«La causa principale dei rincari in bolletta è l’aumento del prezzo del petrolio. Il mix tra fonti rinnovabili come il fotovoltaico e quelle tradizionali sta funzionando bene, ma non è sufficiente a compensare le impennate del costo del greggio». È l’analisi del professor Carlo Andrea Bollino, presidente dell’Aiee, l’Associazione Italiana Economisti dell’Energia. Dal 1999 a oggi il costo medio in bolletta per ogni megawatt/ora è cresciuto da 101,2 a 191,8 euro. Tenendo conto dell’inflazione, l’aumento è stato pari al 42%. Nello stesso periodo, il prezzo di un barile di greggio è passato da 17 a 93 dollari.
Professor Bollino, quanto ha inciso l’aumento delle materie prime sui rincari in bolletta?
Dal 1999 a oggi il prezzo del petrolio, del gas e delle altre fonti energetiche è aumentato più dell’inflazione. Tutte le componenti regolate e tariffate dall’Autorità per l’Energia e il Gas, come il distanziamento e la distribuzione, hanno avuto una riduzione di costi, un aumento di efficienza, un miglioramento della qualità del servizio perché le microinterruzioni si sono ridotte. Il costo della materia prima, soprattutto negli ultimi dieci anni, ha rappresentato quindi la parte sicuramente preponderante di questo aumento della bolletta. La stessa benzina, che oggi costa 1,80 euro al litro, dieci anni fa costava molto meno.
Grazie all’utilizzo delle fonti rinnovabili dovremmo dipendere molto meno dal prezzo delle materie prime. Perché ciò non si è tradotto in un risparmio in bolletta?
Per calcolare i possibili risparmi in modo esatto occorrerebbe una simulazione alternativa, ipotizzando quale sarebbe oggi il prezzo dell’energia elettrica senza le fonti rinnovabili. Non bastano i dati statistici pubblicati, ma occorrerebbero delle informazioni aggiuntive, verificando quale sarebbe oggi il costo della bolletta elettrica se non ci fossero le fonti rinnovabili e noi comprassimo molto più petrolio e carbone. È quindi una domanda alla quale non si può dare una risposta immediata.
Tra le cause dei rincari della bolletta ci sono anche gli incentivi per le fonti rinnovabili?
Gli incentivi alle rinnovabili che pesano in bolletta comprano due cose: energia elettrica e aria pulita. L’aria pulita è un bene pubblico, e in quanto tale non ha un prezzo di mercato, perché non si scambia sulle bancarelle come il pane e la pasta. All’ambiente è attribuito piuttosto un valore implicito dato dalla valutazione dei desideri della collettività. Se l’Italia ha aderito alle politiche ambientali Ue, dovevamo aspettarci che avesse ha un costo. Per fare un esempio analogo, aumentano le tasse perché i cittadini pagano di più per la polizia. Con le tasse pago la sicurezza della mia strada sotto forma di un servizio pubblico, proprio come avviene nei confronti di altri servizi pubblici come la giustizia e la politica ambientale.
Sappiamo che il fotovoltaico può essere utilizzato solo dall’alba al tramonto e dopo devono subentrare le centrali elettriche. Il mix di fonti rinnovabili e tradizionali sta funzionando bene?
Tutto è migliorabile, ma dal momento che di giorno le attività economiche e sociali richiedono più energia, le fonti rinnovabili che funzionano solo di giorno come il fotovoltaico aiutano a superare il picco della domanda giornaliera. Le condizioni meteo possono rendere la produzione superiore o inferiore a seconda dei giorni, ma in generale i picchi di produzione si realizzano verso mezzogiorno, quando cioè la domanda è più intensa.
(Pietro Vernizzi)