solo guai, come quello dei “furbetti”?

Attenzione. Il motivo per cui fu introdotta la borsa del gas era di ottenere benefici sui prezzi per i consumatori finali. Ma su questo avrei qualche riserva. Pensi poi a quando fu liberalizzata la telefonia in Italia, a metà degli anni Novanta. A quell’epoca si presentarono tantissimi operatori. Oggi ne sono forse rimasti pochi. In mezzo ci sono stati fallimenti, ammanchi, ecc. Quando si liberalizza un mercato ci sono operatori meno nobili e improvvisati che tentano di inserirsi. Questo purtroppo fa parte del sistema.

 

A suo parere si può definire mercato quello dove c’è un solo player – la Snam, la sola in grado di garantire i volumi necessari – e tanti piccoli soggetti che a lei devono rivolgersi per acquistare il prodotto?

E’ necessario fare una precisazione. Non bisogna confondere la Snam, che è il gestore dei tubi, con il più grande importatore nazionale che ha diversa natura e garantisce l’approvvigionamento dell’Italia. La Snam è un soggetto gestore separato, chiamato a rapportarsi con tutti gli operatori in maniera autonoma.