Nemmeno il tempo di insediarsi, che Flavio Zanonato, il neo ministro allo Sviluppo economico parla già di come rivedere il sistema degli incentivi per le rinnovabili “migliorandone la selettività”, ribadendo l’idea di “completare l’integrazione con i paesi confinanti” parlando quindi anche di “allineamento dei prezzi del gas a quelli del resto d’Europa”. Belle parole, ma lontane dalla realtà. È ciò che pensa Jacopo Noceti, Manager della Tep Energy Solution ed esperto di energie rinnovabili ed efficienza energetica. Lui che si occupa di certificati bianchi (attestano i risparmi energetici conseguiti da vari soggetti realizzando specifici interventi nell’ambito dell’efficientamento energetico) ben conosce le problematiche legate a questo settore dove ancora ci sono delle lacune da colmare. Ilsussidiario.net l’ha intervistato per capire meglio a cosa stiamo andando incontro sul piano energetico.
Qual è il suo giudizio sulla politica energetica che si sta adottando in Europa?
Il mio giudizio non è positivo perché il tipo di politica non è europea, ma divisa Stato per Stato.
In che senso?
In Italia le società obbligate a produrre i certificati bianchi sono le società di distribuzione di gas ed energia elettrica (con più di 50.000 clienti), mentre in Francia le società obbligate a produrre certificati bianchi sono le società di vendita (e non di distribuzione) di energia elettrica e gas. E già questo ci fa capire che non si può parlare purtroppo di politica economica europea unitaria.
Lo studio fatto recentemente dall’Unione europea chiede urgenti investimenti nelle energie pulite. Che momento sta vivendo la green economy?
Bisogna distinguere la green economy dalla green washing. La green economy direi che va bene, i numeri sono in continuo aumento. In Italia non era partita bene, poi però c’è stata una forte accelerata sul fotovoltaico e sull’eolico ed è riuscita addirittura a superare le nazioni più avanzate. Il problema riguarda, non tanto l’efficienza energetica che sta andando molto bene (e di cui mi occupo), quanto le energie alternative: si è fatto molto ma non in relazione al giusto valore di sostenibilità ambientale.
In altre parole?
Gli incentivi maggiori del fotovoltaico sono andati per gli impianti a terra, è sicuramente una fonte importantissima di energia alternativa, ma al contempo fa rovinare i terreni agricoli. Molte delle vocazioni agricole sono state perse per via dell’impianto a terra. Per questo lo reputo un investimento poco sostenibile.
Può fare un esempio concreto sugli investimenti che ritiene poco sostenibili?
Abbiamo proposto a un centro sportivo a Roma un impianto da 120 chilowatt che era la soluzione più idonea. Abbiamo visto, poi, che hanno realizzato un impianto da un megawatt che è una taglia abbondante che però verrà messa in rete e venduta a un tot di centesimi al chilowattora e questo dà un mercato distorto perché invece di servirsi del giusto si va a realizzare qualcosa di grande che vada a fare speculazione. Questa è un’azione poco sostenibile di green economy, è un greenwashing.
Che cosa bisognerebbe fare in Italia?
Aumentare gli incentivi per l’efficienza energetica.
Qual è la fonte energetica su cui puntare (solare, eolico, ecc…)?
Come discorso generale io sono più per forme di energie alternative micro. Come ad esempio il micro eolico: è molto più interessante che mettere una serie di pale eoliche come in Sardegna o in Puglia, anche perché al di là di tutto deturpano il paesaggio. L’ideale è andare a fornire un tipo di energia sostenibile del “micro”, tanti “micro” fanno un macro. Meglio non fare direttamente un “macro” che è molto più invasivo e speculativo.
Cosa intende, dunque, per “micro”?
Adatte al luogo dove si è. Con forme di energia micro quindi ci si auto-crea l’energia in piccoli centri di produzione, non mega centri che fanno solo speculazione.
Mi pare di capire che si è fatta molta speculazione…
Chi ha beneficiato del fotovoltaico non è tanto il piccolo che ha installato il suo impianto. Per fare le cose fatte bene bastava che ognuno si installasse un impianto adeguato ai suoi bisogni, invece si è andati a dare incentivi a mega impianti che è una speculazione, così questi introiti enormi che paghiamo noi sulla nostra bolletta che sono andati ai grandi fondi internazionali che a loro volta prendono i soldi dallo Stato che si rifà sulle nostre bollette. A rimetterci siamo stati noi.
Cosa si poteva fare?
Bisognava fare una forma di investimento, di incentivi che guardasse più al piccolo, al domestico, all’essenziale, piuttosto che guardare ai grandi fondi cinesi o in generale internazionale, che poi hanno speculato sulla green economy italiana.
Il costo dell’energia in Italia è molto alto rispetto al resto d’Europa. Perché? Come risolvere questo problema che pesa anche sulle imprese e quindi sull’economia?
C’è un’unica via: incentivare tutti i mezzi che ci permettono di fare efficienza, tutto ciò che è una piccola fonte energetica alternativa. Altre soluzioni non ne vedo, non trovo soluzioni nel breve periodo. Ne ho sentite tante, lavoro nel settore da 10 anni. Una soluzione può partire dall’Europa solo quando ci sono delle direttive uniformi altrimenti è molto difficile trovare una linea comune perché ogni Stato è geloso delle proprie materie prime. Non vedo soluzioni per cui l’Europa possa intervenire e decidere se noi possiamo diventare centro di smistamento delle materie prime legandoci ai rigassificatori. Rigassificatori che hanno dei grossi problemi di rifornimento a oggi. Se penso a una soluzione per abbassare la bolletta sarei più attento a una soluzione per bloccare le bollette ai livelli dove stanno adesso, perché se continuiamo così purtroppo cresceranno.
Cosa pensa delle dichiarazioni di Zanonato che oltre agli incentivi ha parlato della creazione di una multiutility?
Sulla creazione di una multiutility che vada a unificare le municipalizzate penso che sia una delle cose più difficili in assoluto, senza fare nomi con il campanilismo che c’è in Italia penso sia un’impresa quasi impossibile.
(Elena Pescucci)