Gestore dei servizi energetici GSE Spa,società interamente posseduta dal Tesoro, ha di recente aggiornato il cosiddetto “contatore delle fonti rinnovabili elettriche” (che ritrovate nelle figure a fondo pagina): al 30 novembre il costo indicativo annuo per il sostegno al fotovoltaico ha superato i 6,7 miliardi di euro, mentre per le altre fonti gli incentivi erogati sono attorno ai 4,5 miliardi. Complessivamente il Paese sta spendendo 11,2 miliardi all’anno per avere energia elettrica prodotta da impianti puliti, a zero emissioni, ma molto molto costosi. Se l’onere è elevato per una famiglia tipo (circa 90-100 euro/anno), per le nostre industrie questo sovraprezzo alla bolletta rischia di minarne non solo la competitività sui mercati esteri, ma anche la mera sopravvivenza.



Nel decreto legge “Destinazione Italia” [] viene offerto ai produttori di energia elettrica da fonte rinnovabile lo “spalma-incentivi”, ovvero la possibilità di optare per una diversa modulazione temporale degli incentivi che verrebbero corrisposti su un arco temporale maggiore così da gravare meno – ma ahimè più a lungo! – sulla bolletta energetica degli italiani. In pratica, è prevista la possibilità di scegliere, in alternativa al mantenimento dei sussidi attuali, una riduzione dell’incentivo insieme a un allungamento del periodo di ritiro dell’energia elettrica da parte del GSE. Nel dettaglio si potrà volontariamente decidere tra:  



A) un allungamento di sette anni del periodo di incentivazione con un importo del sussidio ridotto di una certa percentuale, specifica per ciascuna tipologia di impianto. L’entità della riduzione è rinviata a un successivo decreto e dipenderà da vari fattori, quali il periodo residuo spettante, il tipo di fonte e di incentivo corrisposto, ecc.;

B) il mantenimento del regime attuale (incentivi più alti ma per un periodo più breve), tuttavia con una penale, ovvero non sarà possibile effettuare interventi di qualunque tipo sullo stesso impianto (rifacimenti, ripotenziamenti, ecc.) che diano diritto a ulteriori incentivi a carico delle tariffe dell’energia elettrica.



È evidente che l’obiettivo del Governo è quello di tagliare la spesa annua dei consumatori legata al sostegno delle fonti rinnovabili elettriche, senza però operare tagli retroattivi agli incentivi, come tra l’altro ha recentemente richiesto la Commissione europea nella sua Comunicazione del 5 novembre 2013 “Delivering the internal electricity market. Making the most of public intervention”. In definitiva – si legge nella Relazione Tecnica al DL -, la misura non comporta oneri per lo Stato, ma anzi è suscettibile di generare maggiori entrate in quanto potenzialmente la riduzione degli oneri per le famiglie e per le imprese si dovrebbe tradurre in una maggiore capacità di spesa per consumi e di investimenti (e noi speriamo non anche di tasse).

[1] Decreto legge 23 dicembre 2013, n. 145. Interventi urgenti di avvio del piano “Destinazione Italia”, per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC-auto, per l’internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed Expo 2015 (GU n.300 del 23/12/2013).

Subito si sono levati gli scudi dei produttori da fonti rinnovabili secondo i quali la penalizzazione, in caso di non adesione al meccanismo, è notevole, oltre al fatto che spalmare gli incentivi su un tempo più lungo di sette anni rispetto a quello residuo comporterebbe un aggravio di costi e di oneri per rinegoziare i finanziamenti con le banche. I numeri che stanno girando circa gli impatti in bolletta dello spalma-incentivi vanno da un minimo di 250 milioni a un massimo di 700 milioni di euro all’anno; insomma, non un granché se guardiamo al contatore del GSE.

A fronte di una riduzione marginale immediata, non si farebbe altro che ipotecare le bollette delle generazioni future con un assetto ingessato di sussidi che traghetterebbe il sistema addirittura oltre il 2035 (il conto degli anni è presto fatto se consideriamo che l’incentivo per il fotovoltaico ha durata ventennale e il boom delle installazioni si è avuto nel corso degli ultimi 2-3 anni).

Leggi anche

EOLICO/ Dalla galleria del vento (del Politecnico) alle future turbine offshoreFOTOVOLTAICO/ Per essere un buon pannello solare ci vuole molta concentrazioneENERGIA/ L’uovo di Colombo per sfruttare le onde del Mediterraneo