La formula magica è NZEB; ma è magica solo alla prima impressione. Si tratta di un acronimo che significa Nearly Zero Energy Building, cioè “edifici a energia quasi zero”, e se ne parla da un po’, soprattutto in ambito europeo ora che si avvicina il traguardo della cosiddetta strategia UE 2020 (20% del taglio delle emissioni di gas a effetto serra, miglioramento del 20% dell’efficienza energetica e del 20% di energie rinnovabili nel consumo energetico dell’Unione). Se si vorrà raggiungere il triplice obiettivo, si dovranno attivare tutti i possibili metodi per risparmiare e recuperare energia; e il riscaldamento (e il raffrescamento) delle abitazioni è certamente uno dei capitoli chiave di una nuova strategia energetica: si parla spesso ormai di “case passive”, Passivhaus, intendendo quegli edifici progettati in modo da abbinare alti livelli di comfort a bassissimi consumi di energia.



Del resto c’è anche una direttiva europea (la 2010/31/CE), recepita dal Governo Italiano nel maggio dello scorso anno, che indica le prestazioni energetiche ottimali per gli edifici costruiti nei prossimi anni, proponendo anche l’adozione di una comune metodologia di calcolo della prestazione energetica stessa. Gli Stati membri devono quindi provvedere affinché entro il 31 dicembre 2020 tutti gli edifici di nuova costruzione siano a energia quasi zero; inoltre, a partire dal 31 dicembre 2018 gli edifici di nuova costruzione di proprietà e/o occupati da enti pubblici dovranno essere NZEB; infine, si dovranno elaborare piani nazionali destinati ad aumentare il numero di edifici a energia quasi zero e definire politiche e obiettivi per incentivare la trasformazione degli edifici ristrutturati in edifici NZEB.



Sarà una piccola rivoluzione nella progettazione edilizia che comporterà un profondo ripensamento dei modelli costruttivi finora adottati. Per rendersene conto basta esaminare alcuni dei principi base di questo nuovo modo di costruire. Si dovrà, ad esempio, garantire la stabilità dimensionale ai fini di una perfetta tenuta all’aria, certificata e garantita con accurato test “blower door” (test di tenuta all’aria dell’involucro) e termografie di verifica obbligatorie. Si dovranno utilizzare materiali sicuri e certificati con consegna finale del “libretto dei materiali” contenente le schede tecniche di ogni singolo materiale usato per la costruzione dell’edificio. Ci sarà un impianto di ventilazione meccanica controllata (VMC) con recupero del calore e correzione termica (riscaldamento e raffrescamento): un efficiente sistema di ventilazione elettronica con ricambio 24/24h e filtrazione elettrostatica dell’aria. L’impianto elettrico domotico in standard KNX (Konnex), approvato come standard europeo (EN50090 – EN 13321-1) e mondiale (ISO 14543), permetterà il controllo della propria casa, anche in remoto, con dispositivi mobile.



Sarà garantita la sicurezza totale per gli abitanti grazie all’assenza di impianti a gas o altri combustibili esplosivi o velenosi: le case passive sono a totale funzionamento elettrico da fonti rinnovabili; anche dal punto di vista antisismiche si dovranno assicurare caratteristiche di livello elevato e facilmente adattabili ad ogni situazione ambientale. Peraltro, dicono gli architetti, ogni innovazione tecnologica dovrà portare alla realizzazione del massimo comfort abitativo.

Dal punto di vista quantitativo, l’espressione “quasi zero” si traduce nella riduzione drastica dei consumi energetici grazie all’eliminazione totale di dispersioni e ponti termici: in numeri, ciò significa un il fabbisogno energetico della casa molto basso, inferiore a 15 kWh al m² /anno. Quanto ai costi, bisognerà che un edificio NZEB abbia un prezzo paragonabile con quello di un edificio tradizionale rispettante i limiti di legge.

Ora, per facilitare il decollo di questa nuova edilizia, la Commissione europea ha inserito una serie di progetti all’interno di un più generale programma denominato “Intelligent Energy Europe” (IEE), pensato per supportare gli stati membri nel raggiungimento della piena sostenibilità energetica. Nell’ambito di IEE 2013 spicca il progetto CERtuS – Cost Efficient Options and Financing Mechanisms for nearly Zero Energy Renovation of existing Buildings Stock, che ha preso avvio in questi giorni nel corso di un meeting internazionale organizzato presso l’ENEA che è il promotore e coordinatore del progetto. Obiettivo di CERtuS è la messa a punto di metodi innovativi di finanziamento per interventi di recupero edilizio, con l’obiettivo di ridurre il fabbisogno energetico degli edifici a livelli “quasi zero”, in linea con le indicazioni comunitarie.

In particolare il progetto CERtuS intende sviluppare, attraverso il supporto tecnico e finanziario alle amministrazioni locali, un piano di recupero del patrimonio edilizio e architettonico di edifici pubblici comunali. CERtuS è indirizzato ai paesi dell’Europa meridionale, che a causa della crisi finanziaria in corso, affrontano maggiori difficoltà nell’investire in operazioni di risparmio energetico su larga scala che richiedono elevati capitali. Sono stati selezionati quattro Comuni – pilota: Messina, Alimos (Grecia), Coimbra (Portogallo) ed Errenteria (Spagna), considerati come rappresentativi per dimensione, popolazione e patrimonio edilizio dell’area mediterranea. Questi Comuni sperimenteranno, grazie alla collaborazione di personale tecnico-scientifico e di operatori economici, l’applicazione di nuove modalità di finanziamento per raggiungere livelli di consumo energetico quasi zero negli edifici, una volta riqualificati, migliorando nello stesso tempo il livello di comfort di chi ci abita.

CERtuS prende in considerazione anche gli edifici pubblici che hanno un valore storico, anche se non sempre monumentale, che costituiscono una tipologia molto diffusa nell’area del Mediterraneo. Questa tipologia di edifici è ancora sottovalutata anche dalla legislazione europea, che si occupa soprattutto delle nuove costruzioni, settore non sufficiente per raggiungere gli obiettivi 20-20-20.

I consumi energetici totali degli edifici in Europa incidono per il 40% e intervenire per il recupero e il restauro degli edifici storici può dare un contributo decisivo per ridurne il fabbisogno energetico.

Ognuna delle quattro città partecipa con tre edifici rappresentativi che fungeranno da casi modello. Si prevede che le profonde ristrutturazioni produrranno fino al 75 – 80% di miglioramento del rendimento energetico. Sarà ovviamente massimizzato l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.

Inoltre, il progetto CERtuS si occuperà non solo di aspetti tecnici e finanziari, ma esaminerà le barriere non tecnologiche come quelle legate, ad esempio, all’accettazione sociale, che ostacolano l’attuazione di meccanismi innovativi di finanziamento ed elaborerà raccomandazioni per la loro soluzione, rivolte agli organi competenti, sia a livello nazionale che europeo.