Ha voluto dare un messaggio di ottimismo su un argomento così critico: quale futuro per l’energia? Invitato la scorsa settimana a tenere la prolusione per l’anno accademico 2013-14 al Politecnico di Milano – che nell’occasione concludeva le celebrazioni per i 150 anni dalla fondazione – il professor Ennio Macchi, del Dipartimento di Energia dello stesso ateneo, ha esordito affermando che «il mondo non ha mai avuto nel passato tante risorse energetiche “provate e recuperabili” quante ne ha oggi». Lo ha fatto riferendosi ai dati resi disponibili dalla World Energy Resources nella Survey 2013. I dati confermano che il mondo richiede sempre più risorse; ma, afferma il professore, «è bene che sia così!»: dal 1993 al 2011 si è passati da un totale di 9.908 Mtoe (miliardi di tonnellate di petrolio equivalente) a 14.092 e per il 2020 la previsione è di 17.208. È altrettanto vero però che ancor più rilevanti sono stati (e continueranno ad esserlo) i progressi della tecnologia: Macchi cita metodi come l’Hydraulic Fracturing o le varie tecniche di Injection (gas, vapore, chemicals, CO2) e altre ancora. «Quanto più ci si muove verso la base del cosiddetto ‘triangolo degli idrocarburi’, tanto più le risorse aumentano! E ciò è vero anche per la risorsa più richiesta e (quasi) insostituibile, cioè il petrolio: Le risorse di petrolio nel mondo sono enormi e non si parla più di “picco del petrolio”». Ci sono poi le fonti di energia rinnovabili, che non sono solo inesauribili ma sono disponibili in quantità illimitata.



Come esempio Macchi mostra una cartina dell’Africa centro-settentrionale e in essa indica un quadratino spiegando, provocatoriamente, che se si dedicasse a impianti solari la sua superficie si produrrebbe tutta l’energia che serve all’umanità. Certo, ci sono due diverse filosofie per lo sfruttamento dell’energia solare: quella basata sulla disseminazione di mini-impianti locali e quella viceversa che privilegia la realizzazione di grandi impianti centralizzati; ma Macchi non ha dubbi: «serviranno entrambe!». E il vento? « Non ci sono praticamente limiti all’energia ricavabile dal vento: i sistemi di schiere di generatori eolici e quelli innovativi che si stanno progettando hanno potenzialità che superano di diverse decine di volte la domanda energetica mondiale.



E poi c’è l’energia geotermica – nella quale l’Italia ha un primato storico – che oggi vede affermarsi i cosiddetti EGS (Enhanced geothermal systems), cioè i Sistemi geotermici migliorati: sono sistemi di terza generazione nei quali il rendimento delle centrali geotermiche nella produzione di energia elettrica viene incrementato grazie al pompaggio di acqua attraverso fenditure e porosità naturali delle rocce. Secondo gli scienziati del MIT di Boston, in Usa le risorse derivanti da EGS sono enormi, fino a 130.000 volte i consumi primari annui di energia degli States.

Non si può parlare del futuro dell’energia senza fare i conti con i temi ambientali. Macchi non si sottrae alla sfida, anzi, rilancia. Quale è la migliore ricetta per arrestare l’impressionante aumento di concentrazione di gas clima-alteranti nell’atmosfera? I quattro ingredienti fondamentali sono ben noti e il professore li elenca in ordine non casuale, con riferimento al ruolo che prevede possano svolgere nei due prossimi decenni: «Anzitutto l’efficienza e il risparmio energetico (in primis, nelle nazioni “ricche”). Poi le fonti rinnovabili (ovunque, soprattutto ove sole e vento sono abbondanti). In una prospettiva a medio/lungo termine sarà fondamentale la tecnica del sequestro e confinamento geologico dell’anidride carbonica. Infine, perché no, le centrali nucleari: personalmente io spero ancora nel “rinascimento nucleare”. Questi ingredienti servono tutti, da subito: il problema dei gas serra è di difficilissima soluzione e non possiamo permetterci di trascurarne alcuno».



 

Allora, quali suggerimenti si possono trarre dai ruoli attuali delle diverse fonti energetiche nel panorama mondiale? «La transizione verso un’economia basata principalmente su fonti rinnovabili e su vettori energetici “puliti” sarà lunga e difficile, ma a mio avviso deve essere perseguita». Se esaminiamo il ruolo delle fonti rinnovabili nella produzione elettrica mondiale, notiamo che (al 2011) la loro penetrazione mostrava numeri deludenti: eolico 2%, solare 0,26%, geotermico 0,31%; sommando idroelettrico e nucleare si arriva al 30,5%; il resto è termoelettrico. «Per poter arrivare a numeri diversi da questi servono grandi miglioramenti tecnologici, in grado di rendere queste fonti economicamente competitive; anche perché non è affatto sicuro che il costo dei combustibili fossili sia destinato a crescere nei prossimi decenni». Dobbiamo imparare – e qui è il tecnico che parla – «a convertirle in forme utili (elettricità, calore, freddo, combustibili…) con tecnologie affidabili ed economiche». Il messaggio conclusivo è conseguente e chiaro: « è fondamentale il ruolo della ricerca».