Rappresentanti ai massimi livelli delle istituzioni europee e nazionali e oltre 650 delegati da tutta Europa sono riuniti da ieri a Roma per la 7a conferenza Strategic Energy Technology Plan (SET- Plan): una ‘due giorni’ sulle strategie tecnologiche in campo energetico che rientra tra le attività del semestre di Presidenza italiana del Consiglio europeo ed è organizzata, su incarico della Commissione europea, dall’ENEA in quanto centro di eccellenza a livello nazionale per la ricerca in questo settore. Istituito nel 2007, il SET- Plan è un pilastro strategico della UE per favorire lo sviluppo di tecnologie innovative nei settori energetici con la costituzione di joint partnership tra la ricerca, l’industria, la Commissione europea e gli Stati membri. L’obiettivo finale è quello di ridurre l’impatto ambientale e le emissioni di CO2 delle tecnologie energetiche, utilizzando le risorse disponibili in modo più efficace. La giornata di ieri è stata prevalentemente dedicata a definire il quadro politico e strategico, mentre oggi si parlerà delle sfide future per il sistema energetico: dalle proposte per migliorare l’efficienza energetica, ai temi riguardanti le forniture energetiche sicure, competitive e non inquinanti, fino alla definizione di un piano d’azione da condividere con i decisori politici, l’industria, il mondo della ricerca e gli investitori privati. Proprio in tema di efficienza energetica, l’Italia è fresca dell’approvazione del Piano di Azione 2014, varato dopo una consultazione pubblica e sulla base di un documento elaborato dall’ENEA che riporta gli obiettivi di efficienza energetica fissati dall’Italia al 2020 e le misure di policy attivate per il loro raggiungimento. Ne parlerà oggi al convegno romano in una tavola rotonda il Responsabile dell’Unità Tecnica per l’Efficienza Energetica (UTEE) dell’ENEA, Pasquale Di Franco, che ha anticipato a ilsussidiario.net le sue considerazioni. 



Di piani per l’energia in Italia ne sono stati predisposti tanti: quest’ultimo Piano d’azione per l’Efficienza Energetica sarà attuabile concretamente?

Il Piano che abbiamo presentato qualche mese fa presenta una serie di proiezioni, sulla scorta di ciò che è successo negli ultimi anni: tali proiezioni fanno presagire che gli obiettivi stabiliti saranno raggiunti entro il 2020. Ovviamente le proiezioni presuppongono che gli strumenti attualmente in atto continuino a funzionare e a produrre i risparmi previsti nei prossimi anni. Poiché nel frattempo è stata recepito la direttiva 2012/27/UE, che prevede la messa in campo di tutta un’ulteriore serie di strumenti adeguati, possiamo essere ancor più fiduciosi nel possibile raggiungimento degli obiettivi. Certo, ciò non si verificherà se accadranno congiunture sfavorevoli e se il Paese non risponderà alle sollecitazioni. Sono state stanziate parecchie somme per l’esecuzione di diagnosi energetiche, come pure per un capillare piano triennale di comunicazione che raggiungerà ogni cittadino; il sistema dei certificati bianchi può e deve essere potenziato; come pure si deve semplificare il sistema del conto termico per consentirne un più facile accesso. Insomma, ci sono ancora alcune cose da limare e aggiustare in corso d’opera; ma mi pare di poter dire che le condizioni per un esito positivo ci siano tutte.



L’efficienza energetica è una reale soluzione al problema energetico?

L’efficienza energetica è una fonte virtuale di energia. Virtuale non significa che sia una fonte immaginaria; anzi, fa leva su risorse reali disponibili, attingibili e competitive. La sua forza sta proprio in questo: nella sua praticabilità su vasta scala, nell’utilizzo di tecnologie disponibili per le quali i tempi di ritorno sono “umani”: come sostituire una caldaia con una ad alto rendimento, installare apparecchi in classe A, comprare motori elettrici ad alto rendimento, acquistare case che siano almeno in classe C, mettere doppi o tripli vetri, e così via. Ci sono degli extra costi, ma sono affrontabili e alla fine i conti tornano e i benefici sono duraturi.



Possiamo aspettarci qualche avanzamento grazie all’innovazione tecnologica?

