La crisi ucraina aumenta i rischi per i rifornimenti italiani di gas. Il paese dell’Est Europa coinvolto dalla rivoluzione che ha abbattuto l’ex presidente Viktor Yanukovich è attraversato dai gasdotti provenienti dalla Russia che sono vitali per l’energia italiana. Nel 2013 l’Italia ha acquistato 16,9 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia, contro i 20 miliardi dall’Algeria e i 5,7 dalla Libia. Le esportazioni di gas russo in Italia sono però progressivamente diminuite nel tempo. Negli anni pre-crisi, tra il 2005-2006, erano pari a 23,3 e 22,5 miliardi. Nel 2009 erano scese a 20 miliardi e nel 2012 a 17,8. A determinare il calo è stata innanzitutto la riduzione dei consumi di gas da parte dell’Italia, che nel 2005 erano pari a 85,6 miliardi di metri cubi l’anno, e che l’anno successivo hanno raggiunto il massimo con 88,4 miliardi. Quindi il declino con 88,4 miliardi nel 2006, 83,7 nel 2007, 86,2 nel 2008, 77,3 nel 2009, 83,8 nel 2010, 78,8 nel 2011, 76,3 nel 2012 e 69,9 nel 2013. Per Marcello Colitti, economista ed ex manager Eni fin dai tempi di Mattei, «forme di ritorsione che prevedessero di sospendere le esportazioni di gas danneggerebbero innanzitutto la Russia. L’idea che un Paese che vende gas rinunci a continuare a farlo sarebbe un profondo controsenso».



Ritiene che esista il rischio di un blocco delle esportazioni di gas russo attraverso l’Ucraina?

Non mi sembra che si tratti di un pericolo reale. Non soltanto perché la domanda di energia è in calo, ma soprattutto in quanto solo una mente folle potrebbe pensare di danneggiare i gasdotti. I primi a trarre beneficio dal flusso di gas verso l’Europa sono proprio Russia e Ucraina. Finché però la domanda di gas in Italia non aumenta, non credo che anche nell’eventualità di difficoltà sul fronte ucraino non sarebbe così difficile trovare delle alternative.



La mancanza di certezze per quanto riguarda i rifornimenti di gas potrebbe bloccare la ripresa?

La ripresa per il momento non si vede proprio. Ci sono inoltre altri modi per fare arrivare i rifornimenti di gas in Europa. Ritengo che i rischi di un blocco dall’Ucraina siano poco credibili e poco probabili, ma i modi per ovviare al problema comunque ci sarebbero.

Davvero ritiene improbabili delle forme di ritorsione contro l’Europa da parte della Russia?

Forme di ritorsione che prevedessero di sospendere le esportazioni di gas danneggerebbero innanzitutto la Russia. L’idea che un Paese che vende gas rinunci a continuare a farlo sarebbe un profondo controsenso privo di alcuna logica. Non è innanzitutto nelle intenzioni della Russia il fatto di presentarsi come un partner commerciale così poco attendibile.



Lei prima diceva che ci sono altri modi per fare arrivare il gas russo in Italia. Quali?

Per esempio, attraverso i gasdotti russi che arrivano fino al Regno Unito. Questi ultimi sono collegati alla rete europea, e quindi nel peggiore dei casi si potrebbe utilizzare anche questo sistema. I tubi sotto il Mare del Nord non passano infatti dall’Ucraina, ma possono raggiungere l’Italia.

 

Fino a che punto l’Italia dipende dalla Russia per quanto riguarda il gas?

Si tratta di una quota molto rilevante, che però nel tempo si è ridotta per la concorrenza di altre forme di rifornimento e in particolare le navi. Una parte consistente di gas proviene per esempio dall’Algeria e dalla Libia. Si può inoltre ricorrere alla capacità di rigassificare attraverso le navi metaniere, e basterebbe quindi aumentarne il numero. Non prevedo però che si arriverà a tanto, proprio perché la Russia non ha nessun interesse ad attuare forme di ritorsione nei confronti dell’Europa, che si trasformerebbero innanzitutto in un dispetto nei confronti della stessa Mosca.

 

(Pietro Vernizzi)

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