Dal punto di vista delle tecnologie al momento non possiamo farci troppe illusioni. Non si vedono all’orizzonte grandi rivoluzioni tecnologiche. Negli ultimi decenni ne abbiamo registrate due significative: c’è stato il decennio degli inverter, nel quale si sono messi inverter su qualunque motore, sia in campo industriale che domestico; adesso stimo vivendo l’epoca dei Led, una tecnologia disponibile già 50 anni fa ma industrializzata solo negli ultimi tempi. Particolari novità, che uniscano sia l’efficienza energetica che l’economicità, non se ne intravedono a breve. La ricerca certamente continua, ma al momento si sta lavorando su piccoli raffinamenti, su miglioramenti incrementali, sia per quanto riguarda la produzione di energia sia per gli utilizzi.

Ci sono però delle speranze dalle ricerche sui nuovi materiali ….

Sì. Nell’edilizia, ad esempio, interessanti prospettive vengono dai cosiddetti cool materials, come nuovi tipi di vernici o particolari piastrelle con la quali si possono ricoprire superfici di edifici o di macchinari esposti al Sole: le proprietà di tali materiali sono tali da offrire una speciale risposta allo spettro solare così da riuscire a mantenere una temperatura più bassa dell’oggetto rivestito; col risultato di ridurre il carico termico del condizionamento estivo. Al momento sono ancora prodotti piuttosto costosi ma i ricercatori sono all’opera per trovare le formulazioni migliori per avere un prodotto efficiente ed economico.

 

Un altro ambito critico è quello dei trasporti; qui cosa possimo dire?

C’è tutta una gamma di possibilità: alcune sono di natura tecnologica, altre sono legate ai comportamenti (come del resto in tutti gli ambiti in cui si può parlare di efficienza energetica). C’è attesa perché diventi competitiva la trazione elettrica, sia per le vetture private che per i mezzi pubblici, e ancor più quella ibrida. Come pure si pensa alla diffusione dell’uso di biometano. Ci sono poi soluzioni interessanti, anche se un po’ di nicchia: come il recupero dell’energia dalla frenatura e il suo immagazzinamento, specie sui treni o sulle metropolitane. Anche qui, le ricerche sono molto avanzate: si tratta solo di trovare la concreta giustificazione economica perché possano diventare di massa.

 

Mentre sul piano dei comportamenti?

Qui sono molto interessanti le iniziative di car pooling che si stanno diffondendo a macchia d’olio anche in Italia; e in genere tutti i sistemi nei quali ci si organizza per ridurre il congestionamento del traffico specia nelle grandi città, come gli incentivi aziendali al car sharing. Poi ci sono i tentativi, ormai da diversi anni, per mettere sul mercato biciclette a pedalata assistita a prezzi sostenibili.

 

In questi giorni a Roma state discutendo della strategia europea per l’efficienza energetica: l’Italia come si posiziona?

Posso dire che abbiamo una situazione peculiare: non possedendo ingenti riserve energetiche endogene, siamo da sempre abituati a pensare in termini di risparmio e ci siamo sempre ingegnati per contenere i consumi (spesso usando la leva degli alti prezzi dell’energia). L’italiano medio storicamente risparmia energia e cerca di utilizzare al massimo le risorse disponibili. È anche vero che in molte nostre regioni i costi del riscaldamento sono ridotti, per ragioni climatiche, rispetto ai paesi del nord Europa. Quindi l’Italia, vuoi per cause storiche vuoi per motivi ambientali, quanto a intensità energetica (cioè l’energia necessaria per produrre un’unità di Pil) sta meglio degli altri Paesi europei; fatta eccezione per il Regno Unito, che ultimamente ha avviato un intenso programma di dematerializzazione dell’economia che ha drasticamente ridotto il fabbisogno energetico. E poi abbiamo un invidiabile primato tecnologico.

 

Quale?

Per molte tecnologie siamo importatori ma nel campo delle apparecchiature e sistemi ad alta efficienza energetica siamo esportatori; siamo molto forti, ad esempio nella produzione di caldaie, di serramenti ad alte prestazioni, di motori elettrici, di pompe di calore: nel triangolo veneto si producono all’incirca un terzo delle pompe di calore vendute in Europa. E, naturalmente, sono pompe di calore ad alta efficienza